Riforma delle Province, Galvagno: “Senza deroga nazionale si voterà con elezioni di secondo livello” CLICCA PER IL VIDEO

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Comunque vada a Roma, bisognerà andare a votare per le ex Province. Anche se questo vorrà dire farlo con le elezioni di secondo livello. E’ questo il pensiero del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno. L’esponente di Fratelli d’Italia è intervenuto ai microfoni de ilSicilia.it in occasione della visita istituzionale tenuta da una delegazione politica al comune di Giardini Naxos. Fra i temi affrontati c’è stato quello relativo al famoso emendamento romano al “decreto emergenze”. Testo con il quale parte del centrodestra sta provando a creare una deroga alla legge Delrio per le Regioni a Statuto Speciale, come la Sicilia, in modo che le stesse possano procedere all’elezione diretta dei rappresentanti di Città Metropolitane e Liberi Consorzi.

Tutto passa da Roma

Un passaggio senza il quale, ha ricordato nei giorni scorsi Renato Schifani, sarebbe impossibile ridare la parola ai cittadini. Bisognerebbe quindi passare dalle tanto vituperate elezioni di secondo livello, mai tenute in Sicilia in questi dieci anni. In pratica, a decidere il futuro delle Province sarebbero gli attuali amministratori locali (sindaci e consiglieri comunali). Una sorta di gruppo di “grandi elettori” in salsa siciliana, con tutti i rischi del caso di alleanze trasversali per entrambe le coalizioni. Uno scenario che non piace a nessuno, da destra a sinistra.

Ad oggi, gli enti locali di raccordo vivono in una sorta di limbo fatto di commissari e di autonomia limitata. Solo le Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina) hanno avuto qualche margine in più dettato dalla presenza del “sindaco metropolitano”, il quale poi coincide con il sindaco del capoluogo di riferimento. Eppure ciò sembra non bastare in una regione come la Sicilia nella quale le strade extraurbane di competenza delle ex Province, tanto per dirne una, sono ridotte ad un colaborodo. Il tema non è più procrastinabile. E il centrodestra dovrà trovare una quadra interna, ad oggi raramente esistita dalle parti di Sala d’Ercole.

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Procedura celere

 

Solo l’emendamento al ddl Urbanistica, con il quale sostanzialmente si rinviavano le elezioni di secondo livello in primavera, ha avuto successo. Ma lo stesso è stato impugnato proprio da Roma, in particolare dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutto passa dalla capitale. E la visita di Renato Schifani effettuata nelle scorse settimane è un chiaro segnale in tal senso. Ma quale partito ha le chiavi in mano sulla questione? Se in Sicilia c’è una sostanziale parità numerica fra Forza Italia e Fratelli d’Italia, dalle parti di Montecitorio e Palazzo Madama lo scenario è ben diverso.

Galvagno: “Pronti a votare legge all’Ars se arriva deroga da Roma”

Il partito di Giorgia Meloni è largamente la compagine di maggioranza relativa. Fatto che, in pratica, mette nelle mani di Fratelli d’Italia il destino della riforma delle Province in Sicilia. Ad oggi la speranza è legata ad un emendamento presentato alla Camera ed allegato al “decreto emergenze”. A sostenerlo ci sono Forza Italia, Lega e Noi Moderati. La posizione di Fratelli d’Italia rimane complessa. Fra i meloniani, in passato, si sono registrate sensibilità diverse sull’argomento.

A cercare di fare ordine è lo stesso presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il quale ribadisce il ruolo centrale del Parlamento Nazionale sulla questione. “Fratelli d’Italia è assolutamente favorevole all’elezione di primo livello delle Province – ha evidenziato Galvagno -. Il presidente Schifani ha dichiarato all’Ars che senza una deroga nazionale per le Regioni a Statuto Speciale sulla legge Delrio non si andrà avanti. Nel momento in cui ci sarà questa deroga da parte del Parlamento Nazionale, certamente potremmo operare all’Ars per votare una legge regionale che preveda l’elezione diretta delle Province“.

In alternativa si procederà con le elezioni di secondo livello

“Diversamente – ha aggiunto Galvagno – voteremo con le elezioni di secondo livello”. Una concetto che il deputato regionale ricollega alla necessità di garantire l’operatività degli organi intermedi, scrivendo la parola fine sui commissariamenti che vanno avanti in Sicilia da oltre dieci anni. “È impensabile che ancora oggi non esista un organo intermedio fra i comuni e la Regione. Le Province sono necessarie. Le problematiche sono tante. E la politica regionale deve essere attenta e responsabile“.



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