Payback – La Regione intima alle aziende: «Pagate». Conflavoro: «Vi sommergeremo di cause»

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difficile da pignorare

 


L’Emilia-Romagna –mossa a sorpresa e preoccupante – è la prima Regione ad attaccare col payback le aziende del biomedicale, importantissimo settore, nonostante il Tar abbia sospeso il provvedimento in favore della maggior parte delle imprese coinvolte e avrebbe emanato le prime sentenze a febbraio. «Una mossa masochistica», la definisce Gennaro Broya de Lucia, presidente Conflavoro Pmi Sanità, che chiede un incontro urgente per evitare guai a tutti noi e il giudice penale a Viale Aldo Moro

di Giampiero Moscato, direttore cB


Nonostante la sospensiva e l’attesa in febbraio della pronuncia nel merito del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, la Regione Emilia-Romagna, direzione generale cura della persona, salute e welfare) ha fatto partire (prima e unica in Italia) nei giorni scorsi una lettera dall’oggetto perentorio: “Pay-back dispositivi medici – anni 2015-2018”.

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«Si comunica che – si legge nella pec –, in ottemperanza alla sentenza n. 139/2024 emessa dalla Corte Costituzionale il 22 luglio 2024, si è proceduto a ridefinire le quote di ripiano dovute dalle singole aziende fornitrici di dispositivi medici relativamente alle annualità 2015, 2016, 2017 e 2018… Si intima, pertanto, di procedere al pagamento dell’importo a Vostro carico entro 30 giorni… mediante bonifico bancario… Iban…».

Immaginate la doccia gelata per chi ha ricevuto questo messaggio dopo avere avuto, nel tempo, molte rassicurazioni da parte della Regione e della sinistra. Ecco alcuni esempi, documentati da Cantiere dopo due interventi di Antonio Sammali, presidente Medstep srl (qui e qui), che lanciava l’allarme disperato di un settore messo in ginocchio dal payback.

Ecco cosa risposero Raffaele Donini, allora assessore regionale alle Politiche per la salute (qui) e Andrea De Maria, parlamentare Pd (qui). Il subbuglio scatenato dalle lettere ha indotto la Regione (Tu quoque?) a uscire, sabato, con una nota sul proprio sito (qui) dal titolo: “Payback sui dispositivi medici, il Governo non interviene e devono partire gli avvisi di pagamento alle aziende”. Dicono Massimo Fabi e Vincenzo Colla, l’assessore alle Politiche per la salute e il vicepresidente della Regione con delega alle Attività produttive: «Da anni ci battiamo insieme alle imprese a tutela di una filiera strategica per l’Emilia-Romagna e non intendiamo fermarci: pronti a chiedere un nuovo incontro all’Esecutivo insieme alle associazioni di rappresentanza del comparto».

Insomma: è colpa del Governo. È per dargli una scossa? Non la pensano così le Pmi. Sempre secondo Broya de Lucia, «le società del medtech italiano, a cominciare dal Polo mirandolese, fiore all’occhiello della produttività biomedicale dell’Emilia-Romagna, primo in Italia e secondo in Europa, hanno poco da stare tranquille… La Regione ha rotto gli indugi e ha inviato decine di pec con intimazioni di pagamento e preavviso di “compensazione”».

Una mossa «quantomeno azzardata – sostiene l’avv. Giampaolo Austa – che tutela Conflavoro Pmi Sanità – certamente elusiva dei provvedimenti di sospensione cautelare emanati dal Tar in favore della maggior parte delle imprese coinvolte. Se la Regione dovesse dare seguito alle compensazioni, sarà la magistratura penale a dover valutare le rispettive responsabilità per la violazione delle ordinanze esplicite del Tar. Non vogliamo credere che la Regione voglia arrivare a tanto anche vista l’imminenza delle prime udienze pubbliche. In ogni caso, abbiamo già predisposto una diffida a nome delle imprese da noi rappresentate e siamo pronti a difendere le società a oltranza».

«Lo strafalcione payback, una sorta di mega patrimoniale, per giunta retroattiva… – chiosa Broya de Lucia – rischia di mettere ko la maggior parte delle imprese italiane che riforniscono le strutture ospedaliere. Se la Regione non vuole ritrovarsi sommersa da centinaia di processi e farsi del male da sola causando il fallimento delle sue migliori imprese e perdere migliaia di posti di lavoro, farebbe bene ad accettare la nostra richiesta di incontro urgente per trovare un punto di intesa che rispetti le imprese e salvaguardi la produttività regionale. Il comunicato stampa diffuso in fretta dalla regione è una excusatio non petita…».

Provo a semplificare il ragionamento. Organizzate una cena di famiglia. Chiedete un preventivo al ristorante: quanto costa a coperto? Viene risposto: cinquanta euro. Vi sta bene e per quattro anni ripetete la cena, contrattando ogni volta. Poi, solo poi, vi accorgete che ne potevate spendere 25 a testa. Dopo anni intimate al ristoratore di restituire i 25 euro in più che non potevate spendere. Provateci. E sentite cosa vi dice quel povero uomo. E se anche la Corte Costituzionale dicesse che in fondo è «un contributo di solidarietà» (sul payback ha detto proprio così) non pensate che quel ristorante sarebbe costretto a causa vostra di licenziare e poi chiudere?

Speriamo in una soluzione, altrimenti saranno guai: per il sistema sanitario e per noi che, prima o poi (poi, dai…), saremo suoi pazienti e avremo bisogno di dispositivi medici.

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Photo credits: Ansa.it




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