Biografia di don Salvatore d’Angelo, ottava puntata

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Maddaloni, la storia di vita di don Salvatore d’Angelo a puntante in occasione dell’anniversario dei 105 anni dalla nascita.

L’ottava puntata della biografia di don Salvatore d’Angelo fa tesoro del Memorandum (Ricordare don Salvatore d’Angelo, sesta puntata: il Memorandum), dell’approccio alla sua figura del sacerdote (Ricordare don Salvatore d’Angelo, terza puntata: la figura) e dell’inquadramento del suo ruolo politico sociale (Ricordare don Salvatore d’Angelo, terza puntata: il “politico”) e del contesto familiare della nascita (Ricordare don Salvatore d’Angelo, settima puntata: la nascita).

POLITICA E FAMIGLIA NEL SACERDOTE

Questo articolo affronta la biografia di don Salvatore d’Angelo evidenziando legame, contrapposizione e ruolo in lui della Politica e della famiglia.

ANEDDOTO

“Vedi questa penna, non appartiene né a me né alla mia famiglia, ma al Villaggio dei Ragazzi”, ovvero a “questi stessi ragazzi”, alla “Città di Maddaloni” questo si sentiva dire che si portava né suo studio e vedeva prendere dalla scrivania una penna per scrivere al fine di sottolineare come nulla era di sua proprietà ma della comunità.

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VILLAGGIO O FAMIGLIA

Questo un primo concetto per inciso prima e per capire la relazione e il rapporto di dipendenza e di ritorno alla famiglia di sua provenienza.

Infatti, tutto ciò che era nella sua gestione, tutto il suo impegno era vocato per la crescita culturale dei suoi ragazzi e della comunità tutta e non certamente per la famiglia o per i suoi cari, qualunque essi fossero.

Ed infatti, una sola cosa ha chiesto ai sacerdoti che ha economicamente e spiritualmente assistito nella sua vita terrena, la partecipazione alla celebrazione del suo funerale.

IL FRATELLO ANTONIO

Nei precedenti articoli parlando della famiglia ho parlato del fratello Antonio e ne continuerò a parlare in futuro.

Circa il fratello Antonio va detto che questo era forte di carattere come don Salvatore e spesso andavano in conflitto, entrambi affermati nel sociale Antonio con la Cisl e Salvatore con la FUCI e le ACLI e quando si entrava sul piano politico era difficile sbrogliare la matassa delle candidature perché la DC non consentiva a due fratelli di candidarsi e quindi bisognava decidere a chi toccava per la tornata elettorale sedere in consiglio comunale.

Come già accennato don Salvatore è stato eletto assistente provinciale ACLI in provincia di Caserta.

DON SALVATORE E LE PRETESE SU ANTONIO

Subito il dopo guerra, nell’ambito dei confronti tra fratelli per il ruolo politico nella DC, don Salvatore pretendeva che anche nella vita politica il fratello Antonio facesse un passo indietro rispetto alla sua passione politica per consentirle a lui di primeggiare rispetto all’opera del Villaggio, e naturalmente Antonio non lo consentiva anche perché rivestiva dei ruoli sindacali provinciali che non permettevano un tale passo indietro.

DISPENSA PER L’IMPEGNO POLITICO

Don Salvatore (ben voluto anche dal vescovo ausiliare di Caserta Monsignor Giuseppe Pietro Gagnor) ebbe la dispensa a poter svolgere l’attività politico partitica da mons. Bartolomeo Mangino, suo sponsor per le opere di misericordia che svolgeva il sacerdote, come faceva anche a distanza mons. Gagnor. Il ruolo di questi due sacerdoti è centrale nella biografia di don Salvatore d’Angelo

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SCUOLA POLITICA

A Maddaloni in quegli anni si faceva scuola politica, e durante le riunioni venivano da tutta la provincia per apprendere le tecniche oratorie e la filosofia politica.

CENTRO STUDI SOCIALI

Un legame tra politica e Diocesi ha culmine dopo le elezioni del maggio 1958 con la nascita dei “Centro Studi Sociali”, fortemente voluti dal Vescovo Mangino e diretti a livello centrale da don Luigi Salzillo, che vedranno animatori in Maddaloni don Salvatore d’Angelo e don Salvatore Izzo e il laico avvocato Giuseppe Pisanti il 15 giugno 1960.

IL COMMENTO DI DON SALVATORE

Una sorta di anticipazione era stata data nel corso della via crucis cittadina del mercoledì santo 13 aprile 1960 allorquando l’ultima fermata fu caratterizzata dall’arrivo del Vescovo Mangino e fu commentata dal don Salvatore d’Angelo prima della benedizione dello stesso Vescovo.

Gli stessi, oltre a studiare il territorio e suggerire interventi correttivi avevano la funzione di prevenire lo sviluppo sul territorio del social comunismo. I principali “Centro Studi Sociali” per importanza e attività furono quello di Caserta e Maddaloni in tutta la Diocesi.

DON SALVATORE ASSESSORE

Don Salvatore sarà assessore sul finire degli anni ’50 e negli anni ’70 oltre ad essere stato per molti anni consigliere comunale. Coprirà la carica di Assessore ai Lavori pubblici. Speso interventi e utenze a carico del Comune si ritrovavano ad essere pro Villaggio dei Ragazzi ma data la funzione, l’attività, l’assistenza e la preziosità dell’opera per il tutto il civico consesso questa cosa passava come concessa.

IMPEGNO POLITICO

E comunque don Salvatore sarà per la città, infatti, farà asfaltare la sera per la mattina via Capillo, dopo che il mercato boario fu trasferito dopo la zona della “Rotonda” (nei pressi della Masseria Monti), fece venire la sede delle Poste a Maddaloni (qui un ruolo decisivo va accreditato al sindaco Salvatore Cardillo), si inventò, come già richiamato, uno stratagemma per cui non solo venne la Face Standard a Maddaloni ma questo avvenne su terreno dei suoi familiari, compresa la moglie del fratello Antonio, mai pagati e della parrocchia di San Benedetto Abate e quello anche potenzialmente mai pagato.

IL SACRIFICIO DELLA FAMIGLIA PER LO SVILUPPO CITTADINO

Per cui per assurdo potremmo dire che l’area Face Standard e dei parenti di don Salvatore e della comunità di San Benedetto.

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Fece arrivare la fabbrica a Maddaloni per occupare i ragazzi gratuitamente accolti, gratuitamente assistiti e gratuitamente formati nel Villaggio dei Ragazzi. Presso il Villaggio dei Ragazzi avveniva la formazione. Su questo argomento in una delle prossime puntate farò un approfondimento chiamando la storia di uno dei primi fanciulli e presidente dell’associazione ex allievi Michele Zimbardi.

LE OPERE INFRASTRUTTURALI

Fece il Collettore Fognario e tante altre cose. E comunque, come riferisce nel testamento del 1977 e del 1996, tutto ciò che ha fatto anche con risorse familiari è della sua Opera ovvero del Villaggio dei Ragazzi e il Villaggio dei Ragazzi è della Città, ne consegue che tutto ciò che ha fatto è stato ed è della Città.

Alla famiglia spettava l’onere, in ogni caso, di assisterlo quando stava male sia fisicamente che, quando era sconfortato per i debiti e i problemi a cui era costantemente chiamato alla risoluzione.

LA RICONOSCENZA AI COLLABORATORI

Don Salvatore era solido chiedere il massimo ai suoi collaboratori e anche a quelli comunali o comunque la collaborazione ai dipendenti comunali per le diverse occorrenze e non mancava, a tutti i dipendenti comunali, almeno fino ai tempi d’oro, consegnare a Natale (occasione in cui ammirare anche il grande presepe dove con una statua sarà poi raffigurato anche il sacerdote) e Pasqua la Busta con il panettone e il calendarietto del Villaggio.

CONSIDERAZIONI

I pochi appunti che caratterizzano questo paragrafo sono indicativi dell’operato e del ruolo del sacerdote e per la stesura della biografia di don Salvatore d’Angelo.

Basti pensare che il papà Domenico (cavaliere di Vittorio Veneto e destinatario di diverse medaglie), dopo la nascita della Casa poi Villaggio era intento a operare e portare il frutto del suo lavoro “agricolo” al Villaggio.

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Quando ciò accadeva passava sotto il porticato dell’edificio interno di fianco la direzione e salutava con il “voi” il figlio e poi si dirigeva magari alle cucine per portare quanto aveva procurato.  

Qui nelle cucine le collaboratrici, bonariamente, magari gli regalavano qualcosa da mangiare da loro preparato o altro del genere e lo congedavano.

IL PASSAGGIO DALLA DIREZIONE

Papà Domenico, per andare via, doveva ripassare davanti la direzione e qui il figlio sacerdote lo invitava ad entrare.

Una volta in ufficio gli faceva svuotare le tasche, essenzialmente perché la famiglia doveva “portare”, “dare”, “offrire” all’opera benefica ma da questa non aveva diritto a ricevere nulla, perché tutto destinato ai fanciulli, ai ragazzi.

IL LAVORO DI PAPA’ DOMENICO

Ricordo che papà era un carrettiere e contadino e la mamma aiutava in campagna e casalinga.

Il papà trasportava pietre ed altro ed in particolare il vino locale nell’alto casertano verso Venafro, in quel periodo storico forte era il pericolo del brigantaggio, nei viaggi notturni non poche volte è stato accompagnato dal figlio Antonio.

Tornando al ruolo della famiglia che deve fare un passo indietro, questo accade anche quando, in occasione di assunzioni, taluni parenti chiedevano di poter essere inclusi negli elenchi, e se non strettamente necessarie e direttamente destinatari alla luce del fabbisogno e delle selezioni, i parenti venivano invitati a comprendere che la famiglia non era in alcun modo privilegiata.

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Anzi era proprio quella che doveva sostenere facendo un passo indietro nelle richieste e in questo senso sono da leggere molti episodi della biografia di don Salvatore d’Angelo.

FOCUS SU ANTONIO D’ANGELO

Parlando di impegno politico e ruolo della famiglia ho citato e citerò ancora in futuro Antonio d’Angelo (Maddaloni: 17 settembre 1914 – 13 novembre 2003), fratello del sacerdote.

Parlo di lui anche circa il salvataggio di Dino Grandi nelle prossime puntate.

Antonio dal 1920 al 1925 frequenta la scuola elementare probabilmente al “Settembrini” e da qui aiuterà il padre fino al 1930 allorquando sarà assunto presso la caserma militare “Magrone” di Maddaloni dove sviluppa una carriera interna, fino alla meritata pensione del 1973.

SEDICI ANNI GIA’ A LAVORO

Già dall’età di 16 anni, con il salario che percepiva ogni 15 gg, collaborerà alle spese di famiglia ed alla formazione a sacerdote del fratello Salvatore, tanto da esserne fortemente orgoglioso, quando non di rado si recava a trovarlo a Roma presso il Collegio Francese, per le dovute esigenze e qui il Rettore parlava del fratello con grande entusiasmo.

ANTICIPAZIONI SUL SALVATAGGIO DI DINO GRANDI

In questo contesto, la famiglia orgogliosa racconta, che Antonio partecipò come autista e ignaro partigiano un evento storico. Siamo in pieno conflitto bellico e il fratello Salvatore, ancora seminarista, è particolarmente amico di Suor Pascalina Lehnert, assistente di Papa Pio XII.

Anche di questa suora parlerò più nel dettaglio nei prossimi articoli per arricchire la biografia di don Salvatore d’Angelo.

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SUOR PASCALINA

Suor Pascalina convoca il giovane Salvatore e gli affida l’incarico di portare in salvo un personaggio di spicco. Salvatore, chiama il fratello Antonio e con un furgoncino cabinato lo fa arrivare a Roma in Vaticano.

Qui Antonio, inconsapevole della pericolosità di quanto stava per fare, carica il fratello Salvatore e un signore di cui sa solo che è un avvocato. Si tratta del Ministro Dino Grandi, ricercato dai fascisti e dagli alleati, dopo il noto ordine del giorno del 25 luglio 1943 che provocò la caduta di Mussolini.

IL VIAGGIO VERSO NAPOLI

Antonio, dunque, alla guida di questo camioncino cabinato, con a fianco Dino Grandi si avvio verso Napoli.

Il giovane Salvatore era dietro e a ogni posto di blocco era pronto a scendere e a parlare con i militari.

Giunti nei pressi di Capua, essendosi fatto tardi, Salvatore invita il fratello a dirottare verso casa a Maddaloni e quindi l’avvocato viene ospitato per la notte a casa dei loro genitori.

A CASA D’ANGELO

La mattina la moglie di Antonio prepara una colazione con due uova all’occhio di bue. L’avvocato fa colazione e si preparano, alla buon’ora per uscire.

Sembra però che, nei pressi di piazza Santacroce, proprio dove il gerarca Ferrara aveva la farmacia di famiglia riconosce Dino Grandi, da qui la preoccupazione di Salvatore e di Dino Grandi e il camioncino subito si dirige al Convento delle suore Dorotea a Napoli, dove l’indomani, o comunque da lì a qualche giorno, Dino Grandi sarebbe partito per imbarcarsi per la penisola iberica.

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All’arrivo a Napoli, l’avvocato abbracciò Antonio, oltre che Salvatore, e gli disse “Grazie”, le uniche parole fuoriuscite da tutto il viaggio, anche perché, raccontava Antonio ai figli soventemente, Dino Grandi, il cui nome lo scoprì solo una volta tornati a Maddaloni, era per tutto il viaggio preoccupato non solo degli eventuali agguati o posti di blocco ma anche dal pericolo che i suoi accompagnatori avrebbero potuto “vendere” ai tedeschi o agli alleati.

MI DIA UN VOTO DEL GRAN CONSIGLIO

Al di là di chi era stato Dino Grandi, in quel momento storico contava chi era diventato e che aveva fatto, portando alla disfatta del fascismo, visto che allo stesso ebbe a chiedere lo stesso re Vittorio Emanuele III il 22 luglio 1943 «Mi dia un voto del Gran Consiglio del Fascismo che mi offra un pretesto costituzionale per dimissionare Mussolini».

Da qui l’affidamento dell’incarico al giovane Salvatore e inconsapevolmente al fratello Antonio fa dei due persone che hanno contribuito alla storia. Del resto, don Salvatore avrà assegnata la tessera di partigiano.

TEMPISTICHE

L’episodio si svolge grossomodo tra file luglio e i primi di agosto, considerato che delle fonti storiche attestano che il giorno 18 agosto del 1943 Dino Grandi parte, sotto falso nome per la Spagna, paese neutrale, e poi si trasferisce in Portogallo. Probabilmente a Napoli, per altri canali farà giungere anche la famiglia per poi partire tutti insieme.

Non a tuti è noti questo episodio della biografia di don Salvatore d’Angelo.

IL LAVORO DI ANTONIO

Dopo questa parentesi, torno a parlare di Antonio d’Angelo che ho avuto il piacere di conosce e con cui ho conversato frequentemente in Pro Loco a Maddaloni negli anni in cui era componete del Consiglio d’Amministrazione di quel sodalizio.

Antonio, da semplice meccanico andrà in pensione, dopo essere diventato autista capo meccanico e alla fine responsabile dell’autorimessa dei mezzi della Caserma.

Nel corso degli anni ha conseguito ogni sorta di patente militare, da autista, da conduttore di caldaie a macchinista di treni.

IL RUOLO SINDACALE

Antonio d’Angelo diventa sindacalista Fils-Cisl (Federazione Italiana Lavoratori Statali) e partecipa al primo congresso nazionale di categoria come delegato casertano nel 1949, con il Presidente on. Pastore, ed ha svolto una accorata azione sindacale nell’ambito del luogo di lavoro.

Qui il suo impegno gli ha concesso di ottenere che la maggior parte degli allievi, che frequentavano i corsi di macellaio, panettieri ed altri che si svolgevano presso la caserma, fossero di Maddaloni, viatico che per molti di loro li portò ad essere successivamente assunti a tempo indeterminato.

Antonio d’Angelo, soprattutto si adoperò affinché la produzione del famoso liquore militare “Cordial” ed altre tipologie di prodotti come le “Gallette” non andassero via dallo stabilimento SMICA (Scuola Militare di Commissariato e Amministrazione) di Maddaloni intervenendo di fatto sulla occupabilità.

LA CASERMA

La caserma in questione era quella intitolata al “Tenente di Sussistenza Mauro MAGRONE” – M.A.V.M. alla memoria – già sede di uno stabilimento militare di produzione di mangimi concentrati per quadrupedi.

La caserma fa parte corrisponde alla “Scuola di Commissariato”, denominazione assunta dal 30 aprile 2014, precedentemente.

Come apprendo e riporto dal sito della Difesa CHE la Scuola venne istituita con provvedimento dello Stato Maggiore dell’Esercito in data 1° agosto 1948 quale Centro Esperienze ed Addestramento di Commissariato, nel generale quadro di rinnovamento della Forza Armata nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale.

LE DENOMINAZIONI

Nel corso degli anni la Scuola ha subito vari riordinamenti, tra i quali:

  • 15 aprile 1950 “Scuola e Centro Esperienze di Commissariato”;
  • 1 giugno 1951 “Accademia dei Servizi di Commissariato e Amministrazione”;
  • 1 ottobre 1955 “Scuola dei Servizi di Commissariato e Amministrazione”;
  • 15 giugno 1973 “Scuola Militare di Commissariato e Amministrazione”;
  • 1 gennaio 1998 “Scuola di Amministrazione e Commissariato”;

sino a giungere all’attuale denominazione di “Scuola di Commissariato”.

ADESIONE AL PARTITO POPOLARE DI DON STURZO

Antonio, già aderente al Partito Popolare di don Sturzo, con cui tra le altre cose il fratello Salvatore entra in contatto spesso a Roma, sarà tra i primi aderenti alla Dc unitamente all’avv. Renato Sena.

Antonio si legò a personaggi come Salvatore Cardillo, come e forse più del fratello don Salvatore, che lo seguì anche nella fase di preparazione al concorso per l’Enpas.

Fu consigliere comunale agli inizi degli anni ’50 con Fossataro, Grauso ed altri con sindaco l’on. Elio Rosati. A seguire, nonostante la dialettica e la distanza delle posizioni politiche con il fratello don Salvatore non ostacolò la candidatura di questi al civico consesso (non era possibile avere due fratelli candidati consiglieri).

SEGRETARIO CITTADINO DELLA DC

Sarà per un breve periodo segretario della Dc locale dal 1950 al 1960.

E qui ideò un giornalino locale della Dc, che tra l’altro con un editoriale di Salvatore Cardillo, scritto in cinque minuti mentre svolgeva la funzione di Sindaco, la Direzione Nazionale della D.C. gli riconobbe un premio economico di 100 lire.

Il legame di Antonio d’Angelo con Salvatore Cardillo era forte ed intenso, e quasi tutte le sere si intrattenevano fino a notte inoltrata a parlare di politica sotto casa di Cardillo, entrambi abitavano a via Troiani (Cardillo all’inizio della salita dopo la curva ed Antonio più avanti). Anche questo elemento è importante nella biografia di don Salvatore d’Angelo.

IL RUOLO ALL’ECA

Antonio sarà eletto nell’Eca, Ente Comunale di Assistenza, e vi rimase per più mandati fino alla trasformazione di questa nel comitato di gestione Asl. È stato componente con la Presidenza del dott. Galantuomo, Preside Vitale e Preside Caliendo.

Seguì personalmente l’apertura del nuovo ospedale di Maddaloni, per garantire l’apertura del reparto di Ginecologia, che venne diretto dal primario dott. Barbieri, fece arrivare nel gennaio 1971 ben 50 letti dal Villaggio dei Ragazzi.

LE COOPERATIVE

Altra esperienza di Antonio d’Angelo, negli anni 1981/82, è la costituzione di cooperative di servizi con Giuseppe Vigliotta e si occuparono di enti come l’ospedale di Maddaloni e quello Militare di Caserta ed altri luoghi.

Giuseppe Vigliotta mi ricordava in una vecchia intervista : “che fu sempre attestato su posizioni sociali. Le cooperative che costituimmo a Maddaloni rappresentarono in quegli anni ’80 una novità assolutamente positiva.

Portare il pranzo a casa di anziani che vivevano soli, creare e trovare lavoro per qualche centinaio di disoccupati, rappresentarono sostanziali novità non solo a Maddaloni ma sicuramente uniche in provincia di Caserta. Ci fu sempre un bel rapporto con Antonio d’Angelo”.

SAGGEZZA DELL’ESPERIENZA

Antonio d’Angelo non era Dotto ma Colto dell’esperienza della Vita ed i suoi discorsi erano fini.

In consiglio comunale e nelle riunioni chiedeva scusa se il suo linguaggio non era forbito.

A livello privato conoscerà la moglie Maria Tedesco (Maddaloni: 16 luglio 1913 – 6 maggio 2000) con cui si unirà in matrimonio nel 1939 nella chiesa Immacolata Concezione già dei Cappuccini di Maddaloni e dalla loro unione nasceranno a Maddaloni Domenico (22 dicembre 1941 – 13 settembre 2013) che sarà anche consigliere comunale di Maddaloni dal 1975 al 1979, Salvatore (13 ottobre 1943) e Francesco (4 aprile 1951) che sarà anche sindaco di Maddaloni.

MARIA TEDESCO E IL LASCITO INVOLONTARIO

A Maria Tedesco è legato l’episodio del terreno di famiglia concesso per la Face Standard. La stessa, attraverso il cognato don Salvatore alla città di Maddaloni  (come appare evidente dall’atto notarile rogato dal notaio Carlo Barletta il 22.11.1960 repertorio 24003 – fascicolo 6559 registrato 26.11.1960 al numero 518 mod. I p. 121) il bene.

In effetti, vedendo le firme, come racconta il figlio avvocato Francesco d’Angelo, quella di Maria Tedesco è evidentemente contraffatta, a fine di bene, dal sacerdote.

Infatti, alla scoperta della vicenda Antonio, ebbe dei risentimenti per il sacerdote visto il modo in cui scoprì che la moglie aveva messo, a sua insaputa, a disposizione del Comune e, quindi della Città, un terreno seminativo di are 32,72 alla località Boscorotto, affinché il Comune si sentisse soddisfatto come scambio di proprietà per cedere il terreno in cui nasce la Face Standard.

E qui, quindi, anche la famiglia Tedesco, che è famiglia allargata rispetto alla famiglia d’Angelo, rispetta la volontà di don Salvatore secondo la quale bisogna dare, alla comunità, al Villaggio, e non ricevere. Secondo l’affermato motto del Villaggio che “Non chiede ma dona, dona a tutti la gioia di dare”.

RIMANDI ALLA CONOSCENZA DEL PROGETTO

Per una visione d’insieme della raccolta di articoli si rimanda alla lettura delle altre puntate.

Il progetto di studio su don Salvatore d’Angelo è collegato a una Pagina Social, disponibile al link https://www.facebook.com/donsalvatoredangelo/ e #‎ricordaredonsalvatoredangelo oppure #donsalvatoredangelo, oltre all’account di posta elettronica ricordodidonsalvatore@gmail.com.

Per ulteriori approfondimenti rimando alla serie di articoli che ho scritto per L’Eco di Caserta, alcuni disponibili su Academia (link) o Archive (link).

È possibile consultare le storie di “Ricordare per conoscere” sulla pagina social dedicata (link).

GLI ARTICOLI

Chi vuole consultare gli articoli della biografia di don Salvatore d’Angelo veda:

Prima tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, prima puntata l’iniziativa

seconda tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, il libro di Nardi

terza tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, terza puntata: la figura

quarta Tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, terza puntata: il “politico”)

quinta Tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, quinta puntata: le fonti

sesta tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, sesta puntata: il Memorandum

settima tappa Ricordare don Salvatore d’Angelo, settima puntata: la nascita.



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