Tante ipotesi, ma nessun candidato per la presidenza del Comitato olimpico italiano. Le elezioni sono in programma il 26 giugno, i nomi che circolano sono molti (Luca Pancalli, Silvia Salis, Federica Pellegrini), gli outsider altrettanti, candidati ufficiali nessuno. Finché l’attuale presidente continua a sperare in un quarto mandato, è vietato parlare del dopo
Nessuno si muove al Coni. Le elezioni per la presidenza sono in programma il 26 giugno, fissate da un po’, e i nomi circolano vorticosamente: su tutti, Luca Pancalli, attuale presidente del Comitato paralimpico, Silvia Salis, vicepresidente vicaria in carica.
E poi il sogno di Giovanni Malagò: Federica Pellegrini, che non ha bisogno di presentazioni. Ma gli outsider abbondano, evocando addirittura possibili grandi ritorni, come Gianni Petrucci, storico capo del Coni dal 1999 al 2013 e uomo di sport.
La tentazione forte resta, comunque, quella di portare una donna per una rivoluzione nel mondo dello sport: oltre a Pellegrini e a Salis, intriga l’idea di Diana Bianchedi, ex schermitrice che ha scalato le gerarchie nella stima di Malagò. Solo che l’opzione appare poco praticabile in un’assemblea che su 83 componenti conta una stragrande maggioranza di uomini.
L’attesa di Malagò
Insomma, in privato più di qualcuno sta sondando il terreno per capire le chance di una corsa alla presidenza del Comitato olimpico nazionale italiano. Telefonate, incontri riservati, strette di mano con la promessa di riaggiornarsi. Ma di candidati ufficiali non c’è traccia.
Il dopo-Malagò al Coni non esiste. Vietato parlarne. Almeno fino a che Giovanni Malagò continua a sperare in un quarto mandato o almeno in una proroga per arrivare da presidente del Coni all’Olimpiade invernale Milano-Cortina ’26. Le speranze, però, impallidiscono, giorno dopo giorno. Resta la norma che fissa a tre il tetto dei mandati, e il ministro dello Sport, Andrea Abodi, appare inflessibile: non vuole concedere spazio al gran visir dello sport italiano.
Tra loro il rapporto si è deteriorato, al di là delle smentite pubbliche. «Malagò è ottimista per natura. Ma anche fatalista», raccontano dagli uffici del Coni. La scialuppa a cui aggrapparsi sarebbe il decreto Milleproroghe, in esame al Senato. Solo che non ci sono emendamenti favorevoli al prolungamento della carica del presidente. Malagò, da navigato uomo di potere, lascia correre. «Lavora con lo stesso entusiasmo di sempre, come se il suo mandato non stesse per scadere», dice ancora chi lo conosce bene. Ed è anche un modo per far capire che in fondo il presidente ci spera.
Prima o poi, però, dovrà spiegare cosa vuole fare da grande. La deadline informale è fissata intorno alla metà di marzo. Il motivo è anche tecnico: su 83 Grandi elettori, oggi se ne conoscono poco più di 40, un’altra decina sarà resa nota proprio a marzo, fornendo una platea più compiuta dei votanti. Per la composizione finale dell’assemblea, comunque, occorre attendere la metà di maggio.
Nel frattempo, comunque, Malagò studia quale potrebbe essere il suo ruolo nel Coni. Di sicuro da presidente gli spetta un posto nella giunta esecutiva. Il prossimo presidente lo troverà là. E tutti sono concordi su un punto: sarà il kingmaker. Per questo vuole puntare su un profilo a lui gradito.
Nomi caldi e outsider
Il sogno è appunto Federica Pellegrini, dai trionfi in vasca agli oneri della poltrona presidenziale. C’è tuttavia qualche perplessità sull’esperienza da dirigente. È ancora molto giovane e, finita la carriera sportiva, potrebbe volersi muovere con maggiore libertà, preferendo per un po’ lo spettacolo, tipo Ballando con le stelle. Non sembra scaldarsi affatto all’idea di andare al Coni. Per questo il nome più gettonato è quello di Pancalli, numero uno del Cip, il comitato paralimpico.
Sarebbe il profilo perfetto per portare avanti un progetto già in fase di studio: l’accorpamento con il Coni, senza più distinzioni tra atleti con o senza disabilità. Alcune federazioni hanno già praticato questa formula. Si attende l’upgrade al livello massimo dello sport italiano. Pancalli è tra i pochi che hanno lasciato intendere una certa disponibilità, lasciando capire di volersi muovere d’intesa con Malagò. Peraltro, vanta buoni rapporti con il Quirinale, cosa che non guasterebbe se non fosse che tra il Colle e Palazzo Chigi si registra una certa freddezza.
Per di più Malagò, seppure senza mai ammetterlo in conversari allargati, non vede molto di buon occhio l’opzione. C’è chi interpreta una certa malizia addirittura nella decisione di aver previsto l’election day per il 26 giugno per Coni e Cip. Pancalli deve scegliere dove candidarsi. Per questo le sue quotazioni sono date in forte calo. Secondo molti, è finito in una trappola.
Ecco allora che cresce l’interesse intorno a Silvia Salis, attuale vicepresidente vicaria, a cui non fa difetto il carisma. Dalla sua parte c’è poi un aspetto politico: è gradita alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha certamente altri dossier da affrontare. Ma se dovesse dare una benedizione lo farebbe a favore di Salis. Con Malagò c’è intesa. Ma c’è un “ma”.
Malagò preferisce Diana Bianchedi che ha coordinato la candidatura di Roma per l’Olimpiade 2024, andata male per questioni politiche, e con cui ha lavorato gomito a gomito per Milano-Cortina. Quello che Malagò ritiene un capolavoro personale. In privato la rivendica come «la sua Olimpiade». E Bianchedi c’era. Le candidature femminili, come già ventilato, rischiano di scontare la scarsa propensione al rinnovamento dello sport italiano. Basta vedere le federazioni in cui i presidenti diventano talvolta imperatori.
Tra nuovo e usato sicuro
Così non mancano suggestioni su altri profili. Luigi Carraro sarebbe uno di questi. Lo standing internazionale non gli manca: è presidente della federazione internazionale di padel. La rielezione è avvenuta appena pochi mesi fa.
In Italia ha poi il vantaggio di un cognome che nel mondo sportivo ha un certo peso. Franco Carraro, suo padre, è stato sia presidente della Federcalcio che numero uno del Coni tra gli anni Settanta e Ottanta. A 48 anni Carraro jr piacerebbe a molti. Ricorda in parte il primo Malagò. Giovane e con una rete di relazioni molto vasta sia nei confini nazionali che fuori. Ma al momento non ha i requisiti di eleggibilità previsti dallo statuto del Coni.
Così nel gorgo di nomi c’è chi non esclude un presidente di transizione, come il quasi ottuagenario Petrucci. Uno che conosce a menadito la macchina sportiva italiana, attraversando varie epoche dello sport. Di recente si è guadagnato la conferma al vertice della Federbasket, nonostante il governo preferisse un ribaltone a favore di Guido Valori, molto gradito al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha un’antica passione per la politica sportiva (è pur sempre l’ideatore della società Sport e Salute, pensata in ottica anti Malagò), e molto vicino al ministro dello Sport, Andrea Abodi.
Petrucci l’ha sfangata nel segno dell’usato sicuro. Ora non è certo il primo nome che viene in mente per una candidatura alla presidenza del Coni. Ma è quello buono da tirare fuori in caso di stallo. E poi ci sono sullo sfondo i presidenti federali, che parlano con gli altri presidenti e annusano l’aria su una possibile corsa. Marco Di Paola, presidente della Federazione sport equestri, è tra i più attivi. Ma rimbalzano pure le ipotesi di Luciano Buonfiglio, a capo della Federazione canoa e kayak, e Alberto Miglietta, presidente della Federazione pesi. Chiunque, però, deve cercare la benedizione di Malagò. Perché senza di lui diventa tutto difficile.
E, se davvero l’attuale capo del Coni dovesse pensare ad altro, oltre all’incarico già in tasca al Cio (sarà componente fino al 2029), c’è chi svela il suo grande sogno: diventare presidente della Roma. La sua squadra del cuore. Magari con una proprietà diversa, che parli arabo.
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link