Idea Piano Mattei ponte tra imprese di Paesi Arabi e africane. Trattativa con Ue fondi residui Pnrr al fotofinish. Record importazioni Ue di Gnl da Usa

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Idea Piano Mattei ponte tra imprese di Paesi Arabi e africane. Trattativa dell’Italia con Ue per fondi residui del Pnrr al fotofinish. Importazioni Ue di Gnl da Usa raggiungono un nuovo record. La rassegna Energia

Grazie al Piano Mattei l’Italia potrebbe ricoprire il ruolo di ponte di investimenti tra imprese africane e di Paesi Arabi. Un’ipotesi avanzata ieri durante l’Arab-Italian Business Forum dal presidente della Camera di commercio tunisina, Samir Majoul. La trattativa con l’Ue per poter utilizzare i fondi del Pnrr non spesi entro il 30 giugno 2026 è alla stretta finale. L’obiettivo è utilizzare tutti i 194,4 miliardi del Piano, come sottolineato dal ministro Tommaso Foti, creando una riserva. Bruxelles non ha ancora dato l’ok, ma ha già messo alcuni paletti: il meccanismo potrà essere circoscritto a pochi interventi e i fondi residui potranno finanziare solo nuovi interventi. Le importazioni europee di Gnl dagli Usa mandano in frantumi un altro record. Questo mese nei terminal europei e del Regno Unito arriveranno 6,7 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto americano, secondo le stime di Kpler, una delle maggiori società che monitorano i flussi. Le importazioni europee dagli Usa sono aumentate di quasi il 30% dai 5,2 milioni di tonnellate di dicembre e hanno superato dell’11,7% il precedente record storico di 6 milioni di tonnellate, registrato a gennaio 2024. (…) Nel mese corrente l’Europa ha in generale incrementato i rifornimenti di gas liquefatto: in tutto Kpler si aspetta che arrivino 11,82 milioni di tonnellate (+8,7% da dicembre). La rassegna Energia.

PIANO MATTEI, ITALIA PONTE IMPRESE PAESI ARABI E AFRICA

“Il Piano Mattei nasce, nelle ambizioni del governo italiano, come un «ponte» fra Italia e Africa. Ora può allargarsi a una veste più ampia: quella di una piattaforma di investimenti fra Europa, Paesi arabi e, appunto, i mercati dell’Africa a nord e sud del Sahara. È una delle prospettive emerse a un anno esatto dal vertice Italia-Africa, il summit di debutto per il piano da 5,5 miliardi di euro per «cambiare il paradigma» dei rapporti fra le due sponde del Mediterraneo. Lo sguardo iniziale era soprattutto al Global gateway, il maxi-piano infrastrutturale Ue che destina 150 miliardi sui 300 complessivi a iniziative sull’Africa. Ora l’attenzione si sta spostando anche sui Paesi di Nord africa e Golfo, rispettivamente eletti fra i primi Paesi di affaccio del Piano Mattei e fra le fonti più robuste (e in crescita) di investimenti su scala africana (…) L’Italia può tentare di intestarsi la regia del nuovo «ponte» fra tre continenti grazie al suo «rapporto storico» con la Tunisia e l’Africa settentrionale, ha dichiarato ieri il presidente della Camera di commercio tunisina Samir Majoul in un intervento all’Arab-Italian Business Forum: un incontro organizzato a Roma dalla Camera di commercio Italo Araba e dedicato, in un suo panel, anche all’impatto del Piano Mattei sui Paesi arabi nell’Africa settentrionale.(…) Majoul, Moula e Al Watheq hanno sottolineato ieri i legami «decennali» con l’Italia, espressi anche in un interscambio con un peso massiccio sull’intera bilancia commerciale fra l’Italia e l’Africa”, si legge su Il Sole 24 Ore.

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“Secondo dati dell’Osservatorio economico del ministero degli Affari esteri, solo Algeria, Tunisia ed Egitto incidono su oltre la metà dei flussi commerciali fra Italia e Africa nel 2023: 29,8 miliardi di euro sui 59,5 miliardi registrati su scala annua, ripartito rispettivamente fra i 16,9 miliardi dell’Algeria, i 6,9 miliardi della Tunisia e i 6 miliardi dell’Egitto. Non è un caso che Tunisi, Algeri e il Cairo rientrino nell’orizzonte più immediato dei progetti di partenza del Piano italiano (…) nè lo è che ora possano ambire, anche, al ruolo di cerniera fra i due interlocutori di Europa e Golfo e la regione subsahariana: il prossimo orizzonte di espansione del piano Mattei”, continua il giornale.

PNRR, QUASI CONCLUSA TRATTATIVA CON UE FONDI OLTRE 2026

“Uno o più fondi dove far confluire i soldi che non si riusciranno a spendere entro la scadenza del 30 giugno 2026. Ecco il salvagente del governo per il Pnrr. L’idea è al centro delle interlocuzioni in corso tra la Struttura di missione di Palazzo Chigi e i tecnici della Commissione europea che a febbraio aspettano la nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per non rinunciare «neppure a un centesimo» dei 194,4 miliardi del Piano, come ha garantito il ministro Tommaso Foti, l’idea è creare una riserva con il consenso dell’Europa. (…) il via libera alla costituzione dei veicoli-casseforti salverebbe le risorse inutilizzate, che potrebbero essere così impiegate anche oltre il 2026. Il condizionale è d’obbligo perché Bruxelles deve dare ancora il suo benestare. Intanto ha già fatto sapere all’Italia che il meccanismo potrà essere circoscritto a pochi interventi: un perimetro ampio, infatti, trasformerebbe l’opzione allo studio in una proroga di fatto del Pnrr. Uno scenario che anche il governo italiano vuole evitare perché la richiesta di un allungamento dei termini significherebbe ammettere l’incapacità di spendere le risorse prenotate nel 2020. (…) le risorse utilizzabili dopo la scadenza dovranno finanziare nuovi progetti. In linea con i principi del Recovery, ma diversi da quelli che non si riuscirà a portare a compimento. Il conteggio delle risorse che confluiranno nel veicolo è già iniziato. Va di pari passo ai progetti che saranno definanziati perché procedono troppo lentamente”, si legge su La Repubblica.

“Il ritardo accumulato da alcuni Comuni ha convinto il Mit, che gestisce il programma, a ridurre lo stanziamento iniziale: circa 700-800 milioni dei 2,8 miliardi complessivi verranno travasati nel veicolo che conterrà i residui del Pnrr. Matteo Salvini punta a utilizzarli per il Piano casa, oltre che per il potenziamento della rete idrica. Altre risorse potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane, replicando così lo schema già adottato con la revisione del 2023 (…) l’obiettivo del governo è creare nuovi veicoli e più corposi, sulla scia della Spagna che ha già adottato questi strumenti. Il perno della rimodulazione del Pnrr sarà comunque un rimescolamento delle risorse. Come per le ferrovie: i lotti in ritardo perderanno i fondi Pnrr, che passeranno a quelli più avanzati. A loro volta quest’ultimi cederanno fondi nazionali alle tratte in affanno: i lavori andranno avanti, ma i nuovi binari arriveranno dopo il 2026. (…) Secondo un’analisi dell’economista di Bankitalia, Sauro Mocetti, «sono stati banditi oltre i due terzi delle risorse da mettere a gara», ma si registrano «difficoltà » e ritardi nei cantieri che fanno riferimento ai bandi più grandi, sopra i 5 milioni”, continua il giornale.

GNL, UE IMPORTAZIONI RECORD DA USA

“Le importazioni europee di Gnl, il gas naturale liquefatto, sono tornate a correre come nei periodi più duri della grande crisi energetica. E i carichi in arrivo dagli Stati Uniti sono avviati addirittura a battere ogni record questo mese: uno sviluppo che per la Commissione europea potrebbe rivelarsi una carta preziosa da giocare al tavolo negoziale, per evitare la pioggia di dazi minacciata da Donald Trump. (…) Quando si tratta di gas, tuttavia, è raro che il campo sia del tutto sgombro da fattori geopolitici. Fin dallo scorso novembre la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva suggerito di offrire a Trump come ramoscello d’ulivo un incremento degli acquisti di Gnl a stelle e strisce, meglio ancora se a sostituzione dei carichi importati dalla Russia: «È qualcosa di cui potremmo discutere, anche in relazione al deficit commerciale», aveva chiarito. Ora c’è qualche elemento concreto da esibire come prova di buona volontà. A gennaio nei terminal della Ue-27 e del Regno Unito sbarcheranno 6,7 milioni di tonnellate di Gnl «made in Usa», stima Kpler, una delle maggiori società che monitorano i flussi (…) Le importazioni europee dagli Usa sono balzate di quasi il 30% dai 5,2 milioni di tonnellate di dicembre e hanno superato dell’11,7% il precedente record storico di 6 milioni di tonnellate, registrato a gennaio 2024. (…) Nel mese corrente l’Europa ha in generale incrementato i rifornimenti di gas liquefatto: in tutto Kpler si aspetta che arrivino 11,82 milioni di tonnellate (+8,7% da dicembre). È il massimo da aprile 2023 e una quantità che nell’arco di un mese è stata superata appena tre volte in passato, tutte tra il 2022 e il 2023, fa notare Clyde Russell, analista di Reuters. I carichi sono di origine diversa e spesso non arrivano direttamente dai Paesi produttori, ma da società di trading e compagnie petrolifere che dispongono di un portafoglio diversificato di forniture”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Anche la Cina – dove ci sono società titolari di almeno 19 contratti di fornitura pluriennali, per 23,2 milioni di tonnellate l’anno, secondo S&P Global Commodity Insights. – è tornata a rivendere carichi di Gnl in Europa, attirata dal differenziale di prezzo di nuovo favorevole. Detto altrimenti: il gas oggi qui costa di nuovo più che in Asia, un risultato che dipende in gran parte dai recenti rincari al Ttf, che hanno riportato il gas intorno a 50 euro/Megawattora, e che per molti analisti è destinato a durare. (…) Le metaniere che cambiano rotta per andare dove il gas è pagato meglio, per inciso, sono quasi sempre cariche di Gnl di origine statunitense, perché sono i fornitori Usa ad offrire i contratti più flessibili, che non precludono cambi di destinazione e di proprietà. i – forse più ancora della corsa europea al Gnl «made in Usa» – il passo indietro sulle forniture russe. Mosca l’anno scorso aveva esportato volumi record nel Vecchio continente (17,5 milioni di tonnellate, +14% su base annua), ma questo mese Kpler evidenzia un netto calo: gennaio dovrebbe chiudersi a quota 1,6 milioni di tonnellate (-11,6% rispetto a dicembre). E almeno in questo caso è probabile che la politica abbia avuto un peso. (…) Washington – che di fatto ha già costretto alla paralisi il nuovo terminal di Novatek, Arctic Lng 2 – ha messo per la prima volta in blacklist due impianti russi che esportano già da tempo Gnl: quelli di Portovaya e Vysotsk, entrambi nel Mar Baltico, con una capacità complessiva di 3,1 milioni di tonnellate l’anno. Sono terminal minori (i più grandi, come Yamal Lng, esportano una ventina di milioni di tonnellate l’anno). Ma un impatto forse è già visibile. «Parte di quel Gnl andava in Europa e ora di certo si fermerà», afferma Anne-Sophie Corbeau, ricercatrice del Center on Global Energy Policy (Cgep) della Columbia University. (…) La Commissione Ue si muove in modo più timido degli Usa. L’ipotesi di un embargo al Gnl russo, come richiesto da dieci Paesi membri, è sfumata – impossibile raggiungere l’unanimità dei Ventisette – e anche la roadmap graduale per emanciparsi dalle forniture energetiche di Mosca slitterà probabilmente di almeno un mese rispetto alle prime ipotesi: al 28 marzo secondo fonti Bloomberg. Proprio a fine marzo tuttavia entrerà in vigore il divieto di trasbordo del Gnl russo nei porti Ue, misura che potrebbe avere ricadute importanti”, continua il giornale.



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