Caro bollette, arriva la stangata per le imprese

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Seicento milioni in più rispetto allo scorso anno. L’impennata dei costi energetici rischia di arrecare un danno economico all’intero sistema imprenditoriale pugliese.

Gli aumenti in Puglia

Secondo una stima della Cgia (frutto di una elaborazione su dati Terna, Arera, Eurostat e Gme) le imprese pugliesi subiranno un incremento dei costi delle bollette (energia elettrica e gas) pari al 18,4% rispetto al 2024.

«Se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al MWh, stimiamo un aggravio rispetto l’anno scorso di 14 miliardi di euro – spiegano dall’Ufficio Studi Cgia – Inoltre, è importante considerare che il combinato disposto di queste due problematiche potrebbe addirittura condurre l’economia italiana verso una fase di stagflazione. Qualora tale scenario dovesse materializzarsi, ci troveremmo di fronte a una situazione particolarmente critica».

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Verso la stangata sulle bollette. La situazione in Italia

Per l’anno in corso si stima che il costo complessivo delle bollette possa gravare sul sistema imprenditoriale italiano per ulteriori 13,7 miliardi di euro rispetto al 2024, corrispondente a un incremento del 19,2%. La spesa totale prevista raggiungerebbe quindi gli 85,2 miliardi: di questi 65,3 miliardi per l’energia elettrica e 19,9 miliardi per il gas. Tali stime, come detto, provengono dall’Ufficio studi della Cgia e si basano sull’ipotesi di «un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così un rapporto di tre a uno tra le due tariffe come osservato nei bienni precedenti. Per quanto concerne i consumi energetici si fa riferimento ai dati del 2023 con l’assunzione che essi rimangano costanti nei successivi due anni . Analizzando questo ulteriore onere stimato in 13,7 miliardi di euro per quest’anno risulta evidente che quasi 9,8 miliardi (+17,6% rispetto al 2024) riguarderebbero l’energia elettrica mentre i restanti 3,9 miliardi (+24,7%) il gas».

I rischi per famiglie e imprese

Le conseguenze dell’aumento delle bollette potrebbero gravare pesantemente sui bilanci sia delle imprese sia delle famiglie. «Tuttavia esiste un ulteriore aspetto negativo da considerare: similmente ai primi anni post-Covid potremmo assistere a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia capace di generare spirali inflazionistiche molto pericolose, facendo crollare i consumi interni che sono il pilastro portante su cui si basa la nostra economia. È fondamentale ricordare che durante il biennio 2022-2023 la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, determinando una sostanziale erosione del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del Pil. Pertanto, l’effetto combinato della possibile recrudescenza della crisi economica che sta interessando molti paesi europei, unitamente all’introduzione dei dazi e a una possibile nuova fiammata inflazionistica scatenata dal caro energia, potrebbe condurre il Paese verso condizioni di stagflazione caratterizzate da una crescita del Pil attorno allo zero, accompagnato da livelli elevati d’inflazione».

Le regioni che subiranno i maggiori rincari: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto

A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali si trovano al Nord, «i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che, ricordiamo, a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (pari al 64% del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali».

Più cara l’energia elettrica del gas

«La variazione di spesa rispetto l’anno scorso interesserà maggiormente l’energia elettrica del gas. Gli imprenditori – evidenziano dall’Ufficio Studi Cgia – pagheranno le bollette elettriche 9,8 miliardi in più e del gas solo, si fa per dire, 3,9 miliardi. Per l’elettricità gli incrementi più significativi riguarderanno sempre il Nord, in particolare la Lombardia con 2,3 miliardi aggiuntivi, il Veneto con +1 miliardo e l’Emilia Romagna con +986 milioni. Il settentrione dovrebbe farsi carico di oltre il 61 per cento dell’incremento di costo. Per quanto concerne il gas, invece, i costi aggiuntivi interesseranno soprattutto la Lombardia con +887 milioni, l’Emilia Romagna con +660 milioni e il Veneto con +480 milioni. Dei 3,9 miliardi di rincari relativi alle bollette del gas, 2,8 miliardi (pari al 70,8% del totale) dovrebbero gravare sulle imprese del Nord».

L’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Confartigianato di Taranto

«In queste condizioni, non è prospettabile crescita e stabilità delle nostre imprese. La ripresa è fissata a data da destinarsi se non vengono individuate delle soluzioni immediate».

è l’allarme lanciato dal segretario generale di Confartigianato Taranto, Fabio Paolillo, in riferimento all’annunciato aumento dei costi dell’energia nelle prossime bollette.

«Nei mesi a venire ci apprestiamo a dover pagare l’energia molto di più rispetto ad oggi, aumento che si è già progressivamente verificato da diverso tempo, e questo potrebbe essere drammatico per l’intero sistema produttivo locale».

I settori più colpiti nella provincia jonica

«I comparti più colpiti saranno l’artigianato, il commercio, le strutture ricettive, la ristorazione, tutti i settori della produzione di beni, compreso i prodotti alimentari, e i servizi benessere. Sono molte le cause degli aumenti e quello che noi chiediamo è un intervento immediato da parte del governo e di chi ne ha competenza – osserva Paolillo – per mettere un freno immediato a quello che potrebbe essere un vero e proprio colpo per le nostre imprese, che si somma al cronico squilibrio nella distribuzione del carico fiscale e parafiscale sull’elettricità che sta penalizzando proprio le piccole realtà».

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«Infatti, nelle bollette delle piccole imprese, il peso degli oneri generali di sistema è 15,8 volte superiore a quello delle grandi aziende, cosa già ampiamente appurata. Una incomprensibile e ingiustificata disparità di trattamento nel prelievo in bolletta – affermano da Confartigianato – che finisce per compromettere la competitività delle piccole e medie imprese che, peraltro, dalle nostre parti garantiscono un elevato numero di occupati nel settore manifatturiero».

Uno Sportello per effettuare il check up energetico delle imprese

«Il nostro è un territorio in cui le aziende artigiane si stanno innovando e così facendo hanno sempre maggiore bisogno di energia. Per questo, aumenti non programmati potrebbero fare perdere da una parte competitività, dall’altra stabilità finanziaria, visti i numerosi investimenti che sono stati fatti negli ultimi anni per adeguarsi al ritmo veloce del progresso tecnologico – sottolinea il segretario generale di Confartigianato – Oggi il nostro impegno è più che mai orientato ad affrontare frontalmente questa problematica, implementando un innovativo efficace Sportello Energia, impegnato in prima linea nell’elaborazione gratuita del check up energetico dell’impresa, con indicazione delle possibili azioni d’intervento migliorative e della quantificazione dei relativi risparmi energetici consentendo di ottenere le migliori tariffe possibili per le aziende ed anche per i cittadini».

Confesercenti: Lo spettro del caro-bollette preoccupa le imprese del terziario

«Le tensioni al rialzo dei prezzi degli energetici rischiano di tramutarsi in una stangata per le piccole e medie attività di commercio, turismo e servizi. Che, se non ci sarà un’inversione di tendenza, pagheranno quest’anno per l’energia 2,6 miliardi in più rispetto al 2024: tra le bollette più alte d’Europa». A stimarlo è l’Ufficio economico Confesercenti.

L’aumento dei costi

«Il 2025 si è aperto all’insegna delle tensioni sui mercati energetici. Ad oggi (nota: quotazioni medie del 22 gennaio) il prezzo dell’energia segna in Italia un aumento del 32% sul prezzo medio del 2024 e del 50,2% sul gennaio 2024. Un incremento che si innesta in un quadro già caratterizzato da costi molto elevati: l’Italia continua a caratterizzarsi per prezzi già molto superiori a quelli di altri paesi europei, del 20% rispetto alla Germania e del 25% nei confronti della Francia».

La bolletta delle imprese

«Per le piccole imprese di commercio, turismo e servizi gli aumenti si tramuteranno in un aggravio di circa 1.300 euro all’anno, portando il totale della bolletta energetica – in alcune attività a maggiore consumo, come i pubblici esercizi – a pesare fino all’8-10% del fatturato complessivo. A sostenere il peso della stangata saranno soprattutto le imprese del commercio, per le quali si stima un aumento di circa 800 milioni di euro rispetto allo scorso anno; rilevante l’impatto anche per alberghi (250milioni) e pubblici esercizi (450 milioni), con la restante quota di 1,1 miliardi di aggravi da distribuire tra logistica, servizi alle imprese ad altri comparti del terziario privato, dal benessere all’artigianato».

L’impatto sui consumi

«Oltre ai costi diretti, le Pmi che fanno riferimento al mercato interno temono di scontare anche l’impatto sui consumi degli aumenti energetici. Secondo le nostre stime – osservano da Confesercenti – le tensioni sui prezzi dell’energia, se non contrastate, riporteranno il tasso di inflazione al di sopra del 2% e condizioneranno 9,6 miliardi di spesa delle famiglie: 7,5 miliardi nella forma di aggravio diretto per i costi energetici, oltre a 2,1 miliardi di minori consumi in altri beni».

«Non siamo come nel biennio 2021-2022, quando abbiamo affrontato un vero tsunami di aumenti energetici. Rimane però una situazione da monitorare. Le piccole e medie imprese del terziario sono già oggi assediate dall’aumento dei costi, a partire dalle materie prime, dalle farine al caffè. Inoltre, questi andamenti sono tali da alterare il quadro di crescita assunto del governo nei suoi documenti programmatici. Pertanto, è necessario a nostro avviso mettere in campo interventi correttivi, a partire dalla riduzione della componente fiscale del prezzo, come avvenuto nel recente passato. Senza un intervento, rischiamo che il caro-energia, attraverso gli effetti appena descritti, pesi anche sulla crescita, causando una riduzione di 3,2 miliardi di euro del Pil».

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