In Umbria servono investimenti e innovazione. Secondo l’Istat l’efficienza produttiva è peggiorata

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Redazione Perugia

PERUGIA – Il calo della produttività totale dei fattori (PTF) in Umbria conferma una crisi strutturale che frena la crescita economica. Nel 2023, il Pil regionale, secondo l’Istat, è sceso dello 0,1%, con agricoltura e industria in forte contrazione. Secondo Istat e Banca d’Italia, l’efficienza produttiva è peggiorata, segnando un allineamento ai dati nazionali in declino. Senza interventi mirati e convergenza delle misure di politica economica di tutte le Istituzioni umbre, la regione rischia di perdere ulteriore competitività e attrattività per gli investimenti, aggravando il divario con il resto del Paese. I dati del problema.

«I dati dell’Istat e della Banca d’Italia sulla Produttività Totale dei Fattori (PTF) in Umbria devono essere affrontati con determinazione – commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – A livello nazionale la produttività è in calo, e in Umbria il fenomeno appare ancora più marcato. Il report della Camera di Commercio evidenzia come la PTF sia un indicatore cruciale della salute economica. Per migliorare la produttività e garantire crescita sostenibile, è essenziale puntare su innovazione tecnologica e formazione dei lavoratori».

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«Dalle analisi condivise in questi anni dalle Istituzioni e dalle forze economiche e sociali è emerso che l’Umbria deve concentrarsi su quattro strategie. Innovazione e digitalizzazione: favorire la trasformazione digitale delle imprese per aumentarne la produttività; formazione e capitale umano: investire in istruzione e aggiornamento per un mercato del lavoro più competitivo; infrastrutture e logistica: migliorare collegamenti stradali e ferroviari per attrarre investimenti; sostegno alle Pmi: facilitare l’accesso al credito per stimolare la crescita economica».

Su questi quattro punti «l’Ente Camerale sta cercando di fare la sua parte ed è fortemente impegnato nel quadro dei cardini strategici della doppia transizione delle imprese, digitale ed ecologica, la via maestra per effettuare un balzo nella produttività totale dei fattori. In tale contesto per la nostra regione è fondamentale la convergenza programmatica e operativa di tutte le Istituzioni umbre, altrimenti si rischia di disperdere forze e risorse».

Il report Istat sulla produttività nel 2023 mostra una frenata dell’economia italiana, con il valore aggiunto cresciuto solo dello 0,2% e un crollo della PTF del -2,5%, evidenziando una crisi strutturale. La PTF misura l’efficienza nell’uso dei fattori produttivi: il suo calo indica che, a parità di lavoro e capitale impiegati, l’economia genera meno valore aggiunto. Nel 2023, il valore aggiunto è aumentato dello 0,2%, ma l’uso di lavoro e capitale è cresciuto del 2,6%, segnalando un peggioramento dell’efficienza produttiva.

Per l’Umbria i dati definitivi sono in fase di elaborazione, ma le stime indicano un risultato inferiore a quello – già negativo – medio nazionale, anche se non di molto. L’Istat, infatti, ha rilevato nel 2023 un calo del Pil regionale dello 0,1%, con flessioni significative in agricoltura (-8,2%) e industria (-3,1%), mentre le costruzioni (+8,6%) hanno beneficiato dei bonus edilizi. Il Pil pro capite umbro è rimasto nettamente sotto la media nazionale: 30.500 euro contro i 36.100 della media italiana, i 38.600 del Centro e i 44.700 del Nord-Ovest.

Se un’azienda aumenta la produzione solo incrementando il numero di lavoratori e macchinari, non sta migliorando la produttività ma semplicemente impiegando più risorse. Al contrario, se investe in innovazione e formazione, può ottenere lo stesso aumento di produzione utilizzando le stesse risorse in modo più efficiente. Questo è il principio alla base della PTF: la crescita economica sostenibile non può basarsi solo sull’aumento degli input, ma deve derivare anche da un miglioramento dell’efficienza e dell’innovazione.

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2024) conferma la stagnazione economica della regione. L’indicatore Regio-coin, che misura l’evoluzione dell’economia regionale, è rimasto in territorio negativo. Nel settore industriale, il clima di fiducia è peggiorato e il calo della domanda interna ha influito sul fatturato, anche se le esportazioni hanno registrato un lieve miglioramento. La Germania, principale partner commerciale umbro, ha ridotto gli acquisti, mentre nuovi mercati europei e asiatici offrono opportunità.
L’edilizia è rimasta in espansione grazie agli investimenti pubblici, in particolare quelli finanziati dal PNRR e dalla ricostruzione post-terremoto, e grazie ai bonus che hanno interessato il settore. Anche il terziario ha beneficiato della ripresa del turismo, con flussi che hanno superato i livelli pre-pandemici.

Tuttavia, l’Umbria continua a soffrire criticità strutturali:

Declino demografico: la popolazione in calo e l’invecchiamento riducono il potenziale produttivo.
Bassa crescita della produttività del lavoro: rispetto al Centro-Nord, l’Umbria registra una crescita più lenta a causa della sua struttura economica.
Scarsa attrattività per gli investimenti: la carenza di infrastrutture e un ecosistema imprenditoriale poco dinamico ostacolano nuovi investimenti.

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