Giuseppe Pastore, noto giornalista, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni del momento della Lazio e non solo
Non solo la sconfitta contro la Fiorentina e il prossimo match di Europa League contro il Braga, ma anche calciomercato e obiettivi della Lazio. Abbiamo parlato di tutto questo con il noto giornalista Giuseppe Pastore, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Lazionews24.
Abbiamo assistito ad una bella partita tra Lazio e Fiorentina. I biancocelesti, però, hanno pagato le disattenzioni nei primi venti minuti. Qual è il suo pensiero sul match?
«È stato un po’ il remake del derby. La Lazio è scesa in campo fuori ritmo ed è stata messa sotto proprio sul piano dell’approccio alla partita. Non ha saputo limitare i danni, perché è una squadra che va in difficoltà quando attaccata. Non riesce a garantire una tenuta nervosa e mentale per superare un momento difficile. La Lazio è una delle squadre che gioca meglio a calcio in Italia, ma in questo tipo di partite paga una certa presunzione. È convinta e fiera del suo modo di giocare e di stare in campo, mettendo da parte l’idea che ogni tanto bisogna sporcarsi le mani. Se l’Inter ti sta attaccando non devi offrirle ripetutamente spazio per affondare, altrimenti ne prendi sei. Alcune volte la Lazio si è quasi offerta all’avversario. Questo succede soprattutto in Italia, dove tante squadre stanno trovando delle contromisure a questo tipo di gioco. È brillantissima in Europa perché forse non c’è questa attenzione tattica nel colpire la Lazio nei suoi punti deboli. Baroni dovrebbe preparare un piano B in questo girone di ritorno. Inoltre, la società dovrebbe dargli una mano con il mercato, perché la rosa è clamorosamente corta in tanti reparti».
Baroni ha schierato Dele-Bashiru dal 1′ al posto di Rovella e la mancanza di quest’ultimo si è fatta sentire. C’è una la Lazio con Rovella e una Lazio senza?
«Questa mossa non mi è piaciuta molto, poteva far riposare Rovella giovedì in Europa League e non in uno scontro diretto. Infatti, all’intervallo è stata fatta marcia indietro. Non esiste Lazio senza Rovella in questo momento, perché è un giocatore chiave e che non ha sostituti in rosa. Non ha nemmeno grandi eguali in Serie A, non ci sono tanti registi che stanno facendo bene come Rovella: non ce l’ha la Juve, non ce l’ha il Milan. È un giocatore prezioso, da Nazionale, che sta facendo una stagione ottima. Ogni squadra ha dei giocatori indispensabili e Rovella, per la Lazio, è uno di questi. Farne a meno in una partita come quella di ieri mi ha colpito».
Ora ci sarà l’ultima partita di questa fase di Europa League contro il Braga. Dove può arrivare la squadra di Baroni in questa competizione?
«Intanto si è già tolta un turno fastidioso come quello dei playoff. Dagli ottavi in poi dipende da due cose: dal tabellone, perché ci sono squadre pericolose e c’è anche il rischio di un derby agli ottavi, e poi che la Lazio mantenga questa condizione fisica. Con il passare dei mesi, però, sarà impossibile tenere il piede in due scarpe. Se vuole andare avanti in Europa, mollerà qualcosa in campionato, e viceversa. Lo insegnano le stagioni delle squadre italiane che sono arrivate in fondo alle Coppe negli ultimi anni. O la Lazio compra tre o quattro giocatori in questa ultima settimana di mercato, un difensore centrale, un centrocampista centrale, l’esterno sinistro, anche perché Tavares si è fatto male due volte e Pellegrini non lo reputo all’altezza di una squadra che gioca la Champions, altrimenti il rischio di far partite come quella di ieri è reale».
Nel corso dell’ultima puntata del 2024 di Fontana di Trevi, ha nominato Marco Baroni come suo MVP dello scorso anno solare. C’è la possibilità di rivederlo tra i suoi preferiti anche a fine 2025?
«Glielo auguro, perché vorrebbe dire vincere un trofeo. Fare meglio di come ha fatto l’anno scorso è difficile, secondo me la salvezza del Verona equivale almeno ad un Europa League. Questo 2025 non è partito benissimo, a livello di scelte sta soffrendo una rosa che si è accorciata a causa degli infortuni e la gestione faticosa delle tre partite settimanali. Soprattutto per chi non è abituato, penso anche a Thiago Motta che sta faticando molto in questa gestione. Qualche scelta non mi ha convinto, come il Dele-Bashiru largo contro la Fiorentina o come Pellegrini a sinistra, dove avrei preferito un giocatore più fisico per tenere testa a Dodo e Folorunsho. Tutti commettono errori, non voglio insegnare a Baroni come fare il suo mestiere. Anche perché merita stima perché è arrivato dove è ora con una gavetta infinita. Le sue idee lo hanno portato a giocarsi qualcosa di importante. Se vorrà confermarsi MVP dovrà vincere qualcosa, spero l’Europa League».
Al momento la Lazio è ferma al solo acquisto di Ibrahimovic, anche se si sta parlando molto di Casadei. Secondo lei quale giocatore servirebbe a questa squadra?
«Indicare un nome secco è difficile, anche perché spesso i grandi nomi non vanno via a gennaio. La Lazio ha bisogno di un difensore centrale a tutti i costi, perché Patric è infortunato e, a parte Gila, nessuno dà garanzie di difensore continuo ad alti livelli. Poi c’è bisogno di un centrocampista centrale, perché già era corta prima e senza Vecino ha soltanto tre giocatori a disposizione. In più Dele-Bashiru è adattato in quel ruolo. Ha bisogno anche di qualcosa sulle fasce in difesa, sia a sinistra che a destra. È stato ripescato Hysaj, finito fuori rosa, però c’è bisogno di qualche ritocco. Non so se la Lazio avrà la voglia ed il tempo di trovare queste soluzioni nell’ultima settimana di mercato. Sarebbe un peccato in una stagione così bella. Non vorrei che diventasse un remake della stagione 2012/2013, in cui Petkovic fece benissimo fino a Natale e poi scese un po’. Ci fu ovviamente la stupenda Coppa Italia, però in campionato perse posizioni e non riuscì a rimanere agganciata al treno della Champions. La Lazio dovrebbe imparare dai propri errori e dare la possibilità a Baroni di competere anche su tre fronti».
So che è anche un grande appassionato ed esperto di cinema. Se la Lazio di questa stagione fosse un film, che film sarebbe?
«Sicuramente un film che ha un’ottima prima parte, anche sorprendente. Le premesse sono ottime, ma non è facile arrivare a chiudere il finale. Direi ‘Perfetti Sconosciuti’, perché aveva una premessa fortissima che poi, però, non è stata centrata fino alla fine. ‘Perfetti Sconosciuti’ è anche un simbolo di molti giocatori di questa Lazio che si sono rivelati quest’anno: da Dele-Bashiru a Gigot, passando per Tchaouna. Anche lo stesso Baroni, sconosciuto a questi livelli. Ora, però, deve arrivare alla fine e lo può fare soltanto attraverso qualche rinforzo dal mercato, a meno che non decida di sbarazzarsi del campionato o dell’Europa League come ha fatto in passato. Baroni meriterebbe una mano da Lotito, vedremo cosa succederà in questi ultimi giorni di mercato».
Come giudica il percorso di Spalletti fino a questo momento? È sulla strada giusta per riscattare il brutto Europeo?
«Ero rimasto molto deluso da Spalletti all’Europeo, fu un disastro totale. Il primo responsabile fu Spalletti, che con grande umiltà ammise le sue colpe. Da quel momento ho visto un’Italia diversa. Abbiamo perso contro la Francia, ma il girone di Nations League è stato ottimo. Abbiamo ampie possibilità di andare ai Mondiali, perché in entrambi i casi i gironi vedono l’Italia favorita. Dobbiamo rimanere sereni e non farci prendere dall’ansia, che arriverà, di fallire per la terza volta consecutiva la qualificazione. Vedo bene Retegui e Kean, che stanno vivendo delle stagioni straordinarie. Mi pare che Spalletti abbia completamente rinunciato agli esterni, lasciando fuori gente come Zaccagni e Orsolini. Peccato, perché sono giocatori che anche a partita in corso possono dare delle alternative. Penso che la prossima sfida tattica di Spalletti sarà allargare il bacino delle convocazioni anche a ruoli diversi, per avere delle alternative. Secondo me nelle Nazionali è importante avere giocatori che ti cambino la partita a gara in corso, per dare anche una sensazione di imprevedibilità agli avversari. Penso che il percorso sia giusto e ho grandissima fiducia in questo allenatore. Sta imparando un nuovo lavoro, perché il CT è molto diverso dall’allenatore, e sta imparando anche dagli errori che ha fatto all’Europeo. Sono fiducioso».
In questo momento sembrerebbero Inter e Napoli le candidate per lo Scudetto, con l’Atalanta più staccata. Qual è la sua favorita?
«È ovvio che la squadra più forte è l’Inter, perché ha la rosa più ampia ed ha giocatori che devono ancora arrivare al top della condizione. Io, però, ho sempre dichiarato che lo Scudetto lo vincerà il Napoli. A maggior ragione non cambio idea. È una squadra che si muove a ritmo del suo allenatore, che è entrato ancora una volta nella testa dei suoi giocatori. I vari Spinazzola, Anguissa e Politano sembravano fuori moda e invece sono tornati dominanti. Vedo una squadra che reagisce alle avversità, perché è andata due volte in svantaggio a Bergamo e con la Juve e ha vinto entrambe le partite. Inoltre, non avendo le Coppe, ha soltanto sedici partite rimanenti da qui a fine stagione e si è già tolta Juve ed Atalanta. Quindi, conoscendo l’allenatore e avendo settimane libere per preparare al meglio ogni singola partita, per me la favorita è il Napoli».
Si ringrazia Giuseppe Pastore per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.
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