Il recupero dei crediti e la gestione delle partecipazioni residue di Veneto Banca, posta in liquidazione coatta amministrativa dal 2017, sono tornati al centro del dibattito politico grazie all’interrogazione parlamentare (scarica da qui il testo integrale) presentata dall’onorevole Valentina Grippo (Azione) il 20 gennaio 2025 sulla quota Ferak di proprietà della ex popolare apparentemente congelata. La deputata ha chiesto al Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy chiarimenti sulle attività dei commissari liquidatori e sulla sorte degli asset ancora in bilico.
Una liquidazione senza fine
L’interrogazione si concentra su alcuni punti cruciali. Nonostante lo Stato abbia garantito “lo svolgimento delle attività ordinarie” di Veneto Banca e, in parallelo, a Banca Popolare di Vicenza “con un’iniezione di liquidità pari a circa 4,8 miliardi di euro” e “abbia concesso garanzie per un ammontare massimo di circa 12 miliardi di euro, sul finanziamento della massa liquidatoria dei due istituti da parte di Intesa Sanpaolo“, da oltre tre anni, premette nell’interrogazione l’on. Valentina Grippo, non sono disponibili aggiornamenti ufficiali sulle attività dei commissari liquidatori (in particolare, l’ultimo aggiornamento pubblico sul sito ufficiale di Veneto Banca risale al 31 dicembre 2022) su un nodo particolarmente critico.
Il nodo è rappresentato dalla partecipazione di Veneto Banca in Ferak S.p.A., una società (nota: i cui soci di maggioranza sono i vicentini Amenduni, che coabitano con non pochi contrasti da tempo con gli Zoppas e con il banchiere-editore-concessionario aeroportuale Enrico Marchi) che possiede, tra gli altri asset, una quota dell’1,26% in Generali (il dato aggiornato, da nostri controlli sulle notizie di stampa, parrebbe quello dell 0,7%).
Per chiarezza va detto che la quota di Veneto Banca in LCA non è relativa ad alcun credito versoi i soci di Ferak, ma è effetto di un investimento della ex banca popolare di Montebelluna
Veneto Banca detiene, infatti e a detta dell’on. Grippo e delle associazioni, il 9% di Ferak S.p.A. (a ViPiu risulta il 9,9%), ma il processo di vendita delle azioni, secondo la parlamentare di Carlo Calenda, si è arenato dopo un’asta a busta chiusa del novembre 2021, senza che venissero comunicati esiti o sviluppi successivi.
Questo immobilismo, sostiene l’on. Valentina Grippo lascia ancora nel bilancio liquidatorio una posta attiva significativa, il cui valore supera i 50 milioni di euro, che secondo i rappresentanti di Federcontribuenti e dell’associazione Ezzelino da Onara, “devono tornare ai veneti” (scarica qui il loro documento).
Domande al governo
Nella sua interrogazione, Grippo sollecita il governo a chiarire tramite i due ministri interessati diversi aspetti. Tra questi:
- Quali iniziative sono state avviate per garantire la trasparenza sulle attività dei commissari dal 1° gennaio 2023 ad oggi.
- Se è previsto un nuovo atto di rendiconto, comprensivo delle spese sostenute e degli emolumenti percepiti dai commissari.
- Se sono in programma nuove aste o trattative private per liquidare gli asset residui.
Il ruolo delle associazioni
Marco Paccagnella e Patrizio Miatello, rispettivamente presidenti di Federcontribuenti e dell’associazione Ezzelino da Onara, hanno, quindi, accolto con favore l’iniziativa dell’onorevole Grippo. Le due organizzazioni denunciano da tempo il “muro di silenzio” eretto intorno alla liquidazione di Veneto Banca, sottolineando come sia necessario fare luce su tre anni di attività opache. “Il Ministero non ha più alibi: i soldi bloccati nei conti liquidatori appartengono ai veneti”, ha dichiarato Paccagnella, annunciando una manifestazione sotto la sede del MiSE per sollecitare risposte.
Le associazioni, come la parlamentare, chiedono informazioni anche sugli emolumenti dei commissari liquidatori, chiedendo maggiore trasparenza sui costi sostenuti e su eventuali azioni intraprese per valorizzare gli asset ancora presenti.
Conclusioni
Se possiamo aggiungere qualche osservazione c’è da dire che anche per Banca Popolare di Vicenza in Lca non è che le informazioni eccedano e che, peggio, anche se fossero tutti recuperati, i crediti in essere servirebbero a coprire i 4.8 miliardi anticipati dallo Stato, per cui non si vede dove ci sia spazio per gli azionisti azzerati, le vere vittime di una situazione le cui responsabilità sono multiple e non solo in capo a chi ha gestito le due banche.
La vicenda di Veneto Banca, insieme a quella della BPVi, continua, comunque, a rappresentare una ferita aperta per molti risparmiatori e cittadini veneti. Le richieste di chiarezza e di trasparenza, supportate dalle associazioni e dall’interrogazione parlamentare, mirano a riportare alla luce informazioni cruciali su un processo liquidatorio che si protrae ormai da troppi anni. La pressione sul governo aumenta, nella speranza che le istituzioni rispondano in tempi brevi e forniscano un piano per concludere una vicenda che non può più restare nel silenzio.
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