Il prossimo 9 febbraio, tra violenza dei narcos e preoccupazioni economiche, gli ecuadoriani si recano alle urne per eleggere un nuovo presidente, il vicepresidente, 151 membri dell’Assemblea Nazionale unicamerale e cinque membri del parlamento andino. Un potenziale ballottaggio presidenziale è previsto per il 15 ottobre se nessun candidato è in grado di assicurarsi il 50% dei voti al primo turno, o il 40% con almeno il 10% in più del secondo arrivato.
Il presidente in carica Daniel Noboa, liberale di centrodestra, si ricandida alla presidenza. Noboa è stato eletto nel 2023 in elezioni presidenziali “straordinarie” dopo che il presidente in carica, Guillermo Lasso, liberalconservatore era stato messo sotto accusa dal parlamento. Daniel Noboa, figlio di Alvaro Noboa, un miliardario conservatore che si era candidato in passato 5 volte senza successo alla presidenza, è riuscito ad essere eletto grazie ad una campagna elettorale basata non solo sulla “macchina elettorale” della famiglia, ma anche sulla sua efficacia nei dibattiti elettorali. A 36 anni Noboa è attualmente il più giovane leader di governo di un paese democratico, eletto come oppositore di quella che lui chiama la “vecchia politica” dell’Ecuador. Una volta in carica, Noboa ha promulgato alcune modifiche al sistema fiscale dell’Ecuador e ha ottenuto un prestito di 4 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale per alleviare l’enorme debito estero del paese. Tuttavia lo scorso settembre l’Ecuador ha iniziato a essere colpito da pesanti blackout elettrici causati da una prolungata siccità che ha ridotto drammaticamente la disponibilità di energia idroelettrica, questo ha influito negativamente sulla popolarità del giovane presidente. Un altro colpo alla sua immagine è stato il suo scontro personale con la sua vicepresidente, Veronica Abad, ambasciatrice in Israele, accusata di “indisciplina” che Noboa ha recentemente sospeso dalla sua carica, nominando al suo posto una vicepresidente “ad interim”. Anche la criminalità è un problema. Da qualche anno l’Ecuador ha il più alto tasso di omicidi del Sud America e la violenza dei gruppi criminali organizzati ha costretto Noboa a dichiarare lo stato di emergenza. La principale sfidante di Noboa è, come nelle scorse elezioni, Luisa González, rappresentante della sinistra populista legata all’ex presidente Rafael Correa, condannato per corruzione e ora esiliato in Belgio, la quale nel 2023 ha perso per un soffio al ballottaggio contro Noboa in elezioni estremamente combattute. Il tribunale elettorale dell’Ecuador ha squalificato un altro sfidante, l’imprenditore Jan Topic, candidato populista di destra, che nel 2023 era quasi riuscito ad arrivare al ballottaggio, per motivi di conflitto di interessi. Se nessuno vincerà il 50 percento dei voti o il 40 percento dei voti più un vantaggio di dieci punti sul secondo classificato, l’Ecuador terrà un ballottaggio il 13 aprile.
La capacità di governo del nuovo presidente, chiunque esso sia, dipenderà dalla composizione dell’Assemblea Nazionale unicamerale. Il presidente Noboa, che non disponeva di una maggioranza parlamentare quando è stato eletto, ha dovuto fronteggiare un parlamento frammentato, all’interno del quale ha dovuto faticosamente costruire una maggioranza.
Mentre in passato erano le questioni economiche in cima alle preoccupazioni degli elettori, nelle ultime due elezioni è stata la criminalità al centro del dibattitto politico, in particolare dopo che nella campagna elettorale del 2023, la malavita organizzata uccise il candidato presidenziale Fernando Villavicencio.
Il problema principale del movimento correista, che secondo i sondaggi è ancora la prima forza del paese, è la sua difficoltà a stabilire alleanze con le organizzazioni indigene, con le quali in passato ha avuto forti disaccordi. Questo gli è costato la sconfitta alle elezioni del 2021 e nel 2023. La popolazione indigena è critica nei confronti del presidente Noboa, ma non sembra aver ricucito il rapporto con i “correisti” e potrebbe quindi essere l’ago della bilancia nel caso di ballottaggio presidenziale.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
L’Ecuador è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale basata su un sistema multipartitico, dove il Presidente dell’Ecuador è sia capo di stato che capo del governo. Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è conferito sia al governo sia all’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale del paese. La magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo.
Il presidente è eletto direttamente per un mandato di quattro anni con voto popolare. Nel caso in cui nessun candidato presidenziale raggiunga oltre il 50% dei voti validi o un minimo del 40%, con una differenza del 10% rispetto al secondo candidato più votato, si svolge un secondo turno elettorale di ballottaggio.
L’Assemblea Nazionale è attualmente formata da 137 membri, che saliranno a 151 in queste elezioni. I deputati sono eletti per un periodo di quattro anni. 15 sono eletti su base proporzionale in un collegio unico nazionale, 6 sono destinati agli elettori residenti all’estero mentre i restanti 116 membri (che in queste elezioni diventeranno 130) sono eletti nelle circoscrizioni provinciali plurinominali con metodo proporzionale a lista aperta. I membri dell’Assemblea nazionale possono restare in parlamento per non più di due legislature complessive. Ci sono quote di genere per le liste di partito, il che significa che c’è alternanza tra uomini e donne . Non ci sono quote per la rappresentanza delle minoranze.
Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’Ecuador come un “regime ibrido” al livello di paesi tipo Senegal, Tunisia, Armenia e Tanzania.
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