Milano, 28 gennaio 2024 – Considerato che si tratta di alloggi pubblici, la regola pare scritta al rovescio perché riconosce 30 punti a chi ha il reddito Isee più alto e non ne riconosce alcuno a chi ha l’Isee più basso. Un ribaltamento del senso dell’edilizia pubblica. Eppure al paragrafo 6.1 dell’avviso 10/2024 lanciato da Aler Milano si legge proprio così: “Verrà assegnato il massimo dei punti a una condizione economica pari a 16mila e zero punti per un Isee pari a 10mila”.
Nel dettaglio, si tratta di un bando per la valorizzazione di 39 alloggi, nello stato di fatto e in 10 Comuni diversi, rivolto a chi ha un Isee compreso, per l’appunto, tra i 10mila e i 16mila euro. “Perché far partecipare al bando chi ha un Isee di 10mila euro se poi non gli si danno punti?” chiede Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd.
I dubbi
“Ma gli ultimi 5 bandi diramati da Aler Milano – prosegue Rozza – sono tutti accomunati da regole senza senso o da contraddizioni rispetto agli obiettivi dichiarati. In alcuni casi sembra si vogliano assegnare gli alloggi a chi ha il reddito più alto, in altri non si capisce a chi si vogliano assegnare, in tutti è di fatto ostacolato chi vuole far famiglia. Mi chiedo dove sia e che ne pensi l’assessore regionale alla Casa”.
Colpisce che l’ammontare dei 5 bandi sia di soli 185 appartamenti: “Un effetto del premio introdotto dal centrodestra per le Aler che pubblicano più bandi?”.
Soffermandosi ancora un attimo sull’avviso 10, qui si riconoscono 10 punti agli agenti delle forze dell’ordine. “Ma un agente delle forze dell’ordine ha un Isee superiore ai 16mila euro” rimarca Rozza.
Punti da chiarire
Quindi gli altri “non sensi” che uniscono gli ultimi avvisi dell’Aler. Oltre al 10, a fine 2024 ne sono stati lanciati altri tre: il 7, l’8 e il 9. Il primo è destinato a chi abbia un Isee tra i 16mila e i 40mila euro, una fascia decisamente ampia che nel secondo è ulteriormente ampliata: l’avviso 8 è rivolto a chi ha un Isee tra i 14mila e i 40mila euro. Il terzo è destinato, di nuovo, a chi si trovi tra i 10mila e i 16mila euro.
In tutti è contemplata una regola che rischia di avvantaggiare chi ha redditi più alti e una seconda che, come anticipato, rischia di ostacolare chi vuole far famiglia. La prima prevede che la stipula del contratto sia consentita solo se l’ammontare dei costi (canone di affitto più spese) non incide più del 35% sul reddito netto percepito. “Innanzitutto non si capisce perché, all’interno del medesimo bando, si ricorra prima all’Isee per stabilire chi possa partecipare e chi no e poi ad un indicatore diverso, il reddito netto percepito, per discernere chi può firmare il contratto d’affitto – rileva Rozza –. Poi non si capisce perché inserire il tetto del 35% dal momento che l’importo del canone è già noto ad Aler. Ma soprattutto con questo tetto sembra si voglia privilegiare chi ha i redditi più alti”.
La seconda regola comune ai quattro avvisi è quella che autorizza l’ampliamento del nucleo famigliare solo se non si supera il limite di reddito fissato per partecipare al bando. Una regola che stride in particolare con l’avviso 8, destinato ai lavoratori del trasporto pubblico locale, della sanità, dell’istruzione, della sicurezza. “In altre parole – sintetizza la consigliera del Pd – con questa regola si sta sta dicendo al conducente di bus che ha necessità di vivere a Milano perché è stato assunto da Atm che non può portare con sé la compagna perché c’è il rischio che l’Isee si alzi al punto da escluderlo dalla partecipazione all’avviso se lei lavora e non è ancora nello stato di famiglia”. Tra l’altro l’avviso non dà priorità a chi lavora a Milano pur essendo pensato per agevolare chi lavora a Milano.
Il bando per l’ospedale
Un discorso a parte è il bando 1/2025. In questo caso Aler ha messo a disposizione della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico 20 alloggi di modo che li assegni esclusivamente a chi lavora in nei suoi ospedali. L’avviso precisa, infatti, che in caso di licenziamento o trasferimento volontario l’intestatario dovrà lasciare l’alloggio entro 6 mesi.
Da qui l’affondo della Rozza: “Alloggi che sono e devono restare di tutti vengono dati in esclusiva ad una Fondazione che ha già di suo centinaia di alloggi da dare a chi lavora in ospedale”.
Ma non è finita: gli appartamenti in questione non sono riservati solo agli infermieri, categoria più esposta ai prezzi del mercato immobiliare milanese, ma a chiunque lavori nella sanità, compresi i medici, che di rado rientrano nei limiti reddituali di simili bandi. Da ultimo si privilegia chi è più giovane attraverso un punteggio abbinato all’anagrafe: ad esempio, a chi ha tra i 18 e i 20 anni sono riconosciuti 10 punti, il massimo del punteggio. “Ma chi può lavorare da infermiere o da medico a 20 anni? A quell’età si sta ancora studiando” sottolinea Rozza.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link