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Dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021, il lavoro domestico in Italia sembra rientrato in una dimensione più stabile e coinvolge oltre 3,3 milioni di soggetti. Il dato emerge dal sesto Rapporto annuale sul lavoro domestico realizzato dall’Osservatorio DOMINA con la collaborazione scientifica della Fondazione Leone Moressa e presentato a metà gennaio 2025 a Roma. Di seguito una sintesi dei dati, delle analisi e delle riflessioni contenuti nello studio.

Un alto tasso di irregolarità. Nonostante una diminuzione negli ultimi anni, conseguenza anche delle iniziative di informazione e sensibilizzazione condotte da istituzioni e parti sociali, il tasso di irregolarità nel lavoro domestico è storicamente molto elevato. Secondo i dati ISTAT, revisionati nel settembre 2024, nel 2022 il tasso di irregolarità medio in Italia si attesta al 9,7%, percentuale che sale al 47,1% nel caso del lavoro domestico. Complessivamente, tra lavoratori e datori di lavoro, il settore conta 1,7 milioni di persone censite dall’INPS. Applicando il tasso di irregolarità, il numero di persone coinvolte supera i 3,3 milioni.

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L’identikit del lavoratore domestico. Nel 2023 i lavoratori domestici regolari assunti direttamente dalle famiglie sono 834 mila. Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza femminile (88,6%) e straniera (69% del totale). Il settore rimane caratterizzato dalla presenza di lavoratori provenienti dall’Est Europa (35,7%). Il secondo gruppo più numeroso è però quello di cittadinanza italiana, che rappresenta il 31,1% del totale. In crescita i lavoratori provenienti dalla Georgia, Perù, El Salvador, mentre ad essere in calo sono quelli provenienti da Romania, Moldavia e Bangladesh.

In calo i datori di lavoro. Secondo i dati INPS, i datori di lavoro nel 2023 continuano a diminuire (917.929), registrando 60 mila unità in meno rispetto all’anno precedente (-6,1%). Si tratta di un assestamento del dato dopo gli aumenti del 2020 e del 2021, riconducibili principalmente alle misure di contenimento della pandemia. Tra i datori di lavoro, oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio. La componente femminile è mediamente del 58%, mentre quella straniera del 5% (3% Ue e 2% non Ue).

Spesa delle famiglie e indotto del lavoro domestico. Le famiglie spendono oggi 7,6 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari, a cui si aggiungono 5,4 miliardi per la componente irregolare. Si tratta quindi di una spesa complessiva di 13 miliardi, che genera allo Stato un risparmio di circa 6 miliardi (0,3% del PIL), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in una struttura. A questo bisogna aggiungere l’impatto che la spesa delle famiglie ha da un punto di vista economico sulla produzione in Italia: i 13 miliardi “investiti” dalle famiglie per lavoratrici e lavoratori domestici vengono poi rimessi in circolo sul mercato, determinando uno stimolo alla produzione quantificabile nell’ordine di 253,8 milioni di nuove ore di lavoro e 21,9 miliardi di euro di valore della produzione generato (moltiplicatore 1,55).

PIL e care economy. Il lavoro domestico produce 15,8 MLD di Valore Aggiunto pari al 1 punto percentuale di PIL generato. Ma se si considera l’intero settore della cura (care economy) il valore economico è quantificabile in 84,4 MLD di euro, il 4,4% del PIL totale. Per dare l’idea della dimensione di questo settore, basti pensare che l’agricoltura produce 39,5 miliardi (2,1% del PIL) e che il settore della ristorazione (alberghi, bar e ristoranti) si attesta a 79,9 miliardi (4,2% del PIL).

TRENTINO – ALTO ADIGE

La tendenza. I lavoratori domestici regolari sono 11.394 e rispetto al 2022 sono diminuiti del 7,8%. In Trentino – Alto Adige le badanti (72,0%) sono presenti in numero notevolmente maggiore rispetto alle colf (28,0%). Anche i datori di lavoro domestico sono diminuiti del 7,4% (864) ed il 2,1% della popolazione e` coinvolto nel lavoro domestico.

Caratteristiche dei lavoratori domestici. Il 55,8% dei lavoratori domestici proviene dall’Est Europa, seguito dal 27,4% di italiani, con la netta prevalenza del genere femminile (95%). L’eta` media del lavoratore domestico e` di 53,6 anni. Oltre il 66% dei lavoratori ha lavorato meno di 50 settimane ed il 51,3% opera in convivenza.

Spesa delle famiglie e impatto economico. Il datore di lavoro ha un’eta` media di 70,1 anni ed e` in prevalenza donna (56,8%). Il 5,4% dei datori di lavoro e` straniero. Nel 2023 le famiglie in Trentino – Alto Adige hanno speso 116 milioni per la retribuzione dei lavoratori domestici (stipendio, contributi, TFR), i quali hanno prodotto un valore aggiunto di circa 300 milioni di euro.

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Distribuzione territoriale. Nella Provincia Autonoma di Bolzano si registra il maggior numero di colf (52,6% ovvero 3,1 colf ogni 1.000 abitanti) e di badanti (53,3% ovvero 12,3 ogni 100 anziani), mentre nella Provincia Autonoma di Trento si registrano 2,8 colf ogni 1000 abitanti e 9,6 badanti ogni 100 anziani.

Sito dell’Osservatorio Domina   

Fonte: Cinformi



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