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Viaggio a Craco, il paese fantasma con 21mila turisti l’anno

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Il borgo fantasma di Craco, in provincia di Matera, disabitato dopo la frana del 1963, si conferma un’importante meta turistica e set cinematografico a cielo aperto. Oltre 21mila le presenze registrate nel 2024. Il dato è riferito da Oltre l’Arte, cooperativa che gestisce le visite guidate nel Parco museale scenografico nel centro storico inaugurato due anni fa.

I visitatori

Tra i visitatori anche il regista Mel Gibson. «Un successo a metà, in assenza di collegamenti e strutture ricettive», evidenzia, tuttavia, la Fiavet Basilicata-Campania. Il Comune si sta attivando per recuperare e rendere più fruibile il sito, che da poco è un hub di riferimento per lo studio del fenomeno dell’abbandono. Per il sindaco Vincenzo Lacopeta «andrebbe anche sciolto il nodo della proprietà privata ancora in mano ai crachesi», trasferitisi a Craco Peschiera. Per la comunità locale la frana è una ferita aperta.

Da lontano sembra una cartolina sbiadita. All’ingresso del borgo si apre uno scenario spettrale e affascinante nello stesso tempo. Tra arbusti che cercano di farsi spazio tra le macerie si possono scorgere i segni di una comunità fiorente. Ci sono un frantoio e un mulino, i forni, le botteghe artigiane, il cinema e le piazze. Salendo su nel centro storico, attraverso un intrico di edifici transennati si arriva a Palazzo Grossi. Le finestre spalancate mostrano il soffitto rifinito, mentre sulla facciata c’è scritto in grande “pane e lavoro”. Risale al 1947 e testimonia le manifestazioni popolari e le lotte contadine per la terra. Vicino c’è la chiesa di San Nicola, trafugata e saccheggiata. Il tetto è sprofondato nel 2010. Gli edifici hanno iniziato a cedere con la frana del 1963 e le opere di contenimento in cemento armato non sono bastate ad arginare il fenomeno. Il colpo finale è arrivato con il terremoto del 1980. Vincenzo Vignola, geometra dipendente Eni in pensione racconta: «dopo giorni di pioggia intensa notammo delle lesioni sui muri. Stavamo per compare casa e, invece, iniziammo a traslocare da amici e parenti. Mio padre era un vigile urbano, una sera tornò a casa piangendo e rivolgendosi a mia madre disse: “ho consegnato dieci sgomberi”. Così, arrivarono le baracche di legno dove siamo stati per anni prima di avere una casa popolare». Vi fu anche una diatriba a livello comunale su dove dovesse sorgere il nuovo paese: «da una parte – raccontano i crachesi – c’era chi voleva restare a Craco sperando nella ricostruzione, dall’altra chi preferiva ricominciare a Craco Peschiera, inseguendo il miraggio industriale in Val Basento».

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Il nuovo centro, costruito a 7 km da Craco vecchia, era meglio collegato con l’ex stabilimento Anic-Eni di Pisticci. Quasi tutta la popolazione (2000 abitanti) si trasferì a Craco Peschiera, oggi tra i comuni lucani a rischio spopolamento (meno di 600 abitanti). Solo una decina di persone è rimasta a Borgo Sant’Angelo, primo nucleo abitativo per gli sfollati ai piedi del centro storico. Dall’abbandono al grande schermo. Il borgo fantasma ha affascinato registi e produttori cinematografici. L’ultimo film girato a Craco è Basilicata Coast to Coast (2006) di Rocco Papaleo. Il primo, antecedente la frana, è La Lupa (1993) di Alberto Lattuada. Nel mezzo, per citarne alcuni, ci sono Cristo si è fermato a Eboli (1978) di Francesco Rosi, Il Sole anche di notte (1990) dei Fratelli Taviani e Ninfa Plebea (1996) di Lina Werthmuller. Nota è la scena dell’impiccagione di Giuda, girata da Mel Gibson nel suo film The passion of the Christ (2004). In cantiere ci sarebbe il sequel e il regista holliwoodiano l’estate scorsa è tornato nel borgo per un sopralluogo. Non solo il cinema. Oltre l’Arte rileva che «da gennaio a ottobre 2024 le presenze turistiche sono state 21.776, mentre nel 2023 si sono attestate a 23.675». Per Michele Martulli, vice presidente Fiavet Basilicata-Campania «il numero dei turisti potrebbe raddoppiare se ci fossero in zona strutture ricettive e collegamenti». «Non c’è – spiega – un aeroporto vicino e neanche un autobus diretto per Craco, come lamentano i turisti. I visitatori sono soprattutto stranieri perché abituati a viaggiare con Ncc».

Quale futuro? «Craco non va abbandonata, anzi deve essere un esempio di rinascita dalle macerie», dice il sindaco. «Al parco – spiega – lavorano già 13 ragazzi, non pochi per la nostra realtà. I percorsi visitabili sono stati messi in sicurezza da chi mi ha preceduto. Con le risorse della Snai e del Fondo rotativo per la progettazione miriamo a rendere il sito più fruibile». Inoltre, aggiunge: «in tempi rapidi andrebbe acquisita la proprietà privata dell’intero borgo perché la legge non consente di intervenire con i fondi pubblici». Già tra i siti da salvare del “World Monuments Watch”, Craco è anche un Centro di documentazione, informazione e interpretazione per lo studio delle ghost town in Italia e nel mediterraneo. L’iniziativa, inaugurata a dicembre scorso e finanziata dal Por-Fesr 2014-20, è nata nell’ambito del progetto Begin e ha come capofila l’Ateneo Lucano.



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