L’Alleanza del Sahel celebra il primo anno fuori dalla CEDEAO

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In Burkina Faso i festeggiamenti in un clima di incertezza sotto il peso dell’inflazione

A Ouagadougou un migliaio in piazza con bandiere della Russia e dei tre stati di AES, e cartelli contro la Francia. Festeggiamenti simili anche a in Niger e Mali. Dalla capitale burkinabé il racconto di questo “funeral party”

29 Gennaio 2025

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Articolo di Giulia Tringali

Tempo di lettura 4 minuti

Un manifestante mostra un cartello contro la Francia a Ouadadougou (Credit: Warren Saré)

“La CEDEAO è schiava, è la pecora della Francia. L’AES è la rivoluzione per l’indipendenza totale. La patria o la morte, noi vinceremo”. È questo il genere di frasi che circolava sui cartelli dei manifestanti in piazza della Nazione, il 28 gennaio a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.

Un mix di anticolonialismo, sankarismo e allusioni religiose hanno caratterizzato l’atmosfera di una manifestazione che si è svolta con toni tanto accesi quanto festosi.

Quello che è si può definire come un “funeral party” ha visto la partecipazione di circa un migliaio di persone in occasione del primo anniversario dell’uscita di Burkina Faso, Mali e Niger dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS).

Armati di bandiere, i manifestanti hanno celebrato un evento che è molto più di una semplice ricorrenza. Con il pugno alzato in segno di resistenza, i giovani militanti hanno trasportato bare di cartone con il logo della CEDEAO, per simboleggiare la morte di un’istituzione che rappresenta la sottomissione al potere francese.

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Accanto a quelle di Burkina, Mali e Niger, non sono mancate le bandiere della Russia, paese che, a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina, ha ampliato la sua influenza nell’area.

Festeggiamenti a Ouagadougou (Credit: Warren Saré)

Segnali di compattezza 

La festa, così definita dai manifestanti, è iniziata alle 7.30 di mattina presso il ministero degli Esteri a Ouagadougou, dove sono stati innalzati i colori dei tre stati membri dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES).

Alla cerimonia, il capo della diplomazia burkinabè, Karamoko Jean Marie Traoré, ha ricordato che la creazione dell’AES è una risposta in linea con le profonde aspirazioni della popolazione «che cerca di andare verso un vero spazio per i popoli, di integrazione economica, di solidarietà e di fraternità».

In contemporanea la manifestazione si è svolta anche in altre grandi città del paese. A Bobo-Dioulasso centinaia di persone si sono riunite in Place Thiéffo Amoro per mostrare il loro sostegno. Lo stesso è avvenuto Bamako, Niamey e Agadez.

Riuniti due giorni prima a Ouagadougou, i ministri degli Esteri dell’Alleanza del Sahel, «accogliendo il sostegno massiccio e spontaneo» del popolo africano, avevano dichiarato di aver raggiunto una «convergenza di vedute» sull’approccio generale ai futuri negoziati con la CEDEAO.

A un anno dal ritiro ufficiale dal blocco regionale, la situazione sul campo presenta luci e ombre. Boukare Ouedraogo, un giovane manifestante, esprime una certa delusione per la partecipazione limitata della popolazione: «Mi aspettavo ci fosse più gente in piazza oggi. Avrei voluto che tutti chiudessero i negozi e scendessero in strada a festeggiare».

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Il suo entusiasmo è quello dei gruppi di giovani che vivono in capitale con lavori informali e veglie notturne, che si ritrovano la sera a presidiare le rotonde e punti strategici della città per mostrare il proprio sostegno al governo in carica, tendenzialmente dietro qualche forma di incentivo economico.

Tuttavia, la maggior parte degli abitanti di Ouagadougou, così come di Niamey, Agadez e Bamako, è andato al lavoro. Molti comunque seguono l’evento sui social, condividendo immagini e video della manifestazione, chi sfreccia in moto con la maglia della nazionale e chi si lamenta del traffico per i blocchi stradali. Alla sera però vanno tutti a casa, non ci sono abbastanza soldi per fare festa.

Sostenitori della giunta militare golpista durante i festeggiamenti nella capitale (Credit: Warren Saré)

Incertezze economiche

Aleggia, infatti, nell’aria il peso dell’inflazione che tocca in primo luogo i generi alimentari. A causa del ritardo della stagione delle piogge e della situazione di insicurezza legata alla minaccia terroristica, la fine del 2024 è stata segnata da un aumento del 10% del prezzo delle derrate.

Per cui, in un contesto di prospettive economiche incerte legate a possibili deterioramenti, resta ancora aperta l’incognita di come i tre paesi usciranno dalla CEDEAO.

Le principali preoccupazioni riguardano le restrizioni rispetto alla circolazione dei beni, delle merci e delle persone che potrebbero portare ad ulteriori aumenti di prezzo, causando difficoltà alla popolazione, già provata dalla crisi climatica e dall’instabilità politica.

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Sebbene l’AES vanti un forte sostegno popolare, sarà necessario per i tre Stati avere una buona capacità di negoziare accordi commerciali vantaggiosi con i partner esterni.

Nel frattempo, un primo segno concreto è arrivato il 23 gennaio, quando il generale Assimi Goïta, presidente del Mali e leader di AES, ha annunciato per oggi, 29 gennaio, la messa in circolazione del nuovo passaporto biometrico comune per i tre paesi.

La lotta per l’indipendenza e il rafforzamento della sovranità territoriale è ancora lunga, ma sicuramente l’anno che verrà si preannuncia cruciale per capire se questo tentativo riuscirà a consolidare le sue basi e a resistere agli ostacoli, sia interni che esterni.

Esponenti della popolazione touareg durante i festeggiamenti a Ouagadougou (Credit: Warren Saré)

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