Zone rosse estese fino a Marghera per Carnevale. Il prefetto di Venezia, Darco Pellos ne ha parlato venerdì al decimo congresso del sindacato Sap di polizia sulla sicurezza, che si è svolto nella sede della Città metropolitana, dove il segretario provinciale, Giorgio Pavan, è stato riconfermato nel suo ruolo. «Il giubileo a Roma, occasione per più di qualcuno di chiedere il trasferimento, si è fatto sentire anche da noi – ha detto il sindacalista – ma per raggiungere l’obiettivo di una maggiore sicurezza, si ha bisogno di risorse umane e non decisioni calate dall’alto».
All’intervento del prefetto è seguito quello del questore, Gaetano Bonaccorso e il governatore Luca Zaia ha fatto pervenire una lettera di vicinanza alle forze dell’ordine e riconoscenza e apprezzamento per il lavoro svolto. Durante il dialogo hanno discusso il sindaco Luigi Brugnaro, l’onorevole Nicola Molteni sottosegretario all’Interno, il senatore Raffaele Speranzon e il consigliere comunale Gianfranco Bettin. In platea il vicesindaco Andrea Tomaello, e l’assessore alla Sicurezza, Elisabetta Pesce, il consigliere comunale Enrico Gavagnin e vari membri delle associazioni e comitati interessati al tema della sicurezza. Presenti il consigliere regionale Jonatan Montanariello e la consigliera Barbara Penzo, mentre le conclusioni le ha fatte Stefano Paoloni, segretario generale nazionale del Sap.
A Venezia le zone rosse, istituite dal ministero dell’Interno, ricalcano quelle delle norme del regolamento di polizia e sicurezza urbana. Da tempo l’allontanamento è previsto nel perimetro dell’area Unesco, oltre alle stazioni, alle scuole, alle chiese e alle piazze della terraferma per chi turba la quiete pubblica. Ora con il Carnevale, dal 13 febbraio al 4 marzo, si vogliono evitare anche molestie, specie nei confronti delle donne e delle persone più fragili, ha spiegato Pellos. Zona rossa in area marciana, in quella centrale di Venezia dove si svolge il Carnevale, intorno alla stazione di Marghera – che è la novità – e a Mestre in via Piave, via Cappuccina, Stazione, Corso del Popolo, cioè dove già si fanno le operazioni di polizia ad alto impatto. Venezia è protagonista di eventi, perciò se in questa fase sperimentale funziona, la zona rossa si esporterà all’apertura della Biennale d’architettura, alla conferenza delle regioni, alla visita del capo dello Stato e così via, spiega il prefetto, fino alle zone balneari a Jesolo, Bibione, Caorle, Cavallino e Chioggia. «L’importante è la sicurezza percepita, quella che la gente sente sulla pelle e pretende dallo Stato – afferma il prefetto – C’è un’unità di intenti fra tutti i sistemi che si occupano di sicurezza in città». Pellos si riferisce alle forze di polizia, alle amministrazioni locali e ai cittadini.
«Per chi si occupa di sicurezza, che sia reale o percepita, poco rileva perché bisogna occuparsene – esordisce il questore di Venezia, Gaetano Bonaccorso -. In certe aree di Venezia e Mestre i fenomeni criminali sono ricorrenti, complessi e vanno affrontati con metodo. Dai piccoli ai grandi crimini, anche i minori affliggono: sono quelli percepiti direttamente e sono individuali, quantitativi e mobili». Nell’esempio del cittadino tunisino che dal 2019 non è stato espulso per incompatibilità con la permanenza in un cpr, il questore ha studiato il caso e adottato lo strumento giuridico adatto. «Così si allontanano i profili di pericolosità sociale», nell’obbiettivo generale che resta quello di rendere ostile il territorio alla criminalità. «A Venezia il punto forte è la condivisione delle forze buone», ribadisce Bonaccorso, anche per prevenire i reati. «L’investimento del Comune è passato da 40 a 60 milioni sui servizi sociali – argomenta il sindaco Brugnaro. Continuamente sono stato accusato di aver armato la polizia locale. Ho investito su questo e adesso, voi li vedete, i vigili vi danno una grande mano». Serve estendere, ha detto Brugnaro, le leggi che tutelano le forze dell’ordine alla polizia locale nello svolgimento del lavoro.
«Non possono rischiare e provvedere anche a difendersi, perché finisce che se ci devono rimettere, ognuno si volta dall’altra parte. Quando c’è una divisa, c’è rispetto», dice il sindaco. «Aggiungerei anche quando c’è il camice di un operatore sanitario – asserisce il consigliere Bettin – Il lavoro di controllo e prevenzione è assicurato meglio se c’è integrazione anziché contrapposizione, per questo servono più risorse in materia di educazione e nei servizi sociali». «Ubriachezza e schiamazzi non li risolvi con il buonismo – sostiene il sindaco – ho riempito di telecamere la città. Nell’accoltellamento al mercato, mercoledì, il responsabile è stato identificato con le immagini». Anche il senatore Speranzon ha parlato di aggressioni. «Agli insegnanti, ai controllori, agli autisti. E molte volte restano impunite e questo genera disagio e frustrazione nei confronti delle istituzioni. Interverremo su questi aspetti nel decreto sicurezza, affinché le leggi vengano fatte rispettare». Nicola Molteni, sottosegretario al ministero dell’Interno, ha promesso attenzione nell’approvazione della riforma della polizia locale che il parlamento dovrebbe approvare a breve.
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