Da Berlusconi a Prodi, da Conte fino a Meloni, chi sono i premier indagati, finiti nel corso degli anni nel mirino della magistratura
Che sia “un avviso di garanzia” o “un atto dovuto” (come ha precisato l’Anm) o ancora “un atto voluto” (come ha scritto Mario Sechi su Libero quotidiano o come titola il manifesto), sta di fatto che Giorgia Meloni è la quarta presidente del Consiglio nella storia recente della Repubblica italiana a essere messa nel mirino dalla magistratura. La vicenda si aggiunge a una lista che include nomi come Silvio Berlusconi, Giuseppe Conte e Romano Prodi, ognuno coinvolto in inchieste giudiziarie legate al loro ruolo istituzionale.
SILVIO BERLUSCONI, IL CASO PIÙ COMPLESSO
La vicenda giudiziaria più articolata tra quelle che hanno riguardato un premier è senza dubbio quella di Silvio Berlusconi. Nel corso della sua carriera, l’ex presidente del Consiglio è stato coinvolto in oltre 30 procedimenti giudiziari. La sua unica condanna definitiva risale al 2013, quando fu riconosciuto colpevole di frode fiscale per la compravendita dei diritti TV Mediaset: 4 anni di carcere, di cui 3 coperti da indulto.
Tra i casi più noti c’è l’avviso di garanzia ricevuto il 22 novembre 1994, mentre presiedeva a Napoli la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità transnazionale. Berlusconi apprese dal Corriere della Sera di essere indagato per corruzione, un episodio che suscitò clamore mediatico e politico. Episodio ricordato nelle scorse ore dalla figlia, Barbara, per avanzare il “legittimo sospetto di giustizia a orologeria” nei confronti di Giorgia Meloni.
Altra vicenda simbolica della vita politica del Cav fu il caso Ruby, legato alla famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando la minorenne Karima El Mahroug, detta “Ruby Rubacuori”, fu fermata per furto. Berlusconi, all’epoca a Parigi, intervenne telefonicamente sostenendo che la giovane fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Le indagini della Procura di Milano portarono alla scoperta delle famigerate serate del “bunga-bunga” ad Arcore. Dopo una condanna in primo grado a 7 anni, Berlusconi fu poi assolto in appello e in Cassazione.
ROMANO PRODI E L’INCHIESTA “WHY NOT”
Romano Prodi, presidente del Consiglio durante il biennio 2006-2008, fu indagato nel luglio 2007 nell’ambito dell’inchiesta “Why Not” condotta dal pm Luigi De Magistris. L’indagine verteva sull’attività di un presunto comitato d’affari che coinvolgeva politici, imprenditori e funzionari dei servizi segreti. Nei confronti di Prodi si ipotizzò il reato di abuso d’ufficio. Anche in questo caso, il procedimento fu successivamente archiviato.
TRA I PREMIER INDAGATI ANCHE GIUSEPPE CONTE PER LA GESTIONE COVID
Anche Giuseppe Conte, presidente del Consiglio durante il biennio 2018-2021, è stato iscritto nel registro degli indagati per due distinti procedimenti. Il primo riguardava un episodio del 2020, quando la scorta del premier intervenne in un supermercato per far uscire la compagna Olivia Palladino. Accusato di peculato su denuncia di Fratelli d’Italia, il caso fu archiviato dal Tribunale dei Ministri.
Il secondo procedimento coinvolse Conte e sei ministri per la gestione dell’emergenza Covid, in seguito a oltre 200 denunce da parte di cittadini e associazioni. Tra i reati ipotizzati c’erano epidemia colposa, omicidio colposo, abuso d’ufficio e attentato contro la Costituzione. Procedimento, anche in questo caso, archiviato.
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI
L’attuale premier Giorgia Meloni è coinvolta insieme ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, per la gestione del rimpatrio del generale libico Osama Almasri. La denuncia, presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ipotizza i reati di favoreggiamento e peculato, legati all’uso di un aereo di Stato per trasferire Almasri in Libia nonostante un mandato della Corte Penale Internazionale.
IN TUTTO (TRA EX E IN CARICA) 7 PREMIER SU 12 INDAGATI NELLA SECONDA REPUBBLICA
Come ha ricordato poi Mattia Feltri su La Stampa, complessivamente “nella Seconda repubblica, ovvero negli ultimi trentuno anni” in Italia ci sono stati “dodici presidenti del Consiglio, sette dei quali sono stati indagati dalla magistratura”. Feltri cita infatti anche Lamberto Dini, Massimo D’Alema e Matteo Renzi, indagati da ex, quando non erano più a Palazzo Chigi. “Sette su dodici, la maggioranza assoluta, quasi il sessanta per cento”. Di questi, uno solo condannato: Silvio Berlusconi.
MATTIA FELTRI: “DAGLI USA ALLA GERMANIA, LI’ LE INCHIESTE AD MINCHIAM NON CI SONO”
Da qui la riflessione di Mattia Feltri: “I grandi furbi ne traggono l’insegnamento che la giustizia funziona. lo, meno furbo, ne traggo l’insegnamento che per i pubblici ministeri indagare i vertici dello Stato e faccenda ordinaria, da trattare con la disinvoltura di chi, tanto, non è tenuto a rispondere del proprio lavoro. La chiamano indipendenza della magistratura. Altrove – in Usa, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Svezia, in Australia, nei posti più civili del mondo- l’indipendenza è solo dei giudici, mentre gli inquirenti sono sottoposti a una forma di controllo del governo. E lì, magicamente, le inchieste ad minchiam non ci sono”.
ANTONIO POLITO: “IL PARLAMENTO VALUTI QUALCHE IMMUNITA’ PER I PREMIER”
Nella sua video rubrica, «Palomar», sul Corriere della Sera, Antonio Polito ritiene che quanto sottolineato da Feltri sia “un’anomalia a cui bisognerebbe mettere mano, magari con una qualche forma di immunità che spetta al Parlamento valutare, se non vogliamo diventare quello strano Paese in cui i capi del governo sono indagati quasi più dei criminali”.
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