Connettività, in Europa vale 1 trilione ma pericoloso calo degli investimenti

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L’ecosistema della connettività dell’Europa vale 1 trilione di euro, contribuisce al 4,7% del Pil e impiega oltre un milione di persone. Ma per la prima volta da sette anni a questa parte nel settore delle Tlc si è registrato un calo degli investimenti di due punti percentuali, scesi da 59,1 miliardi di euro nel 2022 a 57,9 miliardi. Una inversione della curva pericolosa considerati i progetti europei in tema di Digital Decade e spinta all’infrastrutturazione. È questa la fotografia scattata da Analysys Mason per Connect Europe nell’edizione 2025 del report “State of Digital Communications” (QUI IL DOCUMENTO) da cui emergono altre note negative: la copertura del 5G standalone ha raggiunto il 40%, rimanendo significativamente indietro rispetto al 91% del Nord America e sul fronte Ftth se è vero che l’Europa ha superato gli Stati Uniti è altrettanto vero che il Continente è ancora lontano dagli obiettivi del Decennio Digitale, con 45,4 milioni di europei che si prevede resteranno fuori dalla partita Gigabit. Inoltre, l’investimento pro capite sul fronte Ftth è significativamente inferiore, con l’Europa a 117,9 euro rispetto ai 187,6 del Giappone e ai 226,4 degli USA.

Per non parlare dell’edge cloud: l’obiettivo dei 10mila nodi al momento non può che essere considerato una chimera considerato il lentissimo dispiegamento.

“Operatori forti e innovativi sono cruciali per costruire uno stack tecnologico europeo e potenziare la competitività. La deregolamentazione e una maggiore scala sono necessarie per liberare gli investimenti e stimolare l’innovazione”, evidenzia Alessandro Gropelli, Direttore Generale di Connect Europe. Gli fa eco Rupert Wood, Direttore della Ricerca presso Analysys Mason, secondo il quale “gli attuali quadri normativi e le politiche di concorrenza non solo impediscono il raggiungimento di obiettivi sfidanti, ma anche lo sviluppo di nuovi business, adiacenti alla connettività, che potrebbero sostenere una reale crescita economica”.

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Le reti Gigabit in Europa

Nel 2024 le reti gigabit hanno raggiunto una copertura dell’82,5% dell’Europa, in ritardo rispetto alla Cina (99%), alla Corea del Sud (97%), agli Usa (90,3%) e al Giappone (93,9%). Nel 2023, la copertura del 5G in Europa si attestava all’87% della popolazione, rispetto all’80% dell’anno precedente. Tuttavia, l’Europa è ancora indietro rispetto a tutti i suoi pari globali: Corea del Sud (99%), Usa (98%), Giappone (97%) e Cina (90%).

L’effetto domino della mancata deregulation

Le accomandazioni messe nero su bianco da Enrico Letta e Mario Draghi vanno tutte in direzione di un rafforzamento della competitività europea che faccia leva in particolare sulle reti di Tlc e soprattutto sulla deregulation per consentire un corretto sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione e di giocare ad armi pari con le big tech americane e cinesi.

La connettività pilastro della crescita sociale e sostenibile

Oltre all’impatto economico, il settore della connettività è cruciale per la crescita sociale, la sostenibilità, la sicurezza e la resilienza dell’Europa – evidenziano gli analisti – .Nel 2023, i membri di Connect Europe hanno raggiunto un tasso di riciclo dell’86%, in aumento rispetto all’82% nel 2022, con i rifiuti che sono scesi a 481.000 tonnellate dalle 508.000 tonnellate del 2020. Allo stesso tempo, il settore sta affrontando questioni di sicurezza critiche come quella legata ai cavi sottomarini, la sicurezza dell’IA, l’integrità della catena di fornitura e la crittografia quantistica.

Buone notizie per l’Open Ran, pessime per l’edge cloud

Progressi si rilevano sul fronte dell’Open Ran con 16 prove e implementazioni commerciali nel 2024, superando il Nord America (10), ma ancora dietro all’Asia (24). Questo progresso riflette il crescente slancio tra gli operatori europei, il 52% dei quali ha già implementato, o sta provando, funzionalità di AI per l’automazione e l’ottimizzazione delle reti. Mentre resta limitato il dispiegamento dell’edge cloud con solo 320 nodi edge attivi degli operatori e 1100 nodi edge complessivi, ben al di sotto dell’ambizioso obiettivo dell’Ue di 10.000 nodi. Questi divari evidenziano l’urgente necessità per l’Europa di accelerare l’innovazione nelle infrastrutture di rete per garantire la sua competitività e sovranità tecnologica.

La sofferenza delle telco

Nel 2023, i ricavi delle telecomunicazioni europee sono diminuiti del 4,4% in termini reali poiché gli operatori hanno lottato con l’aumento dell’inflazione. Nel 2023, il ricavo medio per utente (Arpu) mobile in Europa rimane il più basso a livello globale a 14,8 euro, in netto contrasto con i 41,7 degli USA, i 26 della Corea del Sud e i 22,6 del Giappone.

In Europa 41 operatori mobili

L’Europa conta 41 grandi operatori mobili (con oltre 500.000 abbonati), rispetto ai soli 5 negli Usa, 4 in Cina e Giappone, e solo 3 in Corea del Sud. “Questa mancanza di consolidamento del mercato ostacola la crescita, limita le economie di scala e soffoca la competitività, creando ulteriori ostacoli per il settore”, sostiene Connect Europe secondo i cui membri rappresentano “la spina dorsale degli investimenti nella regione, contribuendo a circa il 70% del CapEx totale degli operatori”



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