LUCCA. Titoli falsi per ottenere un posto di lavoro vero superando in graduatoria chi, rispettando le regole, si vedeva scavalcato da personale più “qualificato” e con maggiore esperienza.
È l’accusa alla base della decisione di estromettere dalla graduatoria di terza fascia del personale Ata, con conseguente risoluzione del contratto a tempo indeterminato, presa nei confronti di una assistente amministrativa alla quale viene contestato di aver mentito sui titoli nella presentazione della domanda per entrare in pianta stabile nel mondo della scuola. Un passato professionale “gonfiato” a livello di esperienze scolastiche sulle quali si sono accesi i fari della Procura. E gli effetti sono quelli di rimuovere chi ha barato per occupare un posto che sarebbe aspettato a chi ne aveva diritto.
L’addebito formulato a carico della donna, residente in Campania, è di aver sostenuto con di aver lavorato per anni in una scuola paritaria di Nocera Inferiore finita poi, con altri istituti privati, al centro di un processo. Il cuore del procedimento sono le presunte assunzioni fittizie di oltre 1. 500 persone in alcune scuole paritarie per ottenere il punteggio necessario all’inserimento nella graduatoria di terza fascia del ministero dell’Istruzione.
A chiudere il rapporto di lavoro è stato l’Istituto Comprensivo Lucca 7 (Santa Maria a Colle, Montuolo, Nozzano, Fagnano, San Macario in Piano) . L’impiegata ha impugnato il decreto con cui è stata messa alla porta dalla scuola e anche dalla III fascia Ata dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Pascoli” di Barga, ma il Tribunale (presidente Giacomo Lucente, giudice relatore Antonella De Luca) le ha dato torto.
È l’inchiesta sulle assunzioni fittizie nelle scuole paritarie per inserirsi bene nelle graduatorie delle scuole statali quella che è costata il posto all’assistente amministrativa.
Gli inquirenti, sulla base della documentazione acquisita attraverso i sequestri, ritengono che, tra il gennaio 2012 e il 30 ottobre del 2017 in Campania, sarebbero stati instaurati fittizi rapporti di lavoro per 1.503 persone. Gli assunti avrebbero, poi, dichiarato, nella loro domanda di inserimento per l’aggiornamento della graduatoria di terza fascia, di aver prestato servizio nelle scuole paritarie coinvolte nell’indagine.
Quel titolo, valutato ai fini del punteggio, sarebbe risultato determinante per essere assunti nelle scuole pubbliche. Facevano crescere la loro posizione nel ranking penalizzando in questo modo altri lavoratori che si vedevano scavalcare da chi non aveva titoli.
È il caso della donna che ha sostenuto, senza successo, «di essere estranea alle risultanze delle indagini della Procura svolte sull’Istituto paritario “San Remigio” di Nocera Superiore e che, in ogni caso, anche espungendo tale servizio dal calcolo giuridico della carriera, la stessa sarebbe regolarmente rientrata nelle graduatorie senza ottenere alcun vantaggio dal servizio contestato». Il periodo di lavoro retribuito ritenuto fittizio va dal primo settembre 2014 al 31 agosto 2015 e l’impiegata lo avrebbe inserito tra i titoli per scalare la graduatoria in Lucchesìa. Riuscendo anche a conquistare il posto fisso.
Si legge nell’ordinanza del Tribunale che conferma l’esclusione della campana dagli organici scolastici: «Risulta dagli atti e documenti di causa che la ricorrente (ex dipendente, ndr) non ha prodotto i contratti di lavoro subordinato eventualmente sottoscritti, né le buste paga eventualmente alla stessa consegnate dalla scuola datrice, né ha comprovato di aver effettivamente ricevuto il pagamento delle retribuzioni (contabili di bonifici, estratti di conto corrente, quietanze di pagamento etc.) » .
Il frontale penale, all’epoca dell’avviso di chiusura delle indagini, aveva sollevato il velo sul sistema delle scuole paritarie finite sotto inchiesta per associazione per delinquere, falso e indebita compensazione di crediti inesistenti. In nove sono finiti a processo, dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup del Tribunale di Nocera Inferiore, che ha contestualmente prosciolto alcuni dei coinvolti dall’accusa di abuso d’ufficio, reato non più previsto dalla legge. Secondo gli inquirenti «dalla documentazione acquisita è emerso senza alcuna ombra di dubbio come i rapporti di lavoro sono da ritenersi fittizi in quanto i lavoratori hanno instaurato il rapporto lavorativo al solo fine del beneficio della graduatoria per il personale Ata Infatti i falsi lavoratori, nelle domande di inserimento in graduatoria per il personale Ata, hanno dichiarato falsamente di aver prestato servizio presso la scuola San Remigio. Il servizio dichiarato in domanda, valutato ai fini del punteggio, è stato determinante per l’assunzione presso le scuole pubbliche».
C’è anche l’aspetto circa «una grande confusione nel dichiarare il servizio che spesso non coincide con il periodo e la denominazione dell’istituto paritario presso la quale risulta fatta l’assunzione. Tale meccanismo fraudolento ha fatto “lievitare” la loro posizione in graduatoria, penalizzando in questo modo i lavoratori onesti che si sono visti scavalcare dai furbetti “della graduatoria”».
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