Il punto sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026

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Partire dal dossier di candidatura, e quindi dalla “promessa” olimpica, per capire, a un anno dall’inizio dei Giochi, quali saranno le ricadute in termini economici, ecologici e sociali.

Il punto sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026
(opportunità o saccheggio?)
di Nicola Pech
(pubblicato su huffingtonpost.it il 9 gennaio 2025)

Le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, inizialmente accolte come un’opportunità per rilanciare il turismo e l’economia del territorio rispettando l’ambiente, si trovano oggi al centro di un acceso dibattito pubblico sull’opportunità di questo e di altri grandi eventi.

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Partendo dal dossier di candidatura, e quindi dalla “promessa” olimpica, cercheremo di capire, a un anno dall’inizio dei Giochi, quali saranno le ricadute in termini economici, ecologici e sociali.

Il contesto internazionale: un cambio di paradigma
In diversi Paesi democratici, il malcontento della popolazione verso i grandi eventi sportivi ha portato a decisioni storiche, evidenziando un cambiamento nell’opinione pubblica sul ruolo e sull’impatto delle Olimpiadi. Negli ultimi anni, numerosi Paesi hanno manifestato una crescente opposizione all’organizzazione delle Olimpiadi, spinti da preoccupazioni riguardo ai costi, all’impatto ambientale e alla gestione delle risorse pubbliche. Un esempio emblematico è Innsbruck, in Austria, dove nel 2017 un referendum ha sancito il no della popolazione alla candidatura per le Olimpiadi invernali del 2026.

I cittadini hanno espresso timori per i potenziali costi elevati e per l’impatto ambientale legato all’evento. Anche in Svizzera, nel Canton Vallese, un referendum simile ha bloccato la candidatura per le Olimpiadi invernali del 2026. In questo caso, i votanti hanno respinto l’idea di utilizzare fondi pubblici per sostenere l’organizzazione dell’evento, sottolineando la necessità di priorità economiche diverse. Pare chiaro che i cittadini, laddove liberi di esprimersi, stiano decidendo di non sostenere eventi di questa portata quando percepiscono che i benefici non giustificano i costi e i sacrifici richiesti.

Il dossier di candidatura: la promessa di sostenibilità economica e ambientale su cui si è basata l’assegnazione all’asse Milano-Cortina

Quando Milano e Cortina d’Ampezzo hanno presentato la loro candidatura per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, la promessa olimpica e il relativo processo attuativo si basavano su due pilastri fondamentali: sostenibilità economica e ambientale.

Sostenibilità economica: il dossier prometteva che per gran parte delle infrastrutture necessarie per l’evento si sarebbero utilizzati impianti già esistenti, riducendo significativamente i costi rispetto a costuirne di nuovi. L’obiettivo dichiarato era quello di evitare i problemi di sovracosti che hanno afflitto molte edizioni passate delle Olimpiadi. Il budget di spesa contenuto nel dossier di candidatura è stato fissato a 1,5 miliardi di euro.

Sostenibilità ambientale: la candidatura si impegnava a non costruire nuove strutture impattanti sull’ambiente, puntando invece su un utilizzo intelligente e responsabile delle risorse già disponibili. Questo approccio avrebbe dovuto garantire un evento rispettoso degli ecosistemi locali e allineato agli obiettivi di tutela ambientale del CIO.

Cosa succede dopo l’assegnazione: la cronistoria in quattro tappe cruciali
Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, alcuni momenti fondamentali hanno cambiato radicalmente il quadro iniziale, segnando svolte significative per l’organizzazione dell’evento.

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1) Legge di Stabilità approvata a fine 2019: la classificazione delle opere
Nella Legge di Stabilità approvata a fine dicembre 2019 compare per la prima volta la distinzione delle opere olimpiche in “essenziali, connesse e di contesto”, termini mutuati da un altro “grande evento”, quello dell’Expo di Milano del 2015. Questa distinzione consente di deferire il completamento di molte opere a dopo le Olimpaidi. L’impressione è che si voglia infilare di tutto nel “pacchetto olimpico”: rotonde, varianti, tangenzialine, ecc.

2) Costituzione della Fondazione Milano Cortina e della Simico (11 marzo 2020)
Il governo Conte II approva un decreto legge con disposizioni urgenti per l’organizzazione dei Giochi. La Fondazione Milano Cortina 2026 diventa il comitato organizzatore, mentre viene istituita (la fase attuativa con le nomine arriverà nei mesi successivi) la società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa” (Simico) per progettare e realizzare le opere infrastrutturali. Da quel momento, le valutazioni di impatto ambientale legate ai Giochi si concentrano solo sulla fase organizzativa, escludendo le opere infrastrutturali, che rappresentano l’aspetto più impattante.

3) Elenco delle opere olimpiche (dicembre 2020)
Dopo un anno e mezzo dall’assegnazione dei Giochi, il 7 dicembre 2020, sempre con decreto, viene reso noto il primo elenco ufficiale delle opere olimpiche: sono soprattutto strade…

4) Commissariamento e clausola PNRR (settembre 2021)
Il 10 settembre 2021, ancora con decreto legge, il governo Draghi inserisce una modifica al decreto del marzo 2020 che aveva delineato la governance delle Olimpiadi. Il passaggio estende la “clausola Pnrr”, che prevede “Semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto”, anche alle Olimpiadi di Milano Cortina. È di fatto il primo passo verso il commissariamento. Tutte le procedure usuali di controllo su opere pubbliche (VIA e VAS) vengono quasi interamente azzerate.

Questi quattro momenti chiave hanno ridefinito la gestione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, incidendo profondamente sull’organizzazione e sulla realizzazione delle infrastrutture. Resta da vedere se le promesse iniziali di sostenibilità economica e ambientale verranno rispettate nel contesto di queste trasformazioni.

Le opere olimpiche e i relativi costi
Oggi nessuno può dire con certezza quante siano effettivamente le opere che ruotano attorno ai Giochi, perché non esiste un database unico da cui poter attingere quest’informazione. Inoltre molte opere sono e saranno subappaltate, rendendo ancora più difficile il lavoro di reperimento dei dati.  L’attuale meccanismo di rendicontazione, seppur coerente con il dettato normativo, non è sufficiente per garantire un sistema effettivo di trasparenza, degno di un evento come i Giochi Milano Cortina 2026, che impegneranno molte risorse pubbliche.

L’unica fonte di dati attualmente disponbile è frutto del lavoro di una pluralità di comunità locali, associazioni, cittadine e cittadini che ha preso il nome di Open Olympics 2026. Con un’opera meticolosa, sono stati scartabellati vari Decreti del presidente del Consiglio dei ministri, decreti ministeriali, leggi di previsione del Bilancio e successivi relativi bilanci.

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Senza la pretesa di essere esaustivi, ad oggi la situazione è questa:

Dai dati disponbili emerge quindi che la previsione di spesa per le Olimpiadi Milano Cortina 2026 supera i 5 miliardi e 720 milioni di euro, contro il preventivo iniziale di 1,5 miliardi indicato nel dossier di candidatura: 1 miliardo e 600 milioni per l’organizzazione dei Giochi e 4 miliardi e 120 milioni per le opere connesse. Il 68% dei fondi è destinato a opere stradali che incentiveranno il trasporto su gomma, prevalentemente a propulsione fossile.

Un’occasione mancata per la sostenibilità
Il dossier di candidatura prometteva costi contenuti e opere minimali, in linea con l’Agenda 2020 del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Ma la realtà si discosta nettamente: i costi complessivi sfioreranno i 6 miliardi di euro e le opere previste, anziché puntare sul riutilizzo degli impianti esistenti, includono infrastrutture nuove, spesso giudicate inutili e costose. Tra queste, spicca la pista di bob di Cortina: un progetto da oltre 120 milioni di euro per una struttura che rischia di restare inutilizzata dopo i Giochi.

Inoltre, la maggior parte delle opere non è stata sottoposta alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), bypassata grazie ai commissariamenti straordinari che hanno di fatto tagliato fuori i cittadini dal processo decisionale. Questo contrasta con quanto previsto dal dossier iniziale, che prometteva trasparenza e partecipazione.

Il fragile ecosistema alpino sarà sottoposto a nuove pressioni: nuovi impianti da sci, bacini per l’innevamento artificiale, piste e strade di servizio. Questo avviene in un contesto di riscaldamento globale, che rende sempre più arduo garantire neve a quote medio-basse, per sostenere un’industria dello sci che dipende da cospicui finanziamenti pubblici per sopravvivere. Nessuna legacy, cioè nessun prospettiva, si intravvede in tutti questi “investimenti”. Eppure la parola Legacy compare almeno una decina di volte nel dossier di candidatura!

La pista di bob: il simbolo di uno spreco
La pista di bob a Cortina è emblematica delle criticità dell’intero progetto. Nonostante l’Italia disponesse di alternative vicine e funzionali come Innsbruck o St. Moritz, si è scelto di costruire un nuovo impianto a costi altissimi: oltre 120 milioni di euro. Il lariceto secolare abbattuto per far spazio alla pista rappresenta un danno ecologico incalcolabile, mentre i costi di gestione futuri (stimati in oltre 1,5 milioni di euro all’anno) peseranno sulle casse pubbliche. A fronte di tutto ciò è lecito chiedersi chi realmente beneficerà di questo progetto. Gli sportivi italiani di bob e skeleton, si ricorda, sono poche decine, a fronte di un investimento pubblico che avrebbe potuto essere destinato ad altre priorità. Quale legacy?

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Impatto sociale: la gentrificazione in agguato
A Milano, il Villaggio Olimpico nello scalo di Porta Romana è al centro delle polemiche. Se da un lato promette di riqualificare una zona dismessa, dall’altro rischia di accelerare il processo di gentrificazione già in atto, spingendo il ceto medio e le fasce meno abbienti verso le periferie. Questo modello ricorda quello di Londra e Parigi, dove grandi eventi hanno spesso trasformato interi quartieri in aree residenziali e commerciali inaccessibili alla maggior parte della popolazione.

Un modello olimpico da ripensare
Le Olimpiadi invernali di Milano Cortina, anziché un’opportunità, sembrano sempre più un “saccheggio” del territorio e delle finanze pubbliche. È necessario ripensare i grandi eventi sportivi, riportandoli a uno spirito di sobrietà e adattandoli alle realtà locali senza imporre trasformazioni devastanti. L’eredità dei Giochi dovrebbe essere un modello di sostenibilità e rispetto per l’ambiente e le comunità. Per Milano Cortina 2026, purtroppo, il tempo delle promesse è scaduto. Ora rimangono i fatti, e non sembrano all’altezza delle aspettative.

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