Arrestato in Svizzera giornalista palestino-americano, giallo sulle accuse: interviene l’Onu

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Ali Abunimah, 53 anni, è stato fermato a Zurigo dove si trovava per partecipare come ospite a una conferenza sulla Palestina. Su di lui penderebbe un divieto d’ingresso nel paese, dovuto presumibilmente alle sue posizioni antisioniste

La polizia cantonale svizzera ha arrestato il giornalista e autore statunitense Ali Abunimah. L’uomo si trovava nella città di Zurigo per partecipare come ospite a una conferenza sulla Palestina quando alcuni agenti in borghese lo hanno fermato e portato in prigione. Nei confronti di Abunimah penderebbe un divieto d’ingresso in Svizzera dovuto presumibilmente alle sue posizioni antisioniste e sul tema del suo arresto è intervenuta anche l’Onu, che ne ha chiesto l’immediata liberazione.

L’arresto di Ali Abunimah

Ali Abunimah ha 53 anni ed è nato a Washington da genitori palestinesi. Autore e giornalista, ha collaborato con giornali statunitensi come il Chicago Tribune e il Los Angeles Times, intervenendo anche a programmi su Cnn e Msnbc. Scrittore di diversi libri sul conflitto israelo-palestinese, tra cui il vincitore del Palestine Book Award La battaglia per la giustizia in Palestina, ha sempre avuto posizioni contrarie alla soluzione a due stati, propendendo invece per quella dello stato unico dove israeliani e palestinesi abbiano i medesimi diritti.

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Abunimah è un antisionista. Oggi è direttore esecutivo del magazine Electronic Intifada e nei mesi scorsi ha criticato fortemente le operazioni israeliane sulla Striscia di Gaza, parlando di «nuovo Olocausto» e sostenendo anche il diritto all’autodifesa dell’Iran in caso di attacco israeliano.

Il 25 gennaio Abunimah è arrivato in Svizzera per partecipare come ospite a una conferenza in programma il giorno successivo e organizzata dal Comitato palestinese di Zurigo. Intorno all’incontro sono poi sorti alcuni problemi organizzativi, secondo i promotori frutto di «pressione esterne», che ne hanno causato la cancellazione.

Nel frattempo Abunimah è stato fermato e interrogato per un’ora all’arrivo in aeroporto, poi ha ottenuto il via libera per entrare nel paese. Qualche ora dopo è stato nuovamente fermato, questa volta in albergo. Agenti in borghese lo hanno portato in carcere, dove nelle ore successive ha ricevuto supporto legale.

L’Onu chiede la liberazione

Nei confronti di Abunimah non sono state espresse accuse formali, ma dalle autorità sono filtrate voci su un suo divieto d’ingresso in Svizzera. A gestire l’operazione sarebbe stato il consigliere del governo di Zurigo e responsabile del dipartimento Sicurezza, Mario Fehr, che ha sottolineato che «non vogliamo un islamista odiatore degli ebrei che incita alla violenza in Svizzera».

Come hanno segnalato diversi utenti sul social X, Fehr nei mesi scorsi ha partecipato a diversi incontri a sostegno dello stato di Israele, ha vietato le manifestazioni per la Palestina e in passato è stato accusato di posizioni discriminatorie e razziste contro le minoranze etniche.

L’associazione di giuristi e difensori dei diritti umani Swiss Action for Human Rights ha lanciato una petizione online, che finora ha raccolto 15mila firme, per chiedere la liberazione di Ali Abunimah. Il gruppo svizzero parla di un arresto avvenuto «in modo violento» e di un certificato di divieto di ingresso nel paese emesso «solo una volta che Abunimah era già arrivato nel paese».

Secondo la ricostruzione del giornale svizzero NZZ, la polizia avrebbe richiesto (e ottenuto) all’ufficio federale il divieto di permanenza in suolo svizzero per Abunimah, divieto che può essere concesso se si ritiene di essere davanti a una persona che costituisce un pericolo per la sicurezza pubblica. Come evidenzia Swiss Action for Human Rights, questo sarebbe avvenuto con un’azione basata «su accuse infondate e diffamatorie per reprimere la libertà di parola».

Anche l’Onu ha preso posizione contro l’arresto del giornalista e autore statunitense. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di opinione ed espressione, Irene Khan, ha definito l’arresto di Abunimah «una notizia scioccante» e ha esortato le autorità svizzere a concludere le sue indagini e rilasciarlo. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori occupati, ha denunciato invece che «il clima che circonda la libertà di parola in Europa sta diventando sempre più tossico e dovremmo essere tutti preoccupati». Sul tema è infine intervenuto un portavoce dell’ambasciata statunitense a Berna, la capitale della Svizzera, sottolineando che Abunimah ha ricevuto assistenza consolare, ma rifiutando di rivelare ulteriori dettagli.

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Non è la prima volta che un giornalista del magazine statunitense Electronic Intifada viene colpito da misure repressive nel continente europeo. Era già successo lo scorso ottobre, quando il giornalista Asa Winstanley ha denunciato un raid di dieci agenti nella sua abitazione londinese. Sono stati sequestrati i suoi dispositivi elettronici, senza che da quello sia scaturito poi alcun arresto o accusa formale.

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