■Antonio Loiacono
La Calabria è ancora una volta al centro di un acceso dibattito etico-politico sollevato dalle dichiarazioni dell’Onorevole Vittoria Baldino (M5S) e postate sui suoi canali social. Due vicende emblematiche, denunciate dalla deputata, mettono in luce le criticità della gestione della sanità e delle istituzioni nella regione: la negazione di un farmaco essenziale ai malati di sclerosi sistemica e l’introduzione di un emendamento controverso nel decreto Milleproroghe, ribattezzato “Emendamento Calabria”. Due episodi che, sebbene apparentemente distinti, svelano una stessa realtà: una Calabria dove il commissariamento della sanità sembra più un mezzo per consolidare privilegi che uno strumento per tutelare i diritti dei cittadini.
La denuncia dei pazienti affetti da sclerosi sistemica ha scosso profondamente l’opinione pubblica. A questi malati, colpiti da una malattia rara e debilitante, viene negato l’accesso ad un farmaco essenziale (Endoprost), sostituito con un generico più economico ma meno efficace (Iloprost). Un risparmio di appena tre euro a dose che si traduce in sofferenze insopportabili per persone già provate dalla loro condizione.
Il presidente-commissario Roberto Occhiuto ha giustificato questa decisione con i vincoli imposti dal commissariamento, ma l’Onorevole Baldino è stata ferma nel condannare questa scelta. “La verità è che questa decisione è frutto dell’incapacità di far valere i diritti e la dignità dei calabresi,” ha dichiarato la deputata.
Baldino ha sottolineato come risparmiare pochi euro a scapito della salute rappresenti un atto irresponsabile che condanna i pazienti ad una vita di sofferenze inutili. Questa vicenda pone interrogativi più ampi sulla gestione della sanità in Calabria, da anni commissariata per i disavanzi, ma che continua ad essere affrontata con logiche di mera contabilità, ignorando l’impatto umano.
In parallelo, l’introduzione di un emendamento nel decreto Milleproroghe ha acceso un altro focolaio di polemica. L’emendamento proroga di due anni il mandato dei rettori degli atenei con facoltà di medicina in regioni commissariate, una norma che, secondo Baldino, “sembra cucita su misura per l’Università della Calabria ed il suo rettore, Nicola Leone”. Il mandato, già significativo di sette anni, non è rinnovabile per legge, ma l’emendamento introduce una proroga che la deputata definisce “un’ingerenza politica senza precedenti”.
La domanda che Baldino pone è chiara: cosa ha a che fare il commissariamento della sanità con la proroga di un rettore universitario? “Nulla -afferma- è un’operazione politica che piega l’autonomia accademica a logiche di potere.” Baldino non esita a denunciare un sistema di “amichettismo” che, secondo lei, “prospera sotto la protezione del presidente Occhiuto e del governo Meloni.”
Le critiche di Baldino non si fermano qui. Un altro emendamento al decreto Milleproroghe prevede la chiusura del commissariamento per i disavanzi sanitari e l’apertura di un nuovo commissariamento per l’attuazione del PNRR, includendo uno scudo penale ed erariale per i bilanci consuntivi delle Asp di Cosenza e Reggio Calabria. Baldino definisce questa mossa un “gioco delle tre carte” che legittima l’illegalità e cancella ogni responsabilità per le cattive gestioni del passato.
“Ancora una volta, a pagare saranno i calabresi -ha dichiarato Baldino- ed a farla franca, i soliti noti che hanno gestito e continuano a gestire la sanita. Non possiamo accettare tutto questo supinamente e senza battere ciglio.”
Le vicende denunciate da Vittoria Baldino, pur diverse, raccontano la stessa storia: una Calabria in cui il commissariamento della sanità non serve a risolvere emergenze, ma diventa uno strumento per consolidare poteri personali e politici. Da un lato, i malati di sclerosi sistemica costretti a soffrire per risparmiare pochi euro; dall’altro, i rettori universitari che vedono prolungato il loro mandato grazie a un emendamento ad hoc. Due facce di una medaglia che mostra una politica lontana dai bisogni reali dei cittadini.
La Calabria merita di più; merita una sanità che non sacrifichi i malati sull’altare del risparmio ed istituzioni libere da logiche di potere e privilegi.
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