Usa perdono miliardi, l’Europa non tocca palla

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Se la cosa riguardasse l’Italia, sarebbe facile dire: “Non li hanno sentiti arrivare”. L’enorme successo decretato dal lancio dell’applicazione cinese DeepSeek ha però messo in profonda crisi il comparto tecnologico degli Stati Uniti. Negli ultimi anni gli analisti avevano ripartito le linee di sviluppo geopolitico ed economico su due grandi direttrici: la Cina con lo sviluppo intenso delle nuove tecnologie green; gli Stati Uniti per la crescita, l’implementazione e il futuro dell’Intelligenza Artificiale e del digitale. L’Europa resta a guardare, rilegata al ruolo di comparsa a causa dell’incapacità delle sue classi dirigenti sia a Bruxelles che nelle varie Capitali. Ma questa è un’altra storia.

Ecco perché il lancio di DeepSeek1, avvenuto lunedì, ha mandato in panico la Silicon Valley e Wall Street. In parole povere: gli americani non se l’aspettavano. Non avevano intuito che Pechino potesse agire da sola nello sviluppo dell’IA, anche perché le crescenti tensioni commerciali tra i due colossi – che si sono esasperate durante la presidenza di Joe Biden – avevano fatto crollare al minimo i rapporti industriali sulla linea Washington-Pechino, e negli Usa c’è sempre stata la presunzione di essere i primi in tutto.

Scene da “panic selling”

Presunzione da tempo individuabile nelle quotazioni delle “Sette Sorelle” a Wall Street. Una volta erano le grandi multinazionali del petrolio. Oggi giorno, invece, sono le big tech tutte made in Usa: Amazon, Alphabet (Google), Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), Tesla, Microsoft, NVIDIA e Apple. Basti pensare che tutte hanno un valore di capitale di Borsa pari a circa 12mila miliardi di dollari (dollaro in più o dollaro in meno, a seconda dell’andamento dell’indice Nasdaq): per intenderci, quasi il Prodotto interno lordo di tutta Europa (che è quasi a 17mila miliardi di euro). Da tempo gli analisti esperti di questioni borsistiche segnalano che le quotazioni delle “Big Seven” è molto al di sopra dei loro valori fondamentali. Una sbornia da crescita continua che molti individuano in una vera e propria bolla.

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È bastato l’annuncio che DeepSeek fosse l’app di IA più scaricata negli Stati Uniti, che il mercato si affrettasse a correggere tali valori. Tutte le multinazionali collegate all’Intelligenza Artificiale hanno registrato significativi cali nella quotazione di lunedì, con NVIDIA che ha lasciato sul terreno quasi 500 miliardi di dollari di capitalizzazione. Perché abbiamo assistito a scene da “panic selling”? Anzitutto per quello che stiamo dicendo dall’inizio: né gli analisti finanziari né gli esperti di tech si aspettavano un boom così importante di un’applicazione cinese dedicata a questa materia. Il secondo motivo è che molti investitori hanno deciso di “realizzare”: avendo guadagnato molto dalla crescita delle quotazioni di queste aziende, hanno venduto e ottenuto un bel po’ di remunerazione. Il resto lo ha fatto il nervosismo del mercato.

La geopolitica

Che questa app non sia una “psyop” del regime cinese, cioè un’operazione tecnologica, lo spiegano direttamente i grandi della Silicon Valley americana. Secondo Sam Altman – numero uno della azienda che ha fondato ChatGPT, OpenAI “R1 di DeepSeek è un modello notevole, soprattutto per quello che può offrire a quel prezzo. Continueremo ovviamente a offrire modelli migliori. Rinvigorisce avere un nuovo competitor”.

“Un eccellente progresso” per l’Intelligenza Artificiale. NVIDIA definisce così DeepSeek, il cui lavoro “mostra come i nuovi modelli possono essere creati, facendo leva su quelli disponibili e nel rispetto dei controlli all’export” imposti. Il segreto di questa nuova applicazione è tutto nel limite di export di microchip verso la Cina imposti dagli Usa di Biden. Ciò che ha costretto i ricercatori del Celeste Impero a trovare un’alternativa tecnologica valida e che, tra le altre cose, hanno tirato fuori dal cilindro questo software intelligente.

In tutto ciò, come accade oramai da 20 anni, l’Europa non tocca minimamente palla. Anzi: con i suoi regolamenti ha limitato enormemente lo sviluppo di ChatGPT, che rilascia continuamente “tool” che nel Vecchio continente non si possono usare. Bruxelles sa bene che per trovare una via europea all’Intelligenza Artificiale servono due cose: deregolamentazione delle norme assurde approvate dai tecnoburocrati ed enormi investimenti pubblici nel settore tecnologico. Cose che, a oggi, non sono nemmeno nell’agenda della politica industriale europea. Poi ci si meraviglia dei cinesi.

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