Sanità. Tiziano Carradori (DG Ausl Romagna): “Nei Pronto Soccorso manca il 30% di personale medico. Situazione difficile anche in Anatomie Patologiche e Pediatrie”

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Sanità sotto stress tra carenza di personale medico e infermieristico, aggressioni al personale e liste d’attesa. Per il riconfermato Direttore Generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori i fascicoli sul tavolo sono numerosi.

Partiamo dalla carenza di personale sanitario. Quali sono i reparti maggiormente coinvolti e con più criticità?
Se guardiamo al personale limitatamente al contesto della Romagna la situazione è tra le migliori d’Italia, ma se confrontiamo i numeri con altri Paesi (vedi rapporto OCSE) è evidente che l’Italia ha il 22%  di personale infermieristico in meno rispetto agli Paesi dell’Europa mentre è allineata per quanto riguarda la dotazione di personale medico. Quindi quando dico “siamo messi beni“ chiaramente va inteso in senso relativo, perché nel complesso il personale medico e infermieristico è sottodimensionato rispetto ai bisogni di assistenza che la nostra popolazione meriterebbe. Però va evidenziato che l’Emilia Romagna, secondo i dati dell’AGENAS, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, risulta essere una delle regioni italiane dove il problema della carenza di personale è più contenuto.

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Per quanto riguarda l’Ausl Romagna, quali sono i settori in cui la carenza è più acuta?
Nel personale medico dei Pronto Soccorso. Abbiamo fatto 20 concorsi in 5 anni. Nonostante questo, mediamente su 190 unità di personale medico che dovrebbero essere le dotazioni in pianta organica, abbiamo un 30% di mancata copertura, concentrato in particolare sui PS di Ravenna, Lugo, Forlì e Rimini. Meno a Cesena.
Altro segmento dove il personale è carente sono le Anatomie Patologiche, servizi importanti dove vengono fatte le diagnosi istologiche che orientano la tipologia degli interventi. In generale anche la pediatria è in situazione di particolare difficoltà, in particolare a Forlì.
Invece, reparti come Anestesia/Rianimazione e le Cardiologia sono stati parzialmente migliorati.

Quindi, come si fa?
C’è una domanda espressa dalla popolazione a cui dobbiamo dare risposta, con servizi integrativi. Quest’anno, come Ausl Romagna abbiamo speso 12 milioni di euro per chiedere ai medici già in servizio di produrre prestazioni aggiuntive, la cosiddetta “attività simil libero professionale”. Se abbiamo avuto la necessità di questa spesa integrativa per acquistare prestazioni mediche è perché non abbiamo trovato personale da assumere.

Altra carenza è quella del personale infermieristico.
Diversa è la situazione del personale del comparto, oltre 13.000 tra infermieri e operatori sociosanitario, tecnici e amministrativi: dal 2020 abbiamo avuto un aumento di 1234 unità di personale, pari circa all’8% in più rispetto alla dotazione complessiva, di cui circa 800 sono infermieri. Figure che sono state inserite nei nuovi servizi territoriali, negli ospedali di comunità o come infermieri di famiglia. Anche in questo caso però rispetto ad altri Paesi il personale infermieristico è sotto dimensionato.

Ogni anno, nella nostra Ausl Romagna c’è un 2% della popolazione del comparto che se ne va: circa 650 unità che vanno in pensione, si trasferiscono o si dimettono (il 45%). Tutto ciò genera un turnover tra personale con esperienza e nuovi inserimenti, da reclutare ed inserire nei contesti.
Proprio per arginare queste criticità, come Ausl Romagna, entro marzo 2025, abbiamo in programma di indire un nuovo concorso, dove dovremmo avere circa 1200 iscritti.

Quindi, in sintesi, il personale della sanità è sottodimensionato per il carico di lavoro e per i bisogni di una popolazione, sempre più anziana.
Sì. Inoltre il personale ha una remunerazione poco gratificante e un carico di lavoro particolarmente pesante. In particolare se pensiamo agli infermieri. Però ritengo che noi, fino ad ora, nonostante le criticità di una situazione di particolare difficoltà ci siamo difesi discretamente.

La questione della carenza di dotazione organica, già complicata, si collega anche ad un altro tema: il mancato rispetto nei confronti degli operatori, che a volte sfocia in vera a propria violenza, contro persone o cose.
Certamente. Il picco venne raggiunto nel 2019 con 546 casi, di cui 96 con violenza verbale e fisica. C’è stato un netto calo durante la pandemia e poi una ripresa che ha portato a registrare nel 2023 circa 520 casi, con 80 violenze verbali e fisica. I numeri del 2024 dovrebbero mantenersi in linea con l’anno precedente.

La normativa nazionale ha fatto dei passi in avanti nei confronti di chi compie atti di violenza contro un operatorio sanitario, ma ritengo che per garantirne una maggior tutela sarebbe bene che il personale venisse riconosciuto come pubblico ufficiale.

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Teniamo presente inoltre che la maggior parte dei comportamenti violenti da parte degli utenti o dei loro accompagnatori si genera nell’ambito dei Pronto Soccorso, dove spesso si viene a creare una discrepanza tra le aspettative di chi attende la prestazione e chi deve erogarla. Per risolvere queste situazioni particolarmente delicate è stata inserita nei Ps la figura dello psicologo che supporta il personale e le persone in attesa in modo tale da prevenire e contrastare questi fenomeni.
Inoltre come Ausl Romagna supportiamo i nostri dipendenti sotto il profilo giuridico, sebbene non sia possibile assumerne la tutela legale. Il nostro obiettivo è garantire al personale sanitario e agli utenti una condizione di assistenza più serena.





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