Grana Friuli per Nem, Piccolo e Messaggero Veneto in agitazione

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C’è maretta in casa Nem: i giornalisti di Piccolo e Messaggero Veneto sono pronti a incrociare le braccia in polemica con il percorso di riorganizzazione in atto dei giornali. La questione è stata riassunta dai giornalisti delle due testate che si sono riuniti in assemblea e sottoscritta dall’Assostampa del Friuli Venezia Giulia. Che hanno elencato i motivi alla base del clima di tensione che sta andandosi a creare. “La direzione ha comunicato ai Comitati di redazione di voler procedere alle ultime quattro assunzioni disponibili, andando a rafforzare le sole testate venete del gruppo”. Una soluzione che lascia l’amaro in bocca ai giornalisti friulani: “Scelta legittima sul piano formale, ma che riduce di competenze e professionalità i quotidiani del Friuli Venezia Giulia, dove due colleghi in uscita non saranno sostituiti”. Ma non basta: “In questi giorni si è chiuso lo stato di crisi, inaugurato da Nem subito dopo aver rilevato i sei quotidiani Gedi del Nordest”. Cosa è accaduto nella versione dei giornalisti delle due testate friulane: “Il piano di riassetto è durato un anno: se l’editore ha avuto il merito di procedere a un’assunzione per ciascun giornalista prepensionato, alla fine del percorso lancia un evidente segnale di disattenzione rispetto alle redazioni di Piccolo e Messaggero Veneto e di concentrazione su soltanto una parte di quel Nord Est spesso citato come punto di riferimento dai vertici aziendali”. E pertanto, la conseguenza è una sola: “Le due testate vedono ridursi i livelli occupazionali, dopo dodici mesi di sforzi straordinari, dovuti alla necessità di rilanciare i giornali del gruppo, gestendo nel contempo un complesso turn over che ha lasciato a lungo i reparti con organici inferiori alle necessità”. I nodi del Piccolo e del Messaggero Veneto non finiscono qui: “Sono le linee strategiche del gruppo, cominciando dall’applicazione di un prezzo per copia di 50 centesimi più alto rispetto a quello dei giornali Nem del Veneto. Un modo di sostenere la competizione con la concorrenza in quel territorio a spese tuttavia dei lettori della nostra regione – a esclusione dell’ex provincia di Pordenone -, con un impatto sulle vendite che ha penalizzato in questi mesi Il Piccolo e il Messaggero Veneto, rendendo quasi del tutto vano il lavoro svolto per migliorare gli indicatori di vendita di quelli che erano, e restano, i due principali fornitori di redditività economica del gruppo editoriale”.

L’analisi delle due assemblee e dell’Assostampa friulana è perentoria: “A più di un anno dall’ingresso di Nem, bisogna ancora rilevare che il supporto tecnologico al lavoro giornalistico è inadeguato, responsabilità questa anche del lungo disarmo della precedente gestione, cui il nuovo editore sta cercando faticosamente di rimediare. Intanto però le giornate in redazione trascorrono fra i problemi: dall’archivio malfunzionante alle interruzioni della rete e dei server, passando per i crash del software Atex, la forte riduzione di personale poligrafico, e la totale assenza per quanto riguarda Il Piccolo, telefoni muti per giorni, falle nel sistema d’impaginazione, orari di apertura al pubblico ridotti per la mancanza di un front office e scarsa attenzione alle condizioni delle sedi di lavoro”.

La reazione delle assemblee dei giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto è nella conclusione: “I quotidiani del territorio restano un presidio informativo fondamentale per la cittadinanza: infrastrutture materiali e immateriali della comunità. I giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto chiedono all’editore e alla direzione di valorizzare adeguatamente i due storici quotidiani di Trieste, Gorizia-Monfalcone, Udine e Pordenone. Il necessario rispetto di specificità territoriali e tradizioni, passa anzitutto dal mantenimento dei livelli occupazionali: oggi e in futuro. Davanti alla riduzione degli organici a Trieste e Udine, per difendere autonomia e autorevolezza delle proprie testate, le assemblee dei giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto chiedono all’editore e alla direzione di aprire un immediato confronto con i Cdr, cui affidano un pacchetto di due giorni di sciopero”.

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