Le amare sorprese del cuneo fiscale. Ci sono lavoratori che perdono soldi sul salario

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Tra narrazione e realtà c’è una bella differenza. Dopo aver starnazzato per mesi che con il cuneo fiscale sarebbero aumentati i salari dei lavoratori dipendenti, il governo adesso è costretto ad ammettere che per molti il cuneo … è diventato “un cetriolo”.

Con la riforma introdotta dal governo – che trasforma il cuneo contributivo a cuneo fiscale – non è stato infatti possibile introdurre una «clausola di salvaguardia» che consentisse ai lavoratori di conservare gli stessi benefici del 2024.

Intanto è cambiata la platea, che è diventata più ampia per includere i lavoratori con redditi oltre i 35mila e fino 40mila euro, che prima esclusi. Ma si è allargata la platea utilizzando le stesse risorse (circa 18 mld di euro), per cui la divisione della torta ha finito per premiare alcuni (i nuovi beneficiari) e penalizzandone altri.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Già a novembre una analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio aveva evidenziato che, per come sono scritte le norme, la fascia di reddito tra i 32.000 e i 40.000 euro, ovvero una parte del ceto medio che soffre la morsa dell’inflazione, subirà un inasprimento della pressione fiscale che farà schizzare l’aliquota marginale addirittura al 56%!

La sorpresa di fine mese (o di inizio di febbraio) ha visto molte lavoratrici e lavoratori ritrovarsi qualche euro in meno alla voce «netto» del proprio cedolino paga di gennaio.

Il quotidiano economico Italia Oggi rileva come inuovo cuneo da contributivo è diventato fiscale e, oltre a complicare la gestione degli sconti fiscali agli stessi lavoratori, in alcuni casi ha tagliato lo stipendio rispetto all’anno scorso.

E’ possibile infatti che i lavoratori con reddito tra 8.500 e 9.000 euro possano, nel 2025, perdere fino a 1.200 euro di retribuzione. Tanto che è stato preannunciato l’arrivo di correttivi. Ed è possibile che i lavoratori con redditi oltre 35mila e fino a 40mila euro, che nel 2024 erano al di fuori dal cuneo, quest’anno possano guadagnare fino a 1.200 euro.

Secondo il sindacato Usb, il pasticcio deriva dal nuovo sistema introdotto dal governo che ha modificato il taglio del cuneo da contributivo a fiscale attraverso un doppio intervento. “Da un lato l’introduzione di un bonus per i redditi fino a 20.000 euro, e poi una detrazione (ovvero una riduzione dell’IRPEF da pagare) fino ai 40.000 euro di reddito. Ma quest’ultima decresce rapidamente sopra i 32.000 euro, producendo quindi un innalzamento della pressione fiscale in una fascia di reddito certamente non faraonica” denuncia l’Usb.

Alla stessa conclusione è giunta anche la Cgil che in una nota informativa scrive che: “Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, nella maggioranza dei casi, si ritroveranno con una retribuzione netta più bassa per effetto del nuovo cuneo, che passa da contributivo a fiscale”.

La contraddizione è emersa nelle risposte del ministero dell’Economia alcune interrogazioni parlamentari durante il question time in Commissione Finanze alla Camera.

Ad esempio, il dipendente con 25mila euro di stipendio lordo annuo subirà un taglio di 96 euro, circa 7 euro mensili in meno su tredici mensilità. Certo non tutti ci perdono. Alcuni lavoratori ci guadagnano: sono quelli che hanno redditi di lavoro dipendente fino a 8.500 euro oppure quelli con redditi da 35mila a 40mila euro che prima erano esclusi dal cuneo contributivo. Un dipendente con uno stipendio di 40 mila euro troverà, a fine mese, circa 35 euro in più (guadagnando circa 460 euro annui).

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Ma questo non vale per tutti. Mentre il cuneo contributivo si basava sul solo reddito di lavoro dipendente, il nuovo cuneo si basa sul reddito complessivo del lavoratore. Accade così che il lavoratore con 35mila euro di retribuzione e altri 10mila euro di redditi diversi, che nell’anno 2024 ha fruito del cuneo contributivo per 1.938 euro, nell’anno 2025 non beneficerà dello sconto del cuneo fiscale: il suo reddito complessivo supera i 40mila euro, limite oltre il quale non se ha più diritto.

Le richieste di chiarimenti presentate nel question time riguardano gli effetti distorsivi conseguenti alla riforma del cuneo che se era contributivo fino al 2024, da gennaio è diventato fiscale.

Uno dei problemi è la perdita del cosiddetto trattamento integrativo, dall’importo massimo mensile di 100 euro, per i lavoratori dipendenti con reddito compreso nella fascia da 8.500 a 9.000 euro. L’altro è il beneficio circoscritto esclusivamente ai lavoratori con redditi oltre 35mila euro. Infine c’è il beneficio riservato alla nuova platea di circa 1,3 mln di lavoratori dipendenti con reddito da 35mila a 40mila euro, esclusi fino all’anno scorso dal cuneo contributivo.

Il ministero ha dovuto ammettere che il problema c’è. I lavoratori con una retribuzione da 8.500 a 9.000 possono perdere quest’anno fino a 1.200 euro derivante dalla perdita del diritto al trattamento integrativo.

Questo meccanismo, dall’importo massimo di 100 euro mensili, è riservato ai titolari di reddito complessivo fino a 15 mila euro e con Irpef superiore alle detrazioni di lavoro dipendente. La perdita del diritto al trattamento deriva dal fatto che, nel 2024, fruendo del cuneo contributivo (taglio del 7% dei contributi), ai lavoratori veniva aumentata la base imponibile fiscale trasformandoli da soggetti c.d. incapienti (che non pagano Irpef) a soggetti contribuenti (che pagano tasse) guadagnando, di conseguenza, il diritto al trattamento integrativo.

Quest’anno, non essendoci più il taglio contributivo, questi lavoratori a basso reddito sono ritornati incapienti e, conseguentemente, hanno perso il diritto al trattamento integrativo.

Rispondendo alle interrogazioni parlamentari il ministero dell’Economia ha sottolineato che si tratta di un numero limitato di lavoratori e di una platea che cambia di composizione ogni anno per motivi legati alle dinamiche reddituali e del mercato del lavoro. Si tratta in larga parte di lavoratrici e lavoratori part time con maggiori o minori ore lavorate e maggiori o minori straordinari.

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Il ministero ha annunciato l’esame di correttivi nell’ambito di un processo che guarda a un maggiore sostegno a favore dei lavoratori a più basso reddito.

Ma ha risposto affermativamente anche sulle altre due richieste di chiarimento – il bonus riservato ai lavoratori con reddito oltre 35mila euro e fino a 40mila – spiegando che i benefici sono stati riconosciuti per rimediare alle criticità fatte registrare dalla normativa del 2024, ossia per evitare che i contribuenti che guadagnano un euro in più oltre la soglia dei 35mila euro vedessero bruscamente azzerato il beneficio (circa 1.200 euro).

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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