Agroalimentare, per Verona previsioni di un 2025 in accelerazione – Dal Territorio

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Dopo la crescita dell’8,7% nel 2024, si prevede un + 1,7% per valore aggiunto A trainare l’agricoltura è l’export, che dal 2007 al 2023 è più che raddoppiato. Costi di produzione e prezzi bassi la spina nel fianco, che mette in sofferenza le microimprese: negli ultimi quattro anni hanno chiuso 600 aziende

Verona metterà il turbo in ambito agricolo anche nel 2025, confermandosi non solo leader in Veneto per valore aggiunto, ma affermandosi tra le top cinque province italiane. Dopo la crescita del 2024 (+8,7%), le stime per il nuovo anno indicano infatti un’ulteriore accelerata del +1,7%, in controtendenza rispetto al Veneto che potrebbe frenare (-0,1%) a causa della decrescita di alcune province: –3,6% di Treviso e –3,7% di Venezia.

Sono i dati più rilevanti che emergono dal 1° report 2025 “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Studi CGIA di Mestre, presentato oggi a Fieragricola Tech a Verona e diventato un appuntamento annuale molto atteso dagli addetti ai lavori.

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Dalle prime proiezioni, Verona crescerà meno rispetto al 2024, ma manterrà comunque una buona progressione rispetto al già considerevole dato di 1,078 miliardi di euro di valore aggiunto, equivalente al 30% del totale regionale. Sarà sempre prima anche in termini di unità di lavoro, anche se, rispetto al 2024, si assisterà ad una flessione del 4,8%, passando da 26.900 al 25.600 unità di lavoro. Tuttavia, Verona rimane la provincia con il numero più elevato di lavoratori in agricoltura, corrispondenti a quasi il 30% degli occupati del comparto in Veneto.

A trainare l’agricoltura scaligera sarà, come sempre, l’export agroalimentare, che dal 2007 al 2023 è più che raddoppiato passando da 1,6 miliardi a 4,3 miliardi (+ 164%). Le esportazioni del comparto costituiscono quasi un terzo (28%) dell’export complessivo veronese (15,3 miliardi), consentendo alla provincia scaligera di mantenere il gradino più alto del podio rispetto alle altre province italiane, rafforzando la supremazia davanti a Cuneo e Milano. I vini sono i prodotti agricoli più esportati, seguiti dalle carni lavorate e conservate e dalle eccellenze lattiero-casearie.

I costi di produzione rappresentano ancora la spina nel fianco per le aziende, con i prezzi dell’energia elettrica tornati a risalire negli ultimi mesi del 2024 e nel gennaio 2025, in funzione dell’aumento del costo del gas, dopo la discesa registrata dal 2023. In calo i prezzi dei fertilizzanti, anche se si collocano ancora su prezzi elevati rispetto al 2019. In generale si mantengono alti i prezzi dei mezzi di produzione tra sementi, piantine, mangimi, fitosanitari, animali e lavoro conto terzi. Ancora elevati i tassi di interesse sui prestiti alle imprese, anche se in timida discesa: quelli inferiori a 1 milione di euro si attestano sopra il 5%, mentre per importi superiori si collocano al 4,15%.

Per quanto riguarda i prezzi pagati agli agricoltori per i prodotti, nel 2025 si dovrebbe assistere a una risalita dei prezzi di mais e grano duro, che nel 2023 e 2024 sono stati in caduta, e solo ad una lieve riduzione per il riso.Punto interrogativo sui valori relativi ad altri comparti, in sofferenza nel 2024, come la frutta (-2,8%), i semi oleosi (-5,3%), le uova fresche in guscio (-4,4%), animali vivi (-2,3%), per i quali si spera in un recupero.

In questo quadro incerto, tra impennate di costi, prezzi in ribasso, assetto internazionale instabile ed epizoozie, molte aziende non riescono a stare sul mercato e chiudono. I dati camerali del decennio 2014-2024 dicono, infatti, che in provincia di Verona sono sparite circa 1.500 aziende. Resistono sul mercato le aziende agricole con più di dieci addetti, mentre calano le microimprese. Secondo i dati di Infocamere dal 2020 al 2024 si sono perse 600 aziende agricole in provincia di Verona, pari al 4,1%, passando da 15.213 a 14.591, anche se il dato è inferiore rispetto a quello nazionale (-5,5%) e a quello veneto (-5,2%). Tuttavia, ci sono segnali evidenti che il calo sia concentrato sulle microimprese (-4,6%), mentre aumentano quelle con più di dieci addetti tra piccole, medie e grandi aziende (+18,1%).

Commenta Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona: “Il report offre una dettagliata ed ampia panoramica sull’agricoltura nazionale, regionale e provinciale, confermando la leadership di Verona per l’export agroalimentare. Da sottolineare che le esportazioni agroalimentari rappresentano il 30 per cento dell’export totale della città scaligera, un dato considerevole. Le imprese agricole veronesi si attestano attorno a 14.500 unità, con una Sau, superficie agricola utilizzata, di 12,3 ettari per azienda. Il dato è del 20% superiore al dato nazionale, e colloca Verona in terza posizione nel Veneto dopo Rovigo e Belluno. Si conferma, però, l’incidenza dei costi intermedi sui margini dei guadagni delle aziende agricole, che dal 2019 al 2022 sale di cinque punti passando dal 53,2% al 58,2%. Non basta la lieve flessione dal 2023 al 2024 per cambiare la situazione, che rimane negativa. Infine un’annotazione sulla manodopera, dove Verona rimane la prima in Veneto, con quasi 27.000 unità lavoro nel 2024, anche se nel 2025 è previsto un leggero calo”.

Conclude Renato Mason, segretario di Cgia-Mestre: “Nel 2024 il valore aggiunto agricolo italiano ha superato i 42 miliardi, collocandosi al primo posto in Europa e crescendo del 9%, un risultato di prim’ordine per il settore. Il generale calo dei costi dei mezzi di produzione (-3,7%), dopo i rilevanti aumenti registrati dal 2021 al 2023, ha permesso di recuperare un po’ di marginalità. Si tratta senza dubbio di una boccata di ossigeno, che si colloca in un contesto decennale che ha visto l’incidenza dei costi di produzione e i margini delle imprese progressivamente ridursi. Il 2025 si apre, però, in un contesto preoccupante, in cui l’aumento dei costi energetici e le tensioni internazionali, con gli annunciati dazi, potrebbero mettere in pericolo i risultati raggiunti. A ciò va aggiunto il pericolo di eventi catastrofali, sempre più frequenti in questi ultimi anni”.

 

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