Avviso di garanzia a Meloni. Salta l’informativa dei ministri Piantedosi e Nordio

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La prima conseguenza dell’avviso di garanzia – per l’ipotesi di reato di favoreggiamento e peculato – alla premier Giorgia Meloni, ai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano – per la vicenda della scarcerazione e del rimpatrio del comandante libico Almasri (sul quale pende una richiesta di arresto emessa dalla Corte penale internazionale) è l’annullamento della prevista informativa di oggi 29 gennaio proprio dei ministri Nordio e Piantedosi.

Opposizioni all’attacco

L’avviso di garanzia, ricevuto anche dai titolari della Giustizia e dell’Interno, travolge l’appuntamento di Camera e Senato con un effetto domino: informativa annullata, per il momento. Per le opposizioni, però, al di là dell’aspetto giudiziario, è Meloni in persona che deve chiarire i fatti. E, soprattutto, non deve utilizzare l’avviso di garanzia per “fare la vittima”, attaccano Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Il fil rouge è la reiterata richiesta che sia la presidente del Consiglio a riferire in Aula. “Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto”, incalza Elly Schlein. Per il leader M5s “la ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa, complottismo e vittimismo”, “lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali dei cittadini”.

Il video di Meloni: non mi faccio intimidire

Giorgia Meloni anticipa possibili fughe di notizie ed è lei stessa, in un video, a riferire di essere stata raggiunta da un avviso di garanzia per la vicenda della scarcerazione e del rimpatrio del comandante libico Almasri, sul quale pende una richiesta di arresto emessa dalla Corte penale internazionale. Autore dell’atto giudiziario il Procuratore Francesco Lo Voi, poi trasmesso al Tribunale dei ministri. Atto che segue l’esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti. “Non mi andava di essere preso in giro, perché’ ritenevo un fatto gravissimo che venisse scarcerato un uomo che si era, secondo l’accusa, macchiato anche di assassinio, un boia”, spiega in serata l’avvocato Li Gotti. E l’Anm precisa: “La procura di Roma non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto”.

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Nel video pubblicato sui social, Meloni va subito all’attacco. “La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri”, dice la premier. Che poi aggiunge, sempre lanciando l’affondo: “Presumo a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”. Infine, Meloni ribadisce e scandisce: “Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando e’ in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura”.

Gli alleati fanno quadrato

Immediata la reazione degli alleati, che fanno quadrato e respingono ogni accusa. Anzi, passano al contrattacco: “Una vergogna. Riforma della giustizia subito”, afferma Matteo Salvini. “Sto con Meloni. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”, sostiene Antonio Tajani. Netta la posizione di FdI, che si schiera al fianco della sua leader: “Non ci faremo intimidire. Faremo la riforma della giustizia”, mette in chiaro il responsabile organizzativo Giovanni Donzelli.

E una delle figlie di Silvio Berlusconi, Barbara, si spinge a fare il paragone con quanto avvenne proprio a suo padre nel 1994: “Non può sfuggire la coincidenza dell’avviso di garanzia alla premier mentre si discute la separazione delle carriere. Il pensiero va all’avviso di garanzia che ricevette mio padre alla vigilia del G7 di Napoli. Non so se si tratti di giustizia a orologeria ma il pensiero va li'”, dice.



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