nel mirino il fedelissimo di Meloni

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Tre agenti segreti italiani hanno indagato sul potente capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E lo hanno fatto su richiesta dei loro superiori. I documenti ottenuti da Domani svelano un intrigo del potere che arriva fin dentro palazzo Chigi. La trama si snoda nelle stanze dove si decidono le sorti del Paese, ed è scoperta quasi per caso dai magistrati della procura di Roma.

Perché mai i servizi segreti italiani hanno sentito l’esigenza di fare accertamenti su Gaetano Caputi, braccio destro della presidente del Consiglio? Quale motivo così rilevante ha spinto gli 007 dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) a verificare alcuni «rumors» sul tecnico preferito della premier, cioè dell’autorità massima cui rispondono? E Meloni e il sottosegretario con delega all’intelligence, Alfredo Mantovano, erano al corrente di queste verifiche?

Grazie a documenti giudiziari depositati dalla procura di Roma, in un fascicolo per rivelazione di segreto aperto su una denuncia di Caputi nei confronti di Domani per alcune inchieste sui suoi affari e i possibili conflitti di interesse, la vicenda che il nostro quotidiano è in grado di rivelare rende evidente come i servizi, sottoposti all’autorità delegata di Mantovano a Palazzo Chigi, abbiano spiato uno dei principali collaboratori della premier Meloni.

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Partiamo dall’origine della vicenda: una lettera inviata dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Lo Voi, all’ambasciatrice Elisabetta Belloni.

La data è il 24 giugno 2024, Belloni è a capo del Dis (si è dimessa prima di Natale per i difficili rapporti con Mantovano) il dipartimento dell’intelligence italiana con funzione di coordinamento tra le due agenzie dei nostri servizi, Aisi e Aise. La procura sta indagando su possibili fughe di notizie in merito all’esposto di Caputi. E qualche tempo prima i pm hanno individuato alcuni agenti dell’Aisi che hanno digitato sui loro computer collegati ad archivi digitali il nome del capo di gabinetto di Meloni, in cerca di informazioni riservate.

Lo Voi scrive a Belloni: «Ove non sussistano ragioni ostative,(chiede, ndr) di voler comunicare le generalità complete delle persone che hanno effettuato gli accessi, unitamente alle ragioni che vi hanno dato causa o che, comunque, li hanno legittimati».

La risposta arriva alla segreteria della procura, un mese dopo, il 26 luglio. Un lasso ampio per raccogliere la documentazione.

«Target» Caputi

I carabinieri, delegati dai pm, avevano in effetti scoperto tre interrogazioni su Caputi presso la banca dati Punto Fisco, con altrettanti profili intestati al Dis. Punto Fisco è una banca dati pubblica dell’Agenzia delle Entrate che contiene informazioni fiscali, reddituali e catastali di ogni cittadino italiano. Le interrogazioni sono avvenute tutte nel 2023; il 23 gennaio, il 4 e il 25 settembre.

A rispondere a Lo Voi su carta intestata non è però Belloni, ma il neo direttore dell’Aisi Bruno Valensise. Che solo tre mesi prima, ad aprile 2024, aveva preso il posto di Mario Parente, a capo dell’Agenzia nel periodo interessato dalle ricerche su Caputi. Come mai? Perché le tre utenze per accedere alle banche dati “Punto Fisco” sono registrate a nome del Dis, ma sono in uso all’Aisi.

Soprattutto, la risposta inviata ai magistrati romani, rivela il ruolo nell’indagine su Caputi dell’ex numero due dell’Aisi e attuale vice al Dis, Giuseppe Del Deo. Ex dell’esercito, è uomo di assoluta fiducia del ministro della Difesa Guido Crosetto e – al tempo – della stessa Meloni, che l’ha promosso vicedirettore dell’Aisi.

La relazione con le risposte fornite da Aisi alla procura di Roma contengono la versione ufficiale con cui l’Agenzia motiva gli approfondimenti su Caputi e del suo cerchio magico, quando al comando dell’agenzia c’era Parente e Del Deo era il suo braccio destro.

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Le ricerche dei servizi

L’Aisi spiega su carta intestata che le verifiche in corso su Caputi sono state autorizzate per confermare o smentire «rumors» su figure definite «target» che tentavano di accreditarsi ai massimi livelli del governo per affari di un certo livello: si parla di un rigassificatore al Sud e di altri business.

In un altro caso la giustificazione formale concessa ai magistrati romani è relativa a una presunta parentela della moglie di Caputi con una altro personaggio al tempo «target» dell’Aisi, target che secondo i nostri servizi si stava muovendo «per avvicinare esponenti apicali del governo».

Chi aveva ordinato all’agente, di cui non facciamo il nome, di indagare sulla famiglia di Caputi? Nel report che manda in procura il direttore Valensise scrive che «Giuseppe Del Deo ha confermato di aver attivato» il suo sottoposto «su input del direttore pro-tempore (Mario Parente, ndr), al fine di verificare lo stato di parentela tra le mogli del» uomo che cercava sponde a Palazzo Chigi «e del dottor Gaetano Caputi. Del Deo ha poi dichiarato «di non aver richiesto per tale accertamento specifico nessuna interrogazione sulle banche dati».

In un terzo caso, invece, gli 007 non possono neppure fornire quantomeno una spiegazione apparente ai magistrati romani, perché l’Aisi si affida alla formula criptica: «Le motivazioni rese dal dipendente trovano riferimenti in atti caratterizzati da elevata sensibilità». Adombrando una questione di sicurezza nazionale nell’indagine sull’alto dirigente che lavora fianco a fianco della presidente del Consiglio.

La situazione si fa seria. La riservatezza copre le ragioni alla base delle ricerche compiute su Caputi da uno dei tre agenti segreti, che hanno agito – lo scrive Valensise – su richiesta dei suoi superiori

Nel rapporto dell’Aisi inviato ai magistrati romani, tuttavia, non si fa cenno all’utilizzo di quel materiale raccolto su Caputi e non spiega l’Agenzia se le informazioni ottenute sono state distrutte o che fine abbiano fatto. È ancora nelle mani dei servizi? E se sì, perché? Di sicuro questo tipo di attività segreta non passa al vaglio di alcun giudice o magistrato. Si tratta di attività informale, il cui unico controllore è l’Aisi stessa.

La genesi della storia

Caputi è il capo di gabinetto della presidente del Consiglio fin dall’insediamento del governo. È un dirigente noto, che ha collezionato già incarichi negli organismi di vigilanza di varie società ed enti pubblici: dalla Sogin all’Ismea, fino al ministero della Difesa.

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Nel febbraio 2024 questi giornale ha scritto su di lui diversi articoli per raccontarne i potenziali conflitti di interesse. Solo per citare alcuni esempi: la società di famiglia, amministrata da un trust, si era aggiudicata a luglio 2023 la gara bandita dal Consiglio del notariato, organismo vigilato dal ministero della Giustizia e del quale Caputi risultava consulente; o anche gli affari di un’altra azienda, sempre riconducibile alla galassia del capo di gabinetto, che aveva ottenuto gare o affidamenti diretti con committenti pubblici tra 2015 e 2023, quando Caputi aveva assunto l’incarico a palazzo Chigi.

Caputi, contattato al tempo da Domani, aveva preferito non commentare. Eppure senza mai smentire o rettificare, ha scelto la via giudiziaria per colpire Domani: con un esposto ha chiesto alla procura di Roma di individuare l’origine delle notizie pubblicate, perché secondo lui segrete.

In pratica ha seguito l’esempio del ministro della Difesa Crosetto, l’apripista di questo metodo di caccia alle fonti dopo che non aveva gradito le nostre inchieste sulle sue consulenze milionarie – prima di andare al governo – dall’industria degli armamenti.

E così la procura di Roma si è ri-messa al lavoro. Non ha trovato nulla sui giornalisti indagati per rivelazione di segreto.

Ma ha trovato materiale ben più scottante: indagini riservate sul capo di gabinetto di Meloni, con i servizi segreti in primo piano, appunto. Ricerche dell’Aisi che attengono a fatti completamente differenti alle notizie pubblicate da Domani. Non è dato sapere se i magistrati abbiano aperto un nuovo fascicolo dedicato all’attività dei servizi su Caputi. Ma al di là di eventuali reati, di certo la scoperta dei pm desta preoccupazione.

Il nome di Del Deo

Del Deo in quei mesi era in grande ascesa: indicato come possibile nuovo direttore dell’Aisi con l’avvicinarsi della fine del mandato di Parente, poi scaduto il 19 aprile 2024. Promosso da Meloni su consiglio di Crosetto, la sua stella si è un po’ appannata a causa della gestione, quantomeno discutibile, di una vicenda svelata da Domani.

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Quella dei due misteriosi soggetti che stazionavano in modo anomalo davanti all’abitazione di Giorgia Meloni, nel novembre 2023, intenti a trafficare vicino l’auto dell’ex compagno Andrea Giambruno, parcheggiata in zona. I sospetti sono caduti erroneamente, a seguito delle indagini degli uffici guidati da Del Deo e della Digos, su due agenti della scorta della premier, che si è poi scoperto non essere presenti sul luogo in quella notte di misteri.

Successivamente le indagini della procura di Roma sono state dirottate su due ricettatori. Un’altra spy story i cui protagonisti sono sempre figure di assoluta fiducia di Meloni, che cerca continuamente nemici e complotti tra gli oppositori e l’opposizione. Quando forse basterebbe guardarsi in casa.

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