Augusta, ancora puzze ma per Arpa Sicilia e Cipa l’aria è migliorata

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


AUGUSTA – Pioggia di segnalazioni al Nose, già nella prima mattina del 28 gennaio, per le puzze industriali che hanno investito Augusta sospinte dalla brezza di libeccio. Ancora una volta i “nasi” biologici e le apparecchiature scientifiche hanno difficoltà a trovarsi d’accordo. Perché secondo il rapporto Arpa Sicilia 2023 da poco pubblicato, il cocktail di sostanze pericolose respirate dalla popolazione è persino diventato più “salubre”. Al punto che adesso sarebbe maggiormente rischioso vivere a Palermo e a Catania. In effetti alcuni inquinanti “made in Priolo” sono diminuiti rispetto al recente passato, in parallelo alla riduzione della produzione nel Petrolchimico. Nei fatti, però, l’atmosfera che avvolge gli augustani è tal quale riguardo il rischio cancro. Specialmente per i residenti nell’isola. Dove, insieme alla buona musica pagata da Regione e raffinerie, le centraline hanno registrato i più alti picchi orari di Benzene dell’intera Sicilia. E outliers superiori hanno rilevato le stazioni di monitoraggio collocate nel territorio comunale circostante. Non è un semplice dato negativo, sia pure con un trend in forte discesa, fra i tanti positivi. Si tratta infatti della “madre” di tutti i rischi presenti nell’aria. Essendo “una sostanza altamente cancerogena, per la quale l’Organizzazione mondiale della sanità non ha stabilito alcuna soglia minima al di sotto della quale non esiste pericolo per la salute umana“, come evidenzia lo stesso report dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Che fermandosi alle analisi statistiche dell’anno precedente, non ha tenuto in considerazione il picco del 13 novembre 2024, quando in un solo giorno ha superato di 8 volte la soglia limite annuale.

Mario Lazzaro.

Tuttavia ci sono rinomati esperti del settore che parlano “di un quadro generale di buona qualità dell’aria, al netto di alcuni episodi di disagio olfattivo, che pare di capire anche Arpa ritiene stiano nel tempo continuando a calare”. Lo sostiene Mario Lazzaro, consulente della Procura per la medicina del lavoro e presidente della rete di monitoraggio Cipa, allestita da un consorzio di stabilimenti in partnership con Confindustria Siracusa. Il medico, autore di 40 pubblicazioni scientifiche e presidente della Lilt siracusana, ha commentato il rapporto dell’Agenzia ambiente al quotidiano Libertà del 21 gennaio. “Tutti gli addetti ai lavori sanno bene che la qualità dell’aria in Italia migliora, e che va peggio per chi vive nelle grandi città. Forse dovremmo comunicare meglio, riportare costantemente i risultati dei monitoraggi, tenere i cittadini sempre più informati. Anche nella zona industriale i numeri sono buoni e questo vuol dire che le innovazioni tecnologiche, diffusamente utilizzate negli impianti industriali, danno i loro frutti. Per continuare a migliorare è fondamentale adottare politiche legate alla mobilità sostenibile, e implementando l’utilizzo delle Bat come accade nel nostro polo industriale”.

Enzo Parisi.

Su queste Best available tecnology“, fissate dall’Unione europea per bilanciare tutela dell’ambiente e profitti della produzione, c’è però chi ha da ridire riguardo proprio la zona industriale. Si tratta del presidente della Corte d’appello di Catania, Filippo Pennisi, che lo mette nero su bianco nella relazione di apertura dell’anno giudiziario. Così la riporta il quotidiano La Sicilia del 27 gennaio:“La zona del polo petrolchimico di Priolo, Melilli e Augusta determina rilevantissima frequenza di indagini in tema ambientale, con specifico riferimento all’inquinamento atmosferico, marino e del sottosuolo. Indagini che hanno consentito di acclarare una pericolosa distanza tra le prescrizioni raccomandate dalle cosiddette Bat, e le condizioni di concreto esercizio degli impianti complessivamente vetusti, privi di taluni fondamentali accorgimenti per l’abbattimento delle emissioni diffuse, nonché del pur previsto sistema di monitoraggio continuo delle emissioni convogliate”. Eppure Arpa certifica che nel 2023 molti inquinanti sono diminuiti. Legambiente non si stupisce. “E’ diminuita in concomitanza pure la produzione, basta guardare la movimentazione petrolifera nel porto”, fa notare il portavoce Enzo Parisi. In effetti la scheda rilevamenti traffici marittimi portuali“, elaborata dall’Autorità di sistema, registra questo calo di materie prime nella rada megarese. Nel 2021 sono arrivate 13 milioni e 300 mila tonnellate di “merci liquide”. Mentre nel 2022 le navi cisterna hanno sbarcato 13 milioni e 400 mila tonnellate fra “crude oil, prodotti raffinati del petrolio, gas liquefatto e gas naturale, prodotti chimici”. Ma l’anno dopo il tonnellaggio scaricato dai tanker scende a 12 milioni e 800 mila.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

sopra (foto Facebook) e copertina: repertorio.

In ogni caso, secondo le centraline del 2023, Augusta sta messa meglio rispetto i comuni vicini per i valori assoluti e “il trend decrescente” di Idrogeno solforato. Riguardo l’Anidride solforosa sta addirittura meglio dell’agricola Solarino. Nonostante la “Zona area industriali presenta la maggiore percentuale di dati outliers“, e la prospiciente Priolo “la concentrazione oraria più elevata” di So2 dell’intera Sicilia. Restando comunque entro i limiti del decreto legislativo del 2010, ma bel al di sopra dei “valori guida” indicati dall’Oms, che i discepoli nostrani della destra trumpiana giudicano un centro di potere a braccetto con le multinazionali. L’Ozono, per il quale “non è stato possibile stabilire un livello minimo al di sotto del quale non abbia effetti della salute“, essendo però  “riconosciuta una soglia minima al di sopra della quale esiste un incremento statistico del rischio di mortalità“, nel territorio augustano non viene rilevato. Nell’antistante Melilli invece si. E lì, in quell’anno, ha toccato il record regionale di superamenti dell’obiettivo a lungo termine. Nel comprensorio megarese comunque vengono monitorati gli Idrocarburi non metanici, “composti precursori del processo di formazione dell’ozono nell’aria”. E in Sicilia la loro “massima concentrazione media oraria è stata registrata nella stazione di Augusta”. Poi c’è la questione delle polveri sottili, riconosciute in grado di penetrare le cellule cerebrali di adulti e neonati. Nella regione, secondo la legge italiana tutti i comuni sono sotto la soglia. La maggior parte, come Augusta, però supera i limiti che sono allo studio della Commissione europea. E se si guarda ai valori guida dell’Oms, allora non si salva nessuno.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link