Piedimonte Matese, stop al turismo “mordi e fuggi”: pronta la riqualificazione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


Il turismo invernale mordi e fuggi è da sempre una costante, sul versante casertano del Matese. O, almeno, lo è, nella sua versione peggiore, dal 2013 in poi: fu quello, infatti, il vero e proprio “annus horribilis” per Bocca della Selva, l’amena stazione di sport invernali tenuta a battesimo nel gennaio del 1969, divenuta fiore all’occhiello dello sci alpino in provincia di Caserta fra i Settanta e gli Ottanta, avviata definitivamente al tramonto nel 2013, appunto, quando il raggiungimento del limite massimo di “vita tecnica” degli impianti di risalita della defunta “Sciovia del Sole”, segnò inesorabilmente il declino della località.

Da allora, complice anche un turismo sportivo più esigente, nessuno ha inteso più investire a Bocca della Selva che, però, è rimasta nel cuore di tanti e, soprattutto, continua a essere meta fissa di famiglie e gitanti delle provincie di Caserta e Napoli: d’inverno ecco gli slittini da trainare tristemente – e non senza fatica – lungo la discesa dell’ex Sciovia del Sole, per lanciarsi da metà pista verso il pianoro e, d’estate, campo libero per temerari falò sotto i faggi, in barba alle norme di salvaguardia del Parco.

Microcredito

per le aziende

 

Cusano Mutri, neve a Bocca della Selva: le immagini delle strade imbiancate

Sono ben lontani, dunque, i ricordi degli anni d’oro: le giornate bianche, i giochi sportivi studenteschi, le innumerevoli edizioni della Festa della Neve, il pienone di sciatori in fila allo skilift, la straordinaria presenza del campione Gustavo Thoeni, nel 1995.

Neve Bocca della Selva

Oggi spicca il desolato scenario di centinaia e centinaia di gitanti alla ricerca di una giornata di relax, ma con servizi assolutamente non in grado di reggere, nonostante tutto, la massiccia affluenza di presenze. Resiste, stoicamente, il Rifugio Tre Faggi, così come il vicino Rifugio Montano, così come l’infaticabile Associazione Pro Loco. Ma, nel complesso, l’impatto è spesso devastante perché mancano i controlli e, soprattutto, manca una gestione complessiva dell’area che, sul piano amministrativo, rientra nel Comune di Cusano Mutri, ma per quel che riguarda la proprietà delle piste e degli impianti (ormai defunti) vede protagonista il Comune di Piedimonte Matese.

Proprio la giunta comunale di Piedimonte, però, ha approvato, una manciata di giorni fa, il progetto presentato da un privato e relativo a una proposta di partenariato. In pratica, per circa 800mila euro e mediante la finanza di progetto, il Comune punterà ad affidare, per la durata di 30 anni, le aree di sua proprietà, allo scopo di riqualificare l’ex stazione sciistica sia sul piano naturalistico e paesaggistico, sia sul piano dei servizi. Il progetto prevede sia il recupero delle strutture preesistenti, ovvero ex rifugio Cristallo, biglietteria, locale nolo sci, sia delle strutture realizzate con il progetto “Ecovillaggio Matese” e mai utilizzate per lo scopo iniziale, ovvero infopoint e toilette al servizio degli escursionisti.

Progetto fallito e interventi finiti alle ortiche. Altro che “ecovillaggio”: oggi il pianoro di Bocca della Selva è un cimitero di relitti di quello che fu il periodo d’oro. «L’ente Parco del Matese prevede di poter appaltare entro aprile lavori per circa un milione e 200mila euro dei fondi Coesione e sviluppo per un primo recupero della pista Cristallo», dice il presidente del Parco regionale, Agostino Navarra.

Nessun destino all’orizzonte, invece, per le piste da sci di fondo di Monte Orso, nel Comune di Castello del Matese: anello unico nel Sud Italia, oggi desolatamente privo di ogni genere di gestione. Eppure, le piste sono immerse in uno scenario paradisiaco.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Fu proprio qui, nell’estate del 2009, durante un rave non autorizzato al quale parteciparono migliaia di persone dall’Italia e dall’estero, che morì, per overdose, uno studente israeliano. Insomma, è tempo che il Matese diventi, finalmente e una volta per tutte, area protetta anche di fatto. Lo conferma Rosario Balestrieri, naturalista e presidente di “Ardea Onlus”: «Per i luoghi turistici in area protetta – afferma – andrebbe calcolata la capacità portante in termini di presenze massime possibili, per garantire un impatto sostenibile e una esperienza turistica positiva. Mi è capitato più volte, all’estero, di dover prenotare per visitare la cima di una montagna o di un vulcano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link