Sostenibili sì, ma con agilità e senza zavorre. Senza i famigerati lacci e lacciuoli della burocrazia. E quindi competitivi. Sembra essere questa la cifra del Competitiveness Compass (la Bussola della competitività europea) presentato ieri dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
La Bussola, spiega la Commissione, traccia un percorso affinché l’Europa diventi “il luogo in cui le tecnologie, i servizi e i prodotti puliti del futuro vengono inventati, prodotti e immessi sul mercato, diventando al contempo il primo continente a essere neutrale dal punto di vista climatico”.
Annunciata il 27 novembre 2024 da von der Leyen come prima grande iniziativa della Commissione in questo mandato, rappresenta “un nuovo quadro per rilanciare la produttività economica e garantire il vantaggio competitivo dell’UE”. Ha detto la presidente della Commissione presentando l’iniziativa alla stama: “L’Europa ha tutto ciò che serve per avere successo nella corsa al vertice. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo correggere le nostre debolezze per recuperare la competitività. La Bussola della competitività trasforma le eccellenti raccomandazioni del rapporto Draghi in una tabella di marcia. Ora abbiamo un piano. Abbiamo la volontà politica. Ciò che conta è la velocità e l’unità. Il mondo non ci aspetta. Tutti gli Stati membri sono d’accordo su questo. Quindi, trasformiamo questo consenso in azione”.
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“Sostenibilità e competitività” o “sostenibilità vs competitività”?
Per arrivare a quello che forse è il nocciolo, o quantomeno uno dei noccioli, della questione (il rapporto tra gli obiettivi di sostenibilità, la normazione green e l’efficienza e competitività delle imprese e dei mercati) a quanto è dato capire dalle indicazioni contenute nel documento approvato dai commissari europei, la transizione sostenibile resta, e non poteva essere altrimenti, uno degli obiettivi dell’esecutivo e del continente. “L’economia pulita è un potente motore per un’Europa più competitiva”, si legge nel Competitiveness Compass: “L’UE deve garantire la sua prosperità sostenibile e la sua competitività, preservando la sua unica economia sociale di mercato, riuscendo nella doppia transizione e salvaguardando la sua sovranità, la sua sicurezza economica e la sua influenza globale”. La green transition viene citata due volte, sempre in coppia con quella digitale. Il Green Deal (non menzionato nel testo approvato dai commissari) viene ricordato – insieme al piano REPowerEU e all’Unione europea della salute – nei documenti esplicativi come una delle tre iniziative che hanno ”rafforzato la nostra base industriale e reso l’Europa più favorevole agli investimenti”.
E la decarbonizzazione è una delle tre aree d’azione prioritarie insieme a innovazione e sicurezza/resilienza. La neutralità climatica un obiettivo confermato. Ma arriva sempre dopo la competitività. “La stella polare dei prossimi anni deve essere il rinnovamento della forza competitiva dell’Europa”, scrivono i commissari: “L’Europa ha tutte le risorse necessarie per essere competitiva nell’economia globale di domani, ma è urgente un cambio di marcia. Deve fare leva sui suoi punti di forza e sfruttare rapidamente il proprio percorso di crescita della produttività basata sull’innovazione verso un futuro neutrale dal punto di vista climatico”.
Ancora, Il comunicato stampa: “Pur cercando di garantire la neutralità climatica dell’UE, il documento traccia un percorso affinché l’Europa diventi il luogo in cui le tecnologie del futuro e i prodotti puliti vengono inventati, prodotti e immessi sul mercato”.
Questo arrivare dopo della sostenibilità ambientale rispetto alla competitività è probabilmente naturale in un documento che fin dal titolo parla appunto di competitività; forse è addirittura auspicabile, anche da un punto di vista sociale, se immaginiamo che questo arrivare in seconda battuta non porti con sé un sacrificio agli “spiriti animali del capitalismo” di keynesiana memoria. Ma alcuni annunci, soprattutto se letti alla luce del nuovo asse politico della Commissione, potrebbero far temere un indebolimento della strategia per la sostenibilità ambientale.
Parlando del rapporto Draghi, che come abbiamo visto viene esplicitamente citato come l’ispirazione teorica del Competitiveness Compass, si legge che “la transizione verso un’economia decarbonizzata deve essere favorevole alla competitività e neutrale dal punto di vista tecnologico, mentre il passaggio a fonti di energia più pulite deve ridurre i costi energetici e la volatilità dei prezzi”).
Non ci sarebbe niente da dire sulla neutralità tecnologica, purché sia tale. E, come abbiamo visto nel caso del nucleare e del gas inclusi nella Tassonomia europea, ma anche degli imballaggi monouso durante la discussione sul relativo Regolamento, non sempre lo è. E purché non diventi una petizione di principio dietro cui nascondere una retromarcia ambientale.
Nel documento presentato ieri, la Commissione scrive poi che la regolamentazione (bestia nera dei fan della mano invisibile del mercato) “deve essere proporzionata, stabile, coerente e neutrale dal punto di vista tecnologico”. Cosa quel “proporzionata” voglia dire lo capiremo nei prossimi mesi, con la “prima azione Omnibus di semplificazione” che riguarderà “un’ampia semplificazione nei settori della rendicontazione della finanza sostenibile, della due diligence di sostenibilità e della tassonomia”. Obiettivo degli alleggerimenti normativi – che secondo l’esecutivo Ue dovrebbero far risparmiare alle imprese fino al 35% degli oneri amministrativi– sembrano essere proprio le norme ambientali.
Tre aree di intervento fondamentali: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza
La Bussola individua 3 aree d’azione prioritarie:
INNOVAZIONE. L’UE deve colmare il divario di innovazione creando ”un ambiente in cui prosperino le start-up innovative, una leadership industriale efficace e la diffusione delle tecnologie nelle imprese”. Tra le iniziative concrete della Commissione figurano “Apply AI” e “AI Gigafactories” per promuovere l’adozione industriale dell’IA; piani d’azione per i materiali avanzati, le tecnologie quantistiche, biotecnologiche, tecnologie robotiche e spaziali; e una strategia dell’UE per l’avviamento e la scalabilità che affronterà gli ostacoli che impediscono alle nuove imprese di emergere e crescere;
DECARBONIZZAZIONE E COMPETITIVITÀ. La Commissione fornisce qualche dettaglio. L’imminente Clean Industrial Deal definirà “un approccio alla decarbonizzazione orientato alla competitività, volto a garantire che l’UE sia un luogo attraente per la produzione, anche per le industrie ad alta intensità energetica, e a promuovere le tecnologie pulite e i nuovi modelli commerciali circolari”.
Secondo i commissari, il motore più forte per “spostare l’economia verso la produzione pulita e la circolarità”, è lo sfruttamento del potere del mercato interno dell’UE. La Commissione dunque immagina “nuove misure per incoraggiare la domanda di prodotti a basse emissioni di carbonio, come ad esempio il benchmarking/l’etichettatura, la preferenza negli appalti pubblici o gli incentivi finanziari “.
Un piano d’azione per l’energia accessibile dovrebbe contribuire a ridurre i prezzi e i costi dell’energia, mentre una legge sull’accelerazione della decarbonizzazione industriale “estenderà l’autorizzazione accelerata ai settori in transizione”. Inoltre, la Bussola prevede piani d’azione su misura per i settori ad alta intensità energetica, come l’acciaio, i metalli e la chimica.
Tra le norme e le iniziative previste a riguardo, il documento ricorda le seguenti: Clean Industrial Deal e Action Plan on Affordable Energy [Q1, cioè primo quadrimestre, 2025]; Industrial Decarbonisation Accelerator Act [Q4 2025]; Electrification Action Plan and European Grids Package [Q1, 2026]; New State Aid Framework [Q2 2025]; Steel and metals action plan [2025]; Chemicals industry package [Q4 2025]; Strategic dialogue on the future of the European automotive industry and Industrial Action Plan [Q1 2025]; Sustainable Transport Investment Plan [Q3 2025]; European Port Strategy e Industrial Maritime Strategy [2025]; High Speed Rail Plan [2025]; Carbon Border Adjustment Mechanism Review [2025]; Circular Economy Act [Q4 2026]; Vision for Agriculture and Food [Q1 2025]; Oceans Pact [Q2 2025]; Amendment of the Climate Law [2025].
SICUREZZA E RESILIENZA – “L’UE ridurrà le dipendenze e aumenterà la propria resilienza e sicurezza continuando a costruire partenariati commerciali efficaci con le economie di tutto il mondo” (una risposta alle minacce di dazi arrivati dagli USA). Partenariati che contribuiranno “a garantire l’approvvigionamento di materie prime, energia pulita, carburanti per il trasporto sostenibile e tecnologie pulite da tutto il mondo”. Saranno inoltre riviste le norme sugli appalti pubblici “per introdurre una preferenza europea negli appalti pubblici per i settori e le tecnologie critiche”.
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Cinque fattori orizzontali per la competitività
I tre pilastri sono integrati da cinque fattori orizzontali, “essenziali per sostenere la competitività in tutti i settori”:
Semplificazione. La Commissione vuole “ridurre drasticamente gli oneri normativi e amministrativi”. Questo comporterà anche uno sforzo sistematico per rendere le procedure di accesso ai fondi dell’UE e le decisioni amministrative dell’UE “più semplici, più rapide e più leggere”. Come già ricordato, primo momento di questo processo di alleggerimento burocratico sarà la proposta Omnibus, la cui pubblicazione è prevista a febbraio, che “semplificherà la rendicontazione della sostenibilità, la due diligence e la tassonomia”. Inoltre, la Commissione intende facilitare le operazioni commerciali per migliaia di piccole imprese a media capitalizzazione. L’obiettivo di ridurre di almeno il 25% gli oneri amministrativi per le imprese e di almeno il 35% per le PMI;
Abbassare le barriere al mercato unico. Per migliorarne il funzionamento del mercato unico europeo in tutti i settori, la Commissione annuncia una strategia orizzontale per il mercato unico che “modernizzerà il quadro di governance, eliminando le barriere all’interno dell’UE e impedendo la creazione di nuove”;
Finanziare la competitività. Ogni anno, spiega la Commissione, 300 miliardi di euro di risparmi europei “sono dirottati all’estero a causa della frammentazione del nostro sistema dei mercati dei capitali. Se completiamo l’Unione dei mercati dei capitali, le imprese dell’UE potrebbero accedere a 470 miliardi di euro di finanziamenti in più ogni anno”. Un capitale che “potrebbe essere utilizzato per alimentare l’innovazione, la crescita e la creazione di posti di lavoro in tutto il continente”. La Commissione presenterà allora un’Unione europea del risparmio e degli investimenti “per creare nuovi prodotti di risparmio e investimento, fornire incentivi per il capitale di rischio e garantire che gli investimenti fluiscano senza soluzione di continuità in tutta l’UE”. Inoltre “un bilancio dell’UE riorientato razionalizzerà l’accesso ai fondi europei in linea con le priorità dell’UE”.
Promuovere le competenze e i posti di lavoro di qualità. Per garantire una buona corrispondenza tra le competenze delle europee e degli europei e le richieste del mercato del lavoro, la Commissione presenterà un’iniziativa per costruire un’Unione delle competenze incentrata su “investimenti, apprendimento degli adulti e apprendimento permanente, creazione di competenze a prova di futuro, mantenimento delle competenze, mobilità equa, attrazione e integrazione di talenti qualificati dall’estero e riconoscimento di diversi tipi di formazione per consentire alle persone di lavorare in tutta l’Unione”;
Migliore coordinamento delle politiche a livello UE e nazionale. La Commissione introdurrà uno “strumento di coordinamento della competitività”. Questo strumento servirà a migliorare la collaborazione con gli Stati membri “per garantire l’attuazione a livello europeo e nazionale degli obiettivi politici condivisi dall’UE, identificare i progetti transfrontalieri di interesse europeo e perseguire le relative riforme e investimenti”. Nel prossimo quadro finanziario pluriennale, un Fondo per la competitività sostituirà i molteplici strumenti finanziari dell’UE esistenti con obiettivi simili.
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