Dopo la richiesta del Garante della Privacy italiano verso DeepSeek e su come vengono trattati i dati degli utenti, l’app scompare dai market in Italia. Un caso?
Nelle ultime ore, l’applicazione DeepSeek – il chatbot di intelligenza artificiale sviluppato in Cina e considerato uno dei principali concorrenti di ChatGPT – è scomparsa dagli store italiani di Apple e Google.
Una rimozione improvvisa, che lascia aperti diversi interrogativi: si tratta di una decisione autonoma degli store o di una conseguenza della recente richiesta del Garante per la protezione dei dati personali?
Il contesto: l’indagine del Garante della Privacy
La rimozione di DeepSeek dagli store italiani arriva a poche ore di distanza dalla richiesta formale del Garante della Privacy italiano, che ieri, 28 gennaio 2025 ha avviato un’indagine sull’applicazione.
L’Autorità ha chiesto a DeepSeek di fornire chiarimenti su come vengano raccolti, trattati e conservati i dati personali degli utenti, con particolare attenzione alla localizzazione dei server e alla possibile trasmissione delle informazioni in Cina.
La richiesta del Garante è scaturita dall’attenzione crescente verso i chatbot basati su intelligenza artificiale generativa, specie quelli di origine cinese, che sollevano interrogativi sulla protezione dei dati e sulla trasparenza delle loro operazioni.
La questione diventa ancora più delicata considerando che DeepSeek ha conquistato rapidamente una fetta di utenti europei, grazie alla sua capacità di offrire risposte articolate e modelli di interazione avanzati.
Rimozione dagli store: coincidenza?
Al momento, né Apple né Google hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla scomparsa di DeepSeek dai rispettivi store italiani.
Per ora, il servizio web di DeepSeek rimane accessibile e gli utenti che avevano già scaricato l’app possono continuare a utilizzarla.
Questa situazione solleva una domanda cruciale: la rimozione è stata una decisione autonoma delle piattaforme, una misura precauzionale presa dagli sviluppatori dell’app, oppure è il primo effetto dell’intervento del Garante italiano?
Al momento, l’azienda dietro DeepSeek non ha commentato la questione, lasciando il campo a ipotesi e speculazioni.
Casi precedenti e possibili sviluppi
Non sarebbe la prima volta che un chatbot IA viene sottoposto a restrizioni per questioni di privacy.
Basti pensare al caso di ChatGPT, che nel 2023 fu temporaneamente bloccato in Italia proprio su ordine del Garante della Privacy, fino a quando OpenAI non adeguò le proprie politiche di gestione dei dati.
Se DeepSeek non fornirà risposte adeguate sulle modalità di gestione dei dati, potrebbe andare incontro a restrizioni simili.
D’altra parte, se la rimozione fosse stata un atto volontario da parte degli sviluppatori, potremmo assistere a una modifica delle politiche dell’azienda prima di un eventuale ritorno negli store italiani.
La stessa situazione del 2023 con ChatGPT
Ma più passa il tempo e più si ha la certezza di essere di fronte ad una situazione analoga a quella del 2023. In quel caso venne resa inaccessibile la piattaforma web (non c’era ancora l’app di ChatGPT), nel caso di DeepSeek vengono disattivate le app.
Altro elemento da considerare è che l’Italia, al momento, è l’unico paese al mondo ad aver preso questa misura.
Cosa significa per gli utenti
Per chi utilizzava DeepSeek tramite l’app, l’assenza dagli store non implica un’immediata impossibilità di accedere al servizio
Questa vicenda solleva il tema più ampio della consapevolezza degli utenti rispetto alla gestione dei propri dati, specie quando si tratta di strumenti basati su IA generativa. Che proveremo ad approfondire più avanti.
Resta da vedere se ci saranno sviluppi ufficiali, chiarimenti da parte degli store o della stessa DeepSeek.
La sensazione è che questa sia solo la prima di una serie di mosse che definiranno il futuro del chatbot in Italia. Il dibattito sulla privacy e sulla sicurezza dei dati nell’era dell’intelligenza artificiale generativa è tutt’altro che concluso.
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