Crisi della moda in Toscana, il flop degli aiuti del governo: «Alle aziende si chiedeva di anticipare i soldi, impossibile»

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Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


di Silvia Ognibene

Circa 110 milioni stanziati per la Cigs, 2,9 utilizzati. E per averne nuovi serviranno mesi

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Gli aiuti del governo per la crisi della moda si sono rivelati (almeno per ora) un grande flop. E a dare i numeri della cassa integrazione straordinaria è stato lo stesso ministero per le Imprese: secondo il monitoraggio Inps per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), sono stati erogati solo 2,9 milioni per la cassa integrazione

Insomma le imprese della moda, che pure avevano per mesi chiesto ammortizzatori sociali straordinari, non li hanno usati: perché? Perché per avere i soldi devi avere i soldi, almeno secondo la misura del governo Meloni.




















































La Cig straordinaria approvata lo scorso ottobre e in scadenza venerdì è per le imprese fino a 15 dipendenti e dura massimo 12 settimane: chi vuole usarla, deve anticipare ai propri lavoratori i soldi, per poi farseli rimborsare dall’Inps, in media dopo 5 o 6 mesi. 

«Una misura rivolta alle aziende più piccole che non hanno liquidità perché la situazione del comparto è gravissima e non reggono i tempi lunghi dell’Inps che mediamente rimborsa dopo 5-6 mesi. Di fatto è inapplicabile» spiega un tecnico. «Una soluzione di questo tipo potrebbe essere praticabile per i grandi gruppi che dispongono della liquidità necessaria ad anticipare la Cig, ma i grandi gruppi non ne hanno bisogno. Riguardo le misure ordinarie, la situazione resta molto pesante perché non si vede all’orizzonte nessuna inversione di tendenza», aggiunge. 

La Cassa integrazione in deroga (o straordinaria) va prenotata quando si ipotizza che le risorse garantite dalla Cassa ordinaria non siano sufficienti per sbarcare il periodo di crisi. Le aziende della moda non l’hanno prenotata perché accedendo a quelle risorse paradossalmente rischiano di peggiorare ulteriormente la loro già drammatica situazione. Spiega Alessandro Picchioni della Filctem Cgil di Firenze: «Molte piccole aziende hanno già chiuso nei mesi scorsi. Le altre, finite le 26 settimane di Cig ordinaria, non hanno chiesto queste ulteriori 12 di straordinaria perché non hanno i soldi necessari ad anticiparla ai dipendenti. Poiché non vedono il ritorno delle commesse, la cui lavorazione consentirebbe di rientrare dei soldi usati per anticipare la cassa, preferiscono chiudere l’attività: così cessano in bonis mentre, se si indebitano per anticipare gli ammortizzatori sociali e il lavoro poi non rientra, devono portare i libri in Tribunale».

L’assessora regionale al Lavoro Alessandra Nardini, coordinatrice della Commissione Formazione e Lavoro della Conferenza delle Regioni, ha «chiesto un coordinamento tra il ministero delle Imprese e quello del Lavoro per affrontare le prossime tappe della crisi del settore. Purtroppo la ministra Calderone — spiega Nardini — non ci ha mai risposto. Tramite un emendamento da inserire nel Milleproroghe la conferenza delle Regioni ha altre 12 settimane della cassa integrazione straordinaria e l’ampliamento dei codici Ateco delle aziende che possono usufruirne, contemplando anche commercio e metalmeccanica». 

Il ministero del Lavoro e delle Imprese hanno annunciato che «avvieranno al più presto un confronto con le Regioni affinché, nel prorogare la cassa integrazione, si possa anche riperimetrare il raggio di azione, in modo che lo strumento possa essere pienamente utilizzato».

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Ma servirà in ogni caso ripassare dal Parlamento, tradotto: i tempi si allungheranno di mesi, mettendo a rischio la sopravvivenza di tante aziende della moda. 

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