Che cosa avverrà per le attività lavorative entro il 2030, in Europa?

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Il 22% delle attività lavorative in Europa verrà automatizzato entro il 2030. Tra i ruoli con più crescita: specialisti in IA; analisti di business intelligence e dati; ingegneri fintech, elettrotecnici e robotici; specialisti in sostenibilità e operatori di macchine agricole; professionisti della trasformazione digitale

Sta cambiando anche il mondo del lavoro, attraversando una trasformazione senza precedenti, guidata dall’intreccio tra innovazione tecnologica, cambiamenti generazionali e nuove aspettative da parte dei lavoratori. Recenti ricerche, tra cui il Salary Report di Rome Business School, mostrano che oltre il 70% delle aziende sta adottando modelli di lavoro ibridi, mentre l’automazione e l’intelligenza artificiale si prevede che rivoluzioneranno il 25% delle mansioni tradizionali entro il 2030. Allo stesso tempo, i lavoratori danno sempre più importanza al benessere e alla sostenibilità, con il 64% delle persone disposte a cambiare lavoro per un’azienda che dimostri un impegno concreto su questi fronti. Dinanzi a queste tendenze lavorative, comprendere i nuovi paradigmi diventa essenziale per mantenere competitività e attrarre i migliori talenti.

Divari generazionali: una risorsa da valorizzare

In Europa, oltre il 20% della forza lavoro è composta da professionisti di età superiore ai 55 anni, cresceranno ulteriormente nel 2025. Contrariamente allo stereotipo secondo cui l’innovazione è dominio esclusivo delle giovani generazioni, i lavoratori con più anzianità svolgono un ruolo strumentale nel guidare progetti orientati al futuro. Infatti, le startup guidate da individui con più di 50 anni continuano a prosperare, sfatando il mito che l’invecchiamento e la creatività siano mutuamente esclusivi. Secondo il World Economic Forum (WEF) infatti, il mentoring bidirezionale è un motore cruciale per la competitività aziendale: i professionisti esperti possono condividere le loro intuizioni strategiche, esperienze lavorative di leadership e conoscenze del settore, mentre i colleghi più giovani contribuiscono con competenze tecnologiche e approcci innovativi alla risoluzione dei problemi.

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Le nuove competenze e la ristrutturazione del lavoro

Il 44% dei lavoratori globali necessiterà di riqualificazione entro i prossimi 5 anni (WEF). Creatività, pensiero critico e competenze digitali come programmazione e alfabetizzazione AI sono tra le skill sempre più richieste. Queste abilità sono particolarmente preziose nei settori che stanno subendo una rapida trasformazione digitale, tra cui tecnologia, sanità, finanza ed energia rinnovabile. Solo in Europa, McKinsey stima che il 22% delle attività lavorative potrebbe essere automatizzato entro il 2030. 

Alla necessità di sviluppare nuovi ruoli, si aggiunge il desiderio delle persone di cambiare lavoro. Dopo la pandemia, il 40% dei lavoratori a livello mondiale sta considerando un cambio di carriera. I dipendenti cercano aziende che offrano non solo retribuzioni competitive, ma anche flessibilità lavorativa, benessere organizzativo e percorsi di crescita definiti. Il 64% delle aziende prevede che il turnover volontario continuerà a crescere, spingendo verso nuovi modelli di gestione del personale.

Resta notevole l’importanza di conseguire titoli di studio professionalizzanti. In tempi di incertezza economica, l’istruzione superiore assume un ruolo ancora più critico nel plasmare la resilienza della forza lavoro. Dotando gli individui di competenze diversificate, la formazione garantisce che i lavoratori possano adattarsi ai mercati del lavoro in evoluzione e trovare nicchie che si allineano con le loro capacità e ambizioni. Governi e organizzazioni devono dare priorità alle iniziative di apprendimento permanente, ai programmi di riqualificazione e alle opportunità educative accessibili per costruire una forza lavoro capace di affrontare le future interruzioni”, afferma Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School e autore dello studio.

Le nuove professioni del mercato del lavoro 

Secondo il rapporto “Future of Jobs” del World Economic Forum, spinti principalmente dai progressi della tecnologia, dalla digitalizzazione e dalle iniziative di sostenibilità, questi sono alcuni dei ruoli che stanno rimodellando il mercato del lavoro globale: professioni come gli specialisti in IA, gli analisti di business intelligence e gli ingegneri fintech sono sempre più richieste per guidare l’innovazione nei settori tecnologici. Allo stesso tempo, l’economia verde stimola la domanda di specialisti in sostenibilità e ingegneri elettrotecnici, figure cruciali per lo sviluppo delle energie rinnovabili e la mitigazione del cambiamento climatico. Ci saranno sempre più opportunità anche per analisti e scienziati dei dati, ingegneri robotici e operatori di macchine agricole. Infine, i professionisti della trasformazione digitale sono essenziali per aiutare le aziende a rimanere competitive nell’era dell’industria 4.0. Questi ruoli, spesso associati a stipendi competitivi, richiedono un costante aggiornamento delle competenze, riflettendo l’evoluzione di un mercato del lavoro sempre più dinamico e orientato al futuro.

La leadership del futuro 

Secondo una recente ricerca di RBS, la Gentle Leadership rappresenta uno dei cambiamenti più significativi, con il 44,1% dei professionisti che la identifica come il modello emergente più rilevante. Questo approccio, focalizzato sull’empatia, l’inclusività e un’attenzione profonda alle persone, rompe con le strutture gerarchiche tradizionali, promuovendo un ambiente di lavoro più umano e collaborativo. Infatti, si sta osservando una diluizione delle gerarchie. Secondo un sondaggio condotto dalla Rome Business School nel 2023, il 33,3% dei partecipanti ritiene che l’appiattimento delle strutture organizzative sia una tendenza chiave. Questo modello consente una leadership più orizzontale, dove tutti i dipendenti possono contribuire con idee innovative e sentirsi parte integrante del processo decisionale.

Infine, la sostenibilità emerge come un principio cardine della leadership moderna, con il 22,5% dei professionisti che la individua come una priorità strategica. I leader del futuro non saranno solo gestori di risorse e talenti, ma anche promotori di iniziative lavorative sostenibili, integrando obiettivi ambientali, sociali ed economici nella visione aziendale per affrontare le sfide globali. Il futuro del lavoro richiede quindi un’integrazione tra innovazione tecnologica, sostenibilità e centralità della persona. Le aziende che sapranno investire in formazione continua, creare ambienti di lavoro inclusivi e adottare modelli di leadership empatici saranno quelle che guideranno questa trasformazione.

Essere pronti in un mercato in evoluzione

Per affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dai settori in rapida crescita, lo sviluppo professionale diventa una leva imprescindibile. Puntare sullo sviluppo delle competenze è il primo passo: aggiornarsi costantemente in aree strategiche come l’intelligenza artificiale, la cybersecurity e la sostenibilità permette di restare competitivi. Parallelamente, affinare le proprie strategie di ricerca del lavoro è cruciale in un mercato sempre più dinamico. Piattaforme come LinkedIn e job board settoriali offrono canali diretti per connettersi con potenziali datori di lavoro, mentre esperienze pratiche, come stage o collaborazioni freelance, arricchiscono il profilo professionale.

Investire in networking e mentorship consente di ampliare la rete di contatti e ottenere consigli preziosi da esperti di settore, mentre la specializzazione attraverso certificazioni riconosciute può incrementare significativamente il potenziale di carriera e guadagno. Ad esempio, certificazioni come CISSP per la sicurezza informatica o CFA per la finanza rappresentano un valore aggiunto riconosciuto globalmente. Adottando un approccio proattivo e orientato all’aggiornamento continuo, i professionisti possono posizionarsi in modo strategico per sfruttare al meglio la crescente domanda di competenze nei settori tecnologici e sostenibili.

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