Ucraina. Consulenti francesi e corruzione: un nuovo scandalo scuote la credibilità del Paese

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di Giuseppe Gagliano

L’Ucraina è di nuovo al centro di un’intricata vicenda di corruzione che coinvolge appalti militari, consulenti stranieri e un flusso di denaro opaco tra diverse città chiave: New York, Istanbul, Tbilisi e Doha. Un quadro che, se confermato, minerebbe ulteriormente la credibilità di Kiev nella sua battaglia per la trasparenza, mentre il paese cerca di ottenere il via libera per l’adesione all’Unione Europea e continuare a ricevere aiuti internazionali.
Secondo le informazioni disponibili attraversoni media, due consulenti francesi sono sospettati di aver orchestrato un sofisticato schema di appropriazione indebita ai danni dell’Ucraina. L’accusa è grave: milioni di euro sarebbero stati sottratti attraverso contratti di fornitura di armi e equipaggiamenti militari, tra cui giubbotti antiproiettile di qualità inferiore, potenzialmente letali per i soldati ucraini al fronte. Un’accusa che, se provata, dimostrerebbe come la guerra in corso non sia solo un campo di battaglia tra eserciti, ma anche un terreno fertile per traffici e speculazioni.
Le autorità ucraine, con il coinvolgimento del procuratore generale e di organi anticorruzione, hanno ufficialmente aperto un’indagine e informato le persone coinvolte. L’inchiesta si inserisce in un più ampio contesto di lotta alla corruzione, che negli ultimi due anni ha scosso profondamente le istituzioni di Kiev. Già nel 2023 diversi alti funzionari del ministero della Difesa furono costretti alle dimissioni per scandali legati agli approvvigionamenti militari, dall’acquisto di cibo per l’esercito a prezzi gonfiati fino alla fornitura di armi a costi esorbitanti.
Questa volta però lo scandalo assume una dimensione internazionale. Non si tratta solo di funzionari ucraini, ma di una rete che tocca più paesi e che potrebbe coinvolgere anche intermediari e società occidentali. Il fatto che l’inchiesta abbia collegamenti con New York e Doha fa pensare a un sistema di triangolazione finanziaria, dove i fondi potrebbero essere stati dirottati attraverso conti offshore e aziende di facciata.
L’Ucraina è impegnata in una doppia battaglia: una militare: contro la Russia, e una politica per dimostrare all’occidente di essere pronta a entrare nell’Unione Europea. Bruxelles ha già chiarito più volte che la lotta alla corruzione è un prerequisito fondamentale per qualsiasi progresso nel percorso di adesione. Gli scandali che coinvolgono il ministero della Difesa non aiutano certo il governo di Volodymyr Zelensky, che ha fatto della trasparenza un cavallo di battaglia per mantenere il sostegno di Stati Uniti e Ue.
La questione è delicata anche per la politica internazionale. Washington e Bruxelles hanno destinato miliardi di dollari e euro in aiuti militari e finanziari a Kiev. Ogni accusa di corruzione mina la fiducia nell’effettivo utilizzo di questi fondi e offre argomenti ai settori più scettici dell’opinione pubblica occidentale, che già da mesi sollevano interrogativi sulla gestione degli aiuti all’Ucraina.
Un dettaglio chiave rimane avvolto nel mistero: i nomi dei due consulenti francesi coinvolti non sono stati rivelati. Questo potrebbe significare due cose. Da un lato le autorità ucraine potrebbero voler evitare fughe di notizie che compromettano l’inchiesta. Dall’altro il coinvolgimento di figure di alto profilo potrebbe rendere la questione ancora più delicata, soprattutto se tra i sospettati ci fossero persone legate a industrie della difesa o a circoli politici influenti.
Nel frattempo la stampa internazionale segue con attenzione l’evolversi della vicenda, mentre a Kiev cresce la pressione per dimostrare che la lotta alla corruzione è reale e non solo uno slogan. Se il governo ucraino vorrà davvero rassicurare i suoi alleati, dovrà garantire processi rapidi e trasparenti, senza zone d’ombra o protezioni politiche.
Perché, al di là della guerra sul campo, il destino dell’Ucraina si gioca anche sulla credibilità delle sue istituzioni. E in questo, gli scandali come quello dei consulenti francesi rappresentano un pericoloso tallone d’Achille.

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