Caso Almasri, stop ai lavori di Camera e Senato fino a martedì. Le opposizioni: “Non andremo avanti finché Meloni non chiarirà”

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Nessuna informativa a Camera e Senato. Le opposizioni protestano e la riunione dei capigruppo decide per la sospensione dei lavori di Camera e Senato fino a martedì. Per saltare l’atteso passaggio in Parlamento dei ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, chiesto dalle opposizioni e in programma oggi (mercoledì 29 gennaio), il governo si scherma dietro la comunicazione della Procura di Roma che ha avvisato i due ministri, la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano dell’iscrizione nel registro degli indagati per il caso Almasri, così da poter girare la notizia di reato al Tribunale dei ministri. I ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi hanno inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato per comunicare che “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta, in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio, non sarà possibile rendere le informative previste”, ha riferito il ministro ai Rapporti col Parlamento Luca Ciriani. Insomma: quattro membri dell’esecutivo rischiano accertamenti sul mancato arresto e il rimpatrio del generale libico accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e contro l’umanità, quindi non è il caso che riferiscano in Aula sulla vicenda. Questa la linea scelta, mentre è stato convocato un vertice di governo a palazzo Chigi e sui social continua l’attacco frontale alla magistratura: alla sede del governo era presente anche Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e avvocata esperta dell’iter del Tribunale dei ministri (avendo seguito lei il caso Salvini). Nel pomeriggio è stata diffusa la notizia che Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno deciso congiuntamente di nominare quale unico legale proprio Giulia Bongiorno. Una scelta, spiegano fonti di Palazzo Chigi, che “sottolinea la compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa“.

Sospesi i lavori del Senato fino a martedì: “Governo chiarisca” – A seguito del passo indietro di Nordio e Piantedosi le opposizioni si ribellano. Prima scrivono al presidente della Camera Lorenzo Fontana (Lega) per chiedere “una immediata convocazione della riunione dei capigruppo al fine di confermare la già prevista informativa del governo”: “Riteniamo, infatti, che tale questione, indipendentemente dal suo risvolto giudiziario, richieda chiarimenti adeguati ed esaustivi da rendere tempestivamente in sede parlamentare. Non ci sono giustificazioni plausibili per sottrarsi al confronto nella sede preposta su un tema così grave e rilevante per il Paese; tentare di eludere le proprie responsabilità è un comportamento intollerabile e irrispettoso nei confronti delle istituzioni democratiche”, affondano i presidenti dei gruppi di Pd, M5s, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Italia viva e +Europa. Dopo aver a lungo protestato e richiesto l’intervento del Governo sul caso Almasri, le opposizioni hanno abbandonato l’Aula del Senato. La seduta è stata sospesa e si è tenuta la conferenza dei capigruppo. Su richiesta delle opposizioni la decisione è stata quella di sospendere i lavori del Senato fino a martedì prossimo. “Non andremo avanti con i lavori finché il governo non chiarirà i contorni della vicenda, che non è solo giudiziaria ma essenzialmente politica e molto grave”, ha detto il capogruppo del Pd, Francesco Boccia, al termine della riunione e parlando insieme ai colleghi del M5s. Avs e Italia viva. Stessa decisione alla Camera: si riprenderà il 4 febbraio. Il governo avrebbe avanzato anche l’ipotesi di un’informativa sul caso Almasri da parte del ministro Luca Ciriani. Opzione che trova la contrarietà delle opposizioni: “Meloni deve metterci la faccia e spiegare al Paese cosa si cela dietro il rimpatrio di un torturatore con volo di Stato. Lasci da parte i complotti e le pulsioni vittimistiche, non si nasconda dietro i suoi ministri e risponda ai cittadini in Parlamento”, fanno sapere fonti del M5s.

Ciriani: “Governo non scappa, decideremo chi e quando riferirà” – “Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento”, “oggi eravamo pronti a riferire, c’è però una questione nuova, eclatante, credo senza precedenti. Un’informazione di garanzia” e “c’è la necessità da parte del governo di riflettere un attimo su cosa e quando riferire al Parlamento. Appena possibile comunicheremo al presidente della Camera chi e quando riferirà“, ha dichiarato il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo. Serve “solo differire qualche giorno”. “Si sta valutando se è opportuno o no” che siano Nordio e Piantedosi “e questo vale a maggior ragione per la premier“. Il ministro Nordio è andato al Copasir per essere ascoltato in un’audizione programmata da tempo: è entrato nell’edificio di San Macuto senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti. A quanto si apprende, comunque, non è stata affrontata la vicenda del libico.

Il nuovo post di Meloni: “Dritti per la nostra strada” – Intanto, dopo il fuoco di fila aperto martedì sera – strategia decisa a tavolino a partire dall’annuncio social della presidente del Consiglio – Meloni è tornata a scrivere sui propri canali. “Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada”, sono state le parole della premier. Nonostante il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, non avesse scelta dopo l’esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti: doveva iscrivere i quattro per trasmettere tutto al Collegio dei reati ministeriali informando, come impone la legge, “immediatamente” gli indagati permettere loro di presentare memorie o farsi sentire.

La sorella della premier: “Alcuni vogliono perpetuare potere”Alla “strategia del complotto”, mercoledì mattina, si è unita anche Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio e coordinatrice di Fratelli d’Italia: “Anni di vergogna, derisione rassegnazione. Poi l’Italia rialza improvvisamente la testa. Fiera, rispettata, ascoltata, guardata come un modello. Tante cose ancora da risolvere, certo, ma una speranza che improvvisamente divampa. Un orgoglio che torna, impetuoso, e tante, tante persone che si rimettono a remare, tutte nella stessa direzione. Si può fare! Si può ancora stupire e crescere! Si può tornare grandi! Solo che alcuni non lo possono accettare”, ha scritto su Instagram. Poi l’affondo, pesantissimo, contro la magistratura: “Perché in un’Italia così non c’è più spazio per la meschinità. E perché, per alcuni, dovessero anche rimanere solo macerie, l’importante è continuare a perpetuare la loro fetta di potere – continua il messaggio – Ma la storia è fatta di uomini e donne, di piccoli passi e scelte quotidiane. È tempo che le persone perbene di questa martoriata Nazione scelgano da che parte stare. Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio”.

Il segretario Anm: “Dal governo disinformazione” – Dall’Associazione nazionale magistrati, l’organismo di rappresentanza delle toghe, si respingono gli attacchi e in particolare il tentativo di descrivere l’indagine come una “vendetta” per la separazione delle carriere: “Mettere in relazione le critiche della magistratura associata alla riforma con quanto accaduto è semplicemente assurdo“, dice il segretario Salvatore Casciaro. “I magistrati fanno il loro dovere quotidianamente con rigore, professionalità e imparzialità. Il fatto che ci possa essere una valutazione critica sulle iniziative di riforma costituzionale non ha alcuna attinenza con altro. Mi sembra disinformazione anche solo adombrare simili scenari e mi rincresce che dichiarazioni di questo tipo, non improntate a rispetto fra istituzioni, provengano da chi ricopre cariche istituzionali”.



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