Turismo: si cresce ancora

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Venezia è strapiena di turisti, mentre il resto del Veneto perde ospiti italiani, ma si salva grazie al turismo internazionale, registrando per il 2024 una crescita complessiva. Una riflessione è necessaria, considerando che il turismo è ancora il motore trainante dell’economia regionale, e il trend si annuncia positivo anche per il 2025, con l’eccezione delle località termali.

Treviso città cresce, ma la situazione è più complessa nella sua provincia. Bene Padova, che valorizza i colli Euganei. Dati straordinari emergono per il lago di Garda. Soddisfatto, l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, che dichiara: “Con un totale di 20,52 milioni di arrivi (+2 per cento) e quasi 72 milioni di presenze (+2,1 per cento), il Veneto si conferma una delle destinazioni turistiche più attrattive d’Europa, grazie anche alla diversificazione dell’offerta che ci permette di attrarre visitatori durante tutti i periodi dell’anno”.

Analizzando, nel dettaglio, i dati dell’ufficio Statistica della Regione Veneto, sorprende positivamente la crescita di una località come Chioggia, che registra un aumento di circa il 20 per cento, rispetto al 2019: considerato l’ultimo anno di riferimento non influenzato dalla pandemia di Covid-19. La vicina Rovigo conferma, invece, il suo declino, con una diminuzione del 15 per cento. Venezia sorprende per la sua capacità di crescita: nonostante l’affollamento e i problemi evidenziati quest’anno dal fenomeno dell’over tourism, ossia una presenza superiore alla capacità ricettiva. Eppure, a dispetto del biglietto d’ingresso e delle critiche, Venezia registra da sola 10 milioni di arrivi, tanti quanti ne mettono insieme tutte le province del Veneto.

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Treviso, rispetto al 2019, segna un +1,9 per cento negli arrivi e un +5,9 per cento nelle presenze. Il dato si riferisce all’intera provincia, ma la città di Treviso continua a distinguersi per il suo andamento positivo. Gli stranieri sono protagonisti nel trevigiano rispetto al 2023, con una crescita di quasi due punti percentuali.

In generale, gli stranieri crescono dell’8,2 per cento negli arrivi e del 7,6 per cento delle presenze. Si registra un boom di turisti provenienti da Polonia, Turchia, Estonia, Ungheria, Stati Uniti e Grecia. Restano sempre forti i numeri della Germania (+13 per cento), mentre calano drasticamente i turisti russi e giapponesi (-43 per cento negli arrivi), così come quelli provenienti da Sudafrica, India e, a sorpresa, Cina (-51 per cento).

Non va bene, invece, per i turisti italiani, in calo in tutte le province, eccetto Vicenza. Gli italiani, rispetto al 2019, diminuiscono del 7 per cento, e del 2,4 per cento rispetto al 2023. Questo non è un problema regionale, bensì un dato nazionale, che conferma il calo del potere d’acquisto del ceto medio italiano.

Le località lacustri, le città d’arte e la montagna registrano ottimi risultati, mentre più lento è il settore balneare. Le strutture ricettive confermano il trend negativo per gli alberghi, che non riescono ad aumentare le presenze e vengono surclassati dalle strutture extralberghiere, in primis, gli agriturismi. Da interpretare l’aumento dell’11 per cento rispetto al 2024 per “altre” strutture ricettive non definite, che evidenziano la forza della diversificazione, e premiano chi è più innovativo.

Sulla crisi delle strutture termali sarebbe necessario un approfondimento: nel resto d’Europa queste destinazioni sono molto richieste, mentre, in Italia, sembrano non essere altrettanto attrattive. Si dovrebbe riflettere anche sulla politica dei prezzi. I sistemi di prenotazione online premiano chi riesce a bilanciare qualità e prezzo e chi offre, oltre alla spesa per alloggio e ristorazione, altre opportunità di valore culturale e paesaggistico. L’accoglienza deve offrire servizi e opportunità di movimento a prezzi equilibrati.

Si consolida il fenomeno delle colline del Prosecco, con un +26,5 per cento rispetto al 2019 e un +9,3 per cento rispetto al 2023. Sia gli alberghi sia le strutture extralberghiere ne traggono beneficio, con un aumento del 20 per cento degli italiani e del 33 per cento degli stranieri. Non è ancora chiaro, invece, l’effetto della proclamazione del Monte Grappa come riserva della biosfera Mab Unesco.



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