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Ma poi chi l’ha detto che Alitalia non potrà rinascere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice? Lo storico brand della ex compagnia di bandiera è vivo e vegeto, tanto che – è bene ricordarlo – tre anni fa è stato rilevato per 90 milioni di euro da Ita Airways, di recente convolata a nozze con Lufthansa. Insomma, c’è una bella differenza tra bad (company) e brand, ma l’assonanza è più di un indizio.
E vale la pena rammentare che appena lo scorso settembre era stato lanciato il claim Ita Airways “inspired by Alitalia“, in occasione di una conferenza stampa nella nuova sede della compagnia a Milano. Convitato di pietra, appunto, ilmarchio che ha rappresentato per molti decenni l’aviazione commerciale italiana. Con il sospetto – ma non abbiamo le prove – che sia qualcosa più di un semplice elemento che omaggia la storia dell’aviazione e del Paese. Meditate gente, meditate.
COMMISSARI ALITALIA: TUTTO È COMPIUTO
I 90 milioni spesi da Ita, peraltro, sono il grosso del ricavato dalla “vendita spezzatino”, come la definisce il Corriere della Sera, di Alitalia: poco più di 106 milioni di euro, di cui 14 milioni incassati da Swissport per l’handling, 1,5 milioni da Trenitalia per Millemiglia e 380mila da Atitech per la manutenzione. È il passaggio fondamentale della relazione stilata dai commissari, che hanno chiuso la compagnia in amministrazione straordinaria.
“Con la predisposizione della presente relazione finale riteniamo di aver assolto gli obblighi previsti dall’amministrazione straordinaria”, scrivono nelle 50 pagine di report inviato al ministero delle Imprese e del made in Italy i tre commissari di Alitalia – Gabriele Fava, Giuseppe Leogrande, Daniele Umberto Santosuosso – mettendo fine all’era di «Società Aerea Italiana», avviata il 1° gennaio 2015 e fallita nel 2017. “Dissolta a tappe tra l’autunno 2021 e il 2024”, sottolinea ancora il quotidiano di via Solferino.
Il LUNGO ADDIO DI ALITALIA
L’idea di liquidare una volta per tutte Alitalia era arrivata nel 2020, in contemporanea con la nascita di Ita. Il governo Conte bis stabilì che era venuto il momento di disfarsi della storica compagnia di bandiera per crearne una nuova e senza debiti. L’ok dell’Antitrust Ue era arrivato dopo mesi di serrato confronto tra Roma e Bruxelles, che aveva imposto dei paletti ben precisi.
Tra questi — come si legge nella relazione dei commissari — “una flotta iniziale con non più di 52 aerei, (poco più della metà di quelli di Alitalia), il divieto ad acquisire da Alitalia il programma fedeltà «MilleMiglia», un massimo di dipendenti nel 2021 (2.800) e nel 2022 (5.750), nessuna possibilità di ereditare i biglietti prepagati di Alitalia e il divieto ad avere la maggioranza dei rami «manutenzione» e «handling». A Ita viene consentito di partecipare all’asta per rilevare il marchio Alitalia, ma deve ottenere anche un numero di slot congruo alle sue dimensioni, quindi non più di 175 slot giornalieri a Linate e non più di 178 a Fiumicino”.
Urge ricordare che pochi giorni fa è stata prorogata fino al 31 ottobre 2025 la cassa integrazione straordinaria per 2.118 ex Alitalia: scongiurati i licenziamenti collettivi, grazie all’accordo siglato al ministero del Lavoro con i sindacati e le associazioni professionali.
LA CESSIONE DEGLI ASSET
Per quanto riguarda la vendita degli asset di Alitalia, il ramo «Aviation» (contratti di leasing degli aerei, slot, marchi ad esclusione del brand Alitalia, nomi del dominio, diritti d’autore, testate, titoli e rubriche, software, banche dati e sistemi informativi, contratti con i fornitori) viene ceduto a Ita per un euro. Il 14 ottobre 2021 — il giorno prima del primo decollo Milano-Bari — Ita ottiene il marchio Alitalia per 90 milioni, assai inferiore al valore d’asta iniziale, 290 milioni.
L’handling è stato diviso in due blocchi: uno per Roma Fiumicino, l’altro per Milano Linate. Entrambe le gare se le è aggiudicate Swissport per 12,3 milioni di euro nello scalo della Capitale e 2,105 milioni nel city airport milanese. Anche se, in un secondo momento, Swissport è stata esclusa dall’assegnazione dei servizi e ha presentato ricorso al Tar, che ha annullato l’aggiudicazione in favore di una delle società vincitrici, ordinando la riformulazione della graduatoria.
L’asset «Manutenzione» è finita nel perimetro di Atitech. “Più travagliata – racconta il Corriere della Sera – la vendita di Italia Loyalty, la società di Alitalia con all’interno lo storico programma fedeltà MilleMiglia da 6,2 milioni di utenti. Nel corso della procedura hanno richiesto e ottenuto l’accesso alla data room, avendone i requisiti previsti nell’invito, i seguenti potenziali acquirenti – ricordano i commissari — IntesaSanpaolo, Aeroporti di Roma, Telepass, Virigin Enterprise Ltd, Alpitour, Lastminute.com e Jakala. Bisogna però arrivare alla terza procedura di vendita per avviare un tavolo con Trenitalia, del gruppo Ferrovie dello Stato”.
Il 31 ottobre 2023 MilleMiglia viene ceduta a Trenitalia: nel documento non compare la cifra finale, ma il Corriere svela che la spesa è stata di 1,5 milioni di euro.
Ma questo appartiene a passato ormai. Il presente è tutto della nuova alleanza Ita-Lufthansa. Ma domani?
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