Mobilitazione per la Flex l’8 febbraio, nuovo tavolo il 12

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Una grande mobilitazione cittadina, probabilmente l’8 febbraio. A sostegno della Flex e dei suoi 350 lavoratori, ma anche per le altre vertenze industriali aperte sul territorio, dalla Tirso alla U-Blox. E’ l’iniziativa decisa dai lavoratori della Flextronics di Trieste, riuniti in assemblea con le organizzazioni sindacali all’indomani del tavolo ministeriale al quale è stato confermato che entro la fine del mese verrà chiuso l’accordo con il fondo tedesco FairCap per la cessione del 100 per cento delle quote. L’obiettivo è quello di replicare la grande partecipazione ottenuta quando la città si è stretta attorno ai lavoratori di Wartsila.

Lavoratore:
“Qui ci sono in ballo mille posti di lavoro. Secondo me Trieste non può permettersi di perdere mille posti di lavoro. Ne risentirebbe tutto il tessuto sociale. La gente non va più a far la spesa, non può più pagare il mutuo. Qua c’è gente anche che […] marito e moglie che lavorano nello stesso posto e hanno dei mutui. Qua è un vero disastro, un vero disastro, e il comportamento dell’azienda è stato una cosa veramente vergognosa”.

I tempi sono stretti. Un nuovo tavolo è convocato per il 12 febbraio, nel quale si cercherà di guidare FairCap in un percorso industriale a garanzia dell’occupazione e del sito.

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Antonio Silvestri, Fiom Cgil:
“Noi il 12 ci, appunto, aspettiamo che questa pressione, che eserciteremo anche noi con le iniziative di lotta chiaramente, generi però un passo in avanti. Intanto in termini di assunzione di responsabilità da parte della Flex e da parte dei subentranti, invece, un piano industriale che garantisca la continuità occupazionale e produttiva”.

 

 

Alessandro Gavagnin, Fim Cisl:
“La nostra richiesta è che Flextronics non si sottragga al confronto solo perché ha venduto le quote: deve presentarsi al tavolo il 12 insieme a FairCap e dobbiamo cercare tutti insieme – insieme alle istituzioni e alle parti sociali – una soluzione: una soluzione che deve prevedere la piena saturazione del sito e il recupero della parte industriale, la vocazione industriale, perché noi qiui a Trieste abbiamo sempre meno industrie e dobbiamo mantenerle con le unghie e con i denti”.

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“Mi sento molto provata da questa situazione anche perché credo molto in questa azienda, ci ho sempre creduto, ma ultimamente sono molto delusa. Spero vivamente che la situazione migliori, che tutti quanti restino con noi, tutti i colleghi, perché ci son famiglie, ci sono dei bambini. Mi appello anche al sindaco Dipiazza, che tenga presente che la situazione metalmeccanici a Trieste è una situazione molto, molto grave. Siamo molto qualificati e non trovo giusto che veniamo trattati come della spazzatura”.

Amarezza, rabbia e tanta preoccupazione ai cancelli della Flex, dopo l’assemblea dei lavoratori che ha deciso la prossima mobilitazione, sabato 8 febbraio. Al tavolo ministeriale Flextronics ha infatti confermato la cessione delle quote del sito di Trieste e la decisione di non impegnarsi nella ricerca di soluzioni che garantiscano produzione e occupazione.

Antonio Rodà, Uilm: “Il futuro che ci aspetta davanti non è dei migliori. E’ chiaro che noi vogliamo provare a invertire questa rotta rispetto anche al prossimo tavolo convocato dal Ministero, dove si cercherà, insomma, di cercare di guidare questo fondo FairCap all’interno di un percorso industriale, a garanzia anche dell’occupazione, ma anche coinvolgendo nelle sue responsabilità Flex, ecco, che dobbiamo impedire esca dalla porta di servizio cercando insomma di defilarsi velocemente da questa partita”.

Enzo Esposito, Ugl: “Una pagina brutta della storia proprio a livello industriale. Hanno venduto a questo fondo, che non sappiamo esattamente cosa farà. […] Siamo molto preoccupati”.

E la preoccupazione riguarda l’intero comparto industriale: “Stiamo passando un momento bruttissimo qui a Trieste […] L’industria ormai è diventata una piccola cosa, che una volta invece era molto grande. Stiamo spostando tutto sul turismo. Negli ultimi anni a Trieste, fra indotto e società che hanno lavorato con la Warsila, con la Flex, con la Tirso […] parliamo quasi di ottomila persone che hanno rischiato di perdere il posto di lavoro. Non può andare avanti così”.

 

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