Milano festeggia il Capodanno cinese nel segno del serpente: «Simbolo di saggezza e rinascita, attesissimo dalla comunità»

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di
Laura Vincenti

La zona di via Sarpi in festa. Nei locali menu ed eventi speciali. Francesco Wu, presidente onorario dell’Unione imprenditori Italia-Cina:«Una festa molto sentita, le famiglie si riuniscono, tanti tornano a casa, nel paese di origine»

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Milano si prepara a celebrare il Capodanno cinese, che cade il 29 gennaio e dà il via all’anno del serpente di legno verde «simbolo di saggezza, intuizione ma anche di trasformazione perché cambia pelle: augurio di rinascita e rinnovamento, considerando anche la difficile situazione internazionale», spiega Francesco Wu, presidente onorario dell’Unione imprenditori Italia-Cina, associazione premiata con l’Ambrogino d’oro, nel 2017, per l’impegno nel favorire l’integrazione tra realtà cinesi e milanesi. Il Capodanno è uno degli eventi più attesi dalla comunità cinese che, con 33 mila residenti tra Milano e provincia, è la più numerosa in Italia, più di Prato, che ne conta circa 30 mila.

E la più antica: la migrazione in Italia inizia subito dopo la Grande Guerra quando arriva a Milano il primo gruppo di cinesi dello Zhejiang, provenienti dalla Francia dove avevano lavorato nelle fabbriche e nelle ferrovie a corto di personale. Finito il conflitto, qualcuno torna in Cina, altri restano in Francia e altri ancora si disperdono in Europa, per esempio in Olanda. Chi viene a Milano, già all’epoca città prospera, s’insedia in via Canonica, nel borgh di scigulatt, il borgo dei cipollari, degli ortolani. «Adesso zona centrale, ma ai tempi periferica, povera, con case di ringhiera. I primi residenti vendono cravatte in strada, poi da ambulanti diventano piccoli artigiani con botteghe specializzate nella produzione prima di borse e poi di abbigliamento. Questi sono i primi mestieri insieme con la ristorazione, che però fiorisce dagli anni Sessanta in poi». Oggi tra Milano e provincia la comunità conta 8 mila imprese, «una ogni quattro residenti di origine cinese: un numero altissimo, a testimonianza della forte vocazione imprenditoriale della comunità». Soprattutto nel campo del commercio, della ristorazione e della manifattura «poi ci sono varie attività come nail spa, sartorie, agenzie di viaggi, carrozzieri e meccanici, con un indotto complessivo di qualche miliardo di euro sulla città», assicura Wu.




















































In questi giorni la comunità celebra il Capodanno «una festa molto importante e sentita, un po’ come il Natale qui in Italia: le famiglie si riuniscono, tanti tornano a casa, nel paese di origine».

Chinatown è addobbata a festa con le immancabili lanterne rosse e decorazioni a tema, e per l’occasione i tanti ristoranti e locali street food di via Paolo Sarpi e dintorni, sempre frequentatissimi da milanesi e turisti, propongono menu ed eventi speciali: da Ramen a mano, per esempio, si gustano spaghettoni molto lunghi come augurio di longevità. Domani Shoo Loong Kan, ristorante di via Farini specializzato in hot pot, ospita lo spettacolo tradizionale «Mille volti» con il performer in spettacolari abiti di scena che cambia maschera in un battito di ciglia. Eventi a tema anche in altre zone: mercoledì 29 l’hotel di lusso Mandarin Oriental organizza una serata dedicata alla cultura cinese con show di danza del ventaglio e aperitivo in tema. Mentre la sala Nobel dell’Anteo palazzo del cinema, dove è possibile cenare mentre si assiste alla proiezione di un film, propone il menu «Città proibita» con gnocchi di riso e pollo alle mandorle.

Per quanto riguarda l’ormai tradizionale festa organizzata dall’Associazione cinesi a Milano, «un regalo della nostra comunità alla città», è in programma il 2 febbraio all’Arco della pace: «Di domenica, per permettere alle famiglie di venire e godersi lo spettacolo in un giorno festivo», spiega Wu. L’evento, gratuito, l’anno scorso ha richiamato circa 30 mila spettatori «proprio per questo va in scena all’Arco della pace e non in via Paolo Sarpi, troppo piccola per contenere tutte queste persone: ormai è un appuntamento immancabile atteso non solo dai cinesi ma anche dai milanesi e dai turisti in visita in città. Quest’anno, poi, come lo scorso, allestiamo un grande palco e tre megaschermi in modo che lo spettacolo sia ben visibile a tutti». La danza del leone dà il via alla cerimonia alle 14, poi per tutto il pomeriggio, fino alle 17 circa, si alternano sfilate con costumi tradizionali, danze e musiche tipiche, spettacoli di arti marziali, show vari. Partecipa anche il console e, come sempre, è stato invitato il sindaco Sala. «La comunità cinese è inserita nel tessuto economico-sociale della città e soprattutto negli ultimi 15 anni c’è stata un’evoluzione in positivo nella sua integrazione: adesso è sicuramente meno chiusa. Come testimoniano anche eventi come questo», conclude Wu, tra gli organizzatori della festa.

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