Quando il presidente Donald Trump, nel 2016, paragonò Bruxelles, in Belgio, a un “inferno”, le sue parole suscitarono molto scalpore, soprattutto in Europa, e vennero accolte con quel misto di disprezzo, ignoranza e negazione della realtà tipico di una certa “élite” dell’Unione europea. Trump aveva fatto quelle osservazioni nel contesto dei dibattiti sull’immigrazione e la sicurezza, rilevando che Bruxelles era cambiata in peggio nel corso degli anni, principalmente a causa di una sommersione migratoria incontrollata e irregolare. Anche se all’epoca i fatti gli diedero ragione, nel 2025 si potrebbe dire che la libanizzazione di Bruxelles dimostra che la sua considerazione era lungimirante.
ESPLOSIONE DELLA CRIMINALITÀ
I tassi di criminalità sono in aumento ovunque a Bruxelles, in particolare in un’area sotto i riflettori per le sue frequenti sparatorie: quella di Bruxelles-Midi Zone (Saint-Gilles, Forest, Anderlecht). Tra il 2022 e il 2023, rileva il quotidiano L’Echo, rapine ed estorsioni sono aumentate del 23 per cento, le rapine senza armi del 34 per cento, i furti con destrezza del 27 per cento e le rapine a mano armata di un sorprendente 53 per cento. Questa zona ospita cinque dei 15 “punti caldi” del narcotraffico di Bruxelles. Questi punti caldi sono, in effetti, così “caldi”, che persino la polizia esita a entrarvi. Pertanto, non sorprende che la zona di Bruxelles-Midi soffra di una grave carenza di agenti di polizia (il 20 per cento dei posti è vacante) principalmente a causa di grosse difficoltà di reclutamento per la ridotta attrattiva dovuta alla criminalità dilagante, che spaventa i candidati. Stiamo parlando di Città del Messico? No, solo di Bruxelles. Nel 2023, le sparatorie tra bande hanno provocato 7 morti e 131 feriti. “Forse a Bruxelles sta succedendo qualcosa. È un’ipotesi che possiamo avanzare”, ha affermato con cautela la procura. “Bruxelles è un grande centro urbano, che attrae persone e non ha la più efficiente struttura di polizia. È l’unica città al mondo con sei forze di polizia e una di polizia federale, il che non è garanzia di buona gestione. La dispersione delle risorse rende la sicurezza costosa”, e inesistente.
I criminologi hanno sottolineato che queste statistiche non sono sufficienti a descrivere la situazione della criminalità a Bruxelles. È essenziale, avvertono Vincent Seron, criminologo dell’Università di Liegi, e Dieter Burssens, criminologo dell’Institut national de criminalistique et de criminologie belga, tenere conto della “cifra oscura” della criminalità: “Il concetto di cifra oscura si riferisce al fatto che i crimini registrati dalla polizia non rappresentano accuratamente la criminalità sul campo. Le statistiche di polizia, per definizione, tengono esclusivamente conto dei reati segnalati alle forze dell’ordine. Ma le forze di polizia non possono essere ovunque, essere testimoni di ogni cosa e quindi registrare ogni azione criminale”. Tuttavia, non tutte le vittime presentano denuncia, soprattutto quando ritengono che “non serve a niente”, dato il livello generale di impunità che imperversa a Bruxelles.
La Capitale belga è entrata in un’era da far west, in cui vige la logica “dell’ognuno per sé”, e dove le persone cercano di proteggersi come meglio possono, senza fare affidamento sulle “autorità” fallimentari.
BANCAROTTA
Anche la situazione finanziaria di Bruxelles è allarmante. Il debito pubblico della Regione di Bruxelles-Capitale è aumentato in soli sei anni passando da 3,4 miliardi di euro nel 2018 a 14,5 miliardi di euro nel 2024. Lo scorso anno, le entrate del governo regionale ammontavano a 5,69 miliardi di euro, mentre le spese hanno raggiunto i 6,99 miliardi di euro, registrando così un deficit di oltre il 20 per cento. Inoltre, tra il 2017 e il 2022, le spese del governo regionale sono cresciute del 17,4 per cento, superando di gran lunga l’aumento delle entrate. Attualmente, si prevede che il suo debito lordo consolidato crescerà passando da 14,5 miliardi di euro nel 2024 a circa 22 miliardi di euro nel 2029, con un tasso di crescita annuo medio dell’8,83 per cento. Questo aumento rappresenta una sfida importante, che potrebbe portare a un “effetto valanga”, esacerbato da un possibile aumento dei tassi di interesse. In poche parole, la Regione di Bruxelles-Capitale è in bancarotta.
Durante l’ultima legislatura, i costi del personale della regione di Bruxelles-Capitale sono aumentati di quasi il 50 per cento passando da 1,2 miliardi di euro a 1,8 miliardi di euro. Queste statistiche non sono disponibili presso l’Institut Bruxellois de Statistique et d’Analyse. È stato il politico liberale fiammingo, Frédéric De Gucht, presidente di Open Vld Brussels, a rivelarle con discrezione. “Negli ultimi cinque anni”, ha affermato De Gucht in un’intervista al quotidiano De Standaard, “il numero di dipendenti pubblici a Bruxelles è aumentato di quasi il 34 per cento”. Uno dei problemi più rilevanti, spiega Lode Goukens, dottorando presso l’Université Libre de Bruxelles, è rappresentato dalla Stib, l’azienda che gestisce i trasporti pubblici di Bruxelles. Sotto la spinta di Groen (detti anche Verdi fiamminghi, ndr) ed Ecolo, due partiti ambientalisti di estrema sinistra nel governo regionale di Bruxelles, il numero di dipendenti della Stib è aumentato da 8.798 unità nel 2018 a 10.407 unità alla fine del 2023. Allo stesso tempo, il numero dei passeggeri è diminuito.
Per Frédéric De Gucht, candidato alla presidenza del partito liberale fiammingo Open Vld, una situazione del genere implica che non è più possibile parlare di “un’entità sovrana”. La regione di Bruxelles-Capitale dovrà fare affidamento sull’intervento del Governo federale belga per garantire il suo finanziamento. “Avremo bisogno di qualcun altro che co-firmi i nostri prestiti con noi”, ha ammesso De Gucht. È ormai inevitabile che il governo regionale venga posto sotto la supervisione del governo federale, a sua volta sotto una forte pressione dal suo stesso debito.
TSUNAMI DI MIGRAZIONE PERMANENTE
Nel 2024, il Belgio ha ricevuto oltre 3.200 domande di asilo solo da parte di richiedenti palestinesi, istanze che rappresentano circa la metà di tutte le domande di asilo palestinesi presentate nell’Unione europea, e 40mila domande di asilo complessive. Il segretario di Stato per l’Asilo e la migrazione Nicole de Moor definisce questa situazione “né normale né sostenibile”. Molti di questi richiedenti asilo hanno già ottenuto asilo altrove, spesso in Grecia, il che rappresenta un problema. Secondo i dati riportati da Darya Safai, il commissariato generale per i Rifugiati e gli apolidi (Cgra) concede asilo a 9 richiedenti su 10. Di conseguenza, ci sono accuse secondo cui il Cgra pratica il “riconoscimento collettivo” senza valutare individualmente se ogni richiedente sia realmente in pericolo nel proprio Paese.
Nicole de Moor ha negato queste accuse, ma ha riconosciuto il problema dell’elevato numero di richiedenti asilo palestinesi in Belgio, il cui status è stato già riconosciuto altrove in Europa. Tuttavia, essi chiedono di venire in Belgio perché questo Paese offre loro maggiori garanzie rispetto a qualsiasi altra Nazione europea. Il segretario di Stato “suspica” che il Patto dell’Ue sulla Migrazione e l’asilo possa aiutare meglio a distribuire queste domande tra i Paesi membri dell’Unione europea.
BLOCCO POLITICO
Infine, dalle elezioni del 9 giugno 2024, la Regione di Bruxelles-Capitale ha evidenziato una certa incapacità a formare un governo funzionante. Senza entrare nei dettagli della rete istituzionale belga, la costituzione di un governo a Bruxelles presuppone una maggioranza nei due gruppi linguistici, quello francofono e quello neerlandese, in seno al Parlamento della regione di Bruxelles-Capitale. Tuttavia, questi due gruppi non solo non sono in grado di raggiungere un accordo tra loro, ma anche all’interno delle loro stesse file non sono ora in grado di ottenere una maggioranza. È inoltre opportuno notare il ruolo ora svolto a Bruxelles dagli islamisti, sia in un partito politico proprio, sia attraverso “l’entrismo” all’interno di altri partiti di sinistra e di estrema sinistra. Dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, le strade e i media di Bruxelles hanno assistito alla normalizzazione dello sfrenato discorso islamista e dell’odio verso gli ebrei, sempre meno nascosto dietro il pretesto della “lotta contro il sionismo”. Quando il commentatore Vinz Kanté, su Brussels TV LN24, ha definito “il popolo eletto” (gli ebrei) razzista e xenofobo, l’unica reazione è stata manifestata sui social network. E questo commentatore riprovevole continua ad andare in onda.
La Capitale dell’Unione europea sta crollando sotto i nostri occhi.
(*) Tratto dal Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 30 gennaio 2025 alle ore 12:34
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