Come il governo Meloni nasconde la crisi sociale e produttiva

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Mentre è impegnato a trasportare in Libia i torturatori dei migranti e a picconare la magistratura, il governo Meloni continua a mostrare un disinteresse rispetto alla crisi economica e sociale in corso in Italia. Si tratta di una scelta politica, accompagnata da un uso ideologico dei dati sull’occupazione, più attento all’aspetto quantitativo dell’aumento dei contratti a tempo indeterminato che alla qualità del lavoro svolto, ai salari e al loro potere di acquisto. Lo stesso accade sui dati sul crollo della produzione e del fatturato nell’industria o sull’aumento della cassa integrazione. Prevale, nel governo, la legge del «pilota automatico», quello dell’Europa che per le destre non è più matrigna, ma l’alibi usto per tagliare la spesa sociale, a cominciare da quella dei comuni.

QUELLO CHE È ACCADUTO ieri è stato un concentrato delle contraddizioni che avvolgono l’operato del governo Meloni. Verso le 10 l’Istat ha confermato le stime del prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2024: per il secondo trimestre consecutivo il Pil è rimasto fermo. L’anno che si è chiuso da poco si è dunque chiuso con una crescita dello 0,5%, esattamente la metà di quanto previsto dal governo nel Piano strutturale di bilancio, più basso rispetto a quanto previsto nella Nota di aggiornamento a un farlocco Documento di economia e finanza (era lo 0,7%). Questo arretramento è evidentemente causato dalla crisi industriale: la produzione cala da 22 mesi consecutivi. Ieri l’Istat ha segnalato che il fatturato delle industrie sta calando da 20 mesi consecutivi.

È POSSIBILE, in queste condizioni, un rallentamento del mercato del lavoro cresciuto quantitativamente. Ieri l’Istat ha detto che era stabile a dicembre, ha confermato l’aumento del lavoro fisso e un calo di quello precario, ma anche il fatto che lavorano di più gli over 50 mentre gli under 29 e le donne sono i più penalizzati. Considerati insieme, e in prospettiva, questi fattori non lasciano al momento intravedere la possibilità di una crescita all’1,2% stimata dal governo per il 2025. Potrebbe essere invece della metà, o anche meno. Ciò influirà su una politica economica che procede a vista, per di più senza investimenti, a parte quelli in scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sempre che si riescano a spendere.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

IL NUOVO SCONTRO avvenuto ieri tra l’Inps e la Cgil sull’interpretazione dei dati sull’aumento della cassa integrazione è stato un altro sintomo di una crisi resa invisibile dal governo. Per la Cgil le ore di cassa integrazione a dicembre 2024 sono aumentate: oltre 507 milioni, +20% rispetto all’anno precedente. C’è stato un balzo di oltre il 50% in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Campania e Puglia.

DATI E SPIEGAZIONI diverse si sono lette nel report dell’Osservatorio dell’Inps secondo il quale il «mercato del lavoro è resiliente», la cassa integrazione è la prova di un «adattamento del sistema». «Quella dell’Inps è una lettura parziale e distorta della realtà – ha sostenuto il sindacato – Bisogna restituire la reale situazione dei lavoratori. Il fatto è che le crisi industriali stanno aumentando, il governo non ha una visione di politica industriale e gli ammortizzatori da soli non sono risolutivi». Lo scontro rivela un clima surriscaldato e un conflitto tutto politico sull’interpretazione dei dati. Un elemento, quest’ultimo, caratteristico di tutti i governi (ricordiamo quello Pd targato Renzi). Al tempo dei «fattoidi» di Trump, e delle nuove destre estreme, è la regola.

A PIAZZA DELLA PILOTTA, vicino alla Fontana di Trevi a Roma, ieri era in corso una conferenza sulla finanza e sull’economia locale di Ifel mentre l’Istat stava snocciolando i suoi dati. Tra l’altro c’è stato un confronto tra il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e il presidente dell’Anci e sindaco di Napoli Gaetano Manfredi a proposito delle conseguenze dei tagli agli enti locali (5,6 miliardi fino al 2029) disposti dalla legge di bilancio. Ad avviso di Giorgetti gli enti locali devono «collaborare» al conseguimento degli obiettivi della finanza pubblica, cioè realizzare i tagli o «accantonamenti di bilancio».

A GIORGETTI, Manfredi ha risposto che, data questa «traiettoria» della spesa pubblica (cioè l’austerità), «i comuni non saranno in grado di erogare neanche il livello di servizio attuale perché la capacità fiscale sarà saturata». «È una storia che abbiamo già visto nel 2008-2013. Se vogliamo ripetere questa storia è meglio che lo diciamo perchè già sappiamo quello che succede, è un film già visto». Stiamo vivendo in un remake, ma il governo non lo dirà.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio