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27 Gen Papa Francesco: “Saper comunicare è una grande saggezza”
“Grazie per quello che fate”. Parole semplici ma mai banali quelle rivolte da Papa Francesco ai numerosi professionisti comunicatori accorsi a Roma per celebrare il primo grande evento giubilare, il Giubileo del Mondo della Comunicazione. L’evento si è tenuto dal 24 al 26 gennaio in occasione delle celebrazioni di San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti.
“Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza. Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero”, ha affermato il Santo Padre durante l’incontro nell’ Aula Paolo VI che ha riunito centinaia di operatori della comunicazione accorsi a Roma da tutto il mondo. Ciò che fanno i giornalisti ogni giorno, spiega Papa Francesco, è una vera missione, una vocazione, non un semplice mestiere. I comunicatori hanno una responsabilità importante e giocano un ruolo fondamentale nella società di oggi. Immagini e parole sono gli strumenti del loro mestiere, ma prima di tutto c’è lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e ascoltare e dare voce anche a chi è invisibile ed emarginato. La comunicazione può riaccendere la speranza, creare ponti e aprire porte: per questo è di vitale importanza farlo nel modo giusto in termini di etica e morale.
Comunicare è un “atto divino”, ma anche di coraggio. Infatti, è doveroso ricordare tutti quei giornalisti che hanno firmato il loro servizio “con il proprio sangue”, tutti i giornalisti morti durante l’ultimo anno, probabilmente uno dei “letali” per i reporter che hanno dato la loro vita per documentare i conflitti nel mondo, da Gaza all’Ucraina. Secondo il rapporto annuale della Federazione internazionale dei giornalisti, sono centoventi i giornalisti rimasti uccisi sotto le bombe e in attentati in territori di guerra. Questo Giubileo della speranza purtroppo si celebra in un periodo difficile per l’umanità, un momento fatto di conflitti che dilaniano la società e che uccidono migliaia di persone innocenti: raccontare queste storie, documentare la verità è un dovere morale, ma comporta purtroppo anche dei rischi per chi fa il mestiere del giornalista.
I rischi nel raccontare la verità sono molti e sono quotidiani: per questo Papa Francesco non ha voluto solo ricordare chi ha perso la vita nel fare il proprio mestiere di narratore, ma anche chi ha perso la libertà nel raccontare. Il pensiero è andato a “coloro che sono imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione di giornalista, fotografo, video operatore, per aver voluto andare a vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare ciò che hanno visto”. Sono tanti, troppi i professionisti comunicatori che, portando avanti il loro lavoro con passione, stanno sacrificando la loro libertà. Secondo un comunicato di Reporter Senza Frontiere pubblicato a fine 2024, sono circa 500 i giornalisti sotto detenzione.
L’altra libertà da difendere, quindi, è la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero legata al diritto fondamentale ad essere informati. Senza questi principi si rischia di non distinguere più la verità dalla menzogna: è necessario quindi mantenere sempre l’informazione libera, responsabile e corretta, che rappresenta un patrimonio di conoscenza ineguagliabile da custodire e promuovere. Solo così si può offrire un servizio alla comunità, evitando di esporla a pregiudizi e polarizzazioni che distruggono le relazioni. “Raccontate anche storie di speranza, storie che nutrono la vita – ha affermato il Pontefice – Il vostro storytelling sia anche hopetelling. Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto”.
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