«Il fascismo fu complice della Shoah»

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«Ottant’anni fa l’orrore dello Shoah si è mostrato al mondo in tutta la sua terrificante forza. Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme a essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico – è un passaggio del messaggio della premier Giorgia Meloni, in occasione del Giorno della Memoria e dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz . Uomini, donne, bambini e anziani strappati dalle loro case, costretti a lasciare tutto, portati nei campi di sterminio e uccisi solo perché di religione ebraica. Un piano la cui premeditata ferocia fa della Shoah una tragedia che non ha paragoni nella storia. Un piano, quello condotto dal regime hitleriano, che in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni».

La presidente del Consiglio ha ribadito quanto sia importante oggi coltivare la memoria dell’olocausto e accrescere la consapevolezza dei giovani, perché l’antisemitismo non è stato sconfitto. In quest’ottica, «combattere l’antisemitismo, in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo Governo. Impegno mai venuto meno e che intendiamo portare avanti con forza e determinazione, anche attraverso l’elaborazione della nuova Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo». Si tratterà, ha spiegato infine Meloni, di un documento articolato e di scenario «che fissa obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società». Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato, in un videomessaggio trasmesso a tutta la rete diplomatico-consolare e alle scuole italiane all’estero, come la lotta contro l’antisemitismo sia «una priorità assoluta mia personale, del Governo e di tutto il Paese», aggiungendo che «dobbiamo iniziare dalle scuole primarie a insegnare ad ogni bambino che non esiste la possibilità di odiare un’altra persona per il suo credo religioso. Ricordare è un dovere, agire è una responsabilità».

Nel Giorno della Memoria, lo sguardo del Governo è inevitabilmente rivolto al presente, con la nuova ondata di antisemitismo che il mondo sta vivendo. «Il Giorno della Memoria rappresenta un momento di profonda riflessione sulla indelebile tragedia della Shoah, che ha segnato in maniera irreversibile la coscienza collettiva e la storia del nostro continente. Ricordare le vittime di quell’orrore significa riaffermare, con consapevolezza e responsabilità, i principi di dignità umana e di coesione sociale su cui si fondano la nostra Repubblica e la convivenza civile», ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ricordando che «la conoscenza storica rappresenta uno strumento essenziale per contrastare ogni forma di negazionismo, di intolleranza e di discriminazione» anche nel presente. Che a 80 anni dalla liberazione di Auschwitz, il 27 gennaio si rinnova il dovere del ricordo, lo ha ribadito anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana, con un messaggio pubblicato sui social nella giornata che prevede diverse iniziative istituzionali anche a Montecitorio: «Questa data è un monito che ci spinge a riflettere sempre sugli orrori e le atrocità del nazifascismo. Onoriamo le vittime innocenti e ci uniamo, con rispetto e preghiera, ai loro cari, ai testimoni, a chi porta negli occhi, nella mente e nel cuore questa ferita indelebile».

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa – che per il 27 gennaio ha voluto le bandiere di Palazzo Madama a mezz’asta ha invece espresso la sua «sincera e affettuosa vicinanza al popolo ebraico» e ha voluto rendere omaggio alle vittime dell’orrore della Shoah, simbolo di un odio feroce che mai più deve ripetersi. «È fondamentale coltivare una memoria condivisa, che ripudi ogni forma di razzismo, antisemitismo e antisionismo. Il ricordo della Shoah deve vivere ogni giorno, per educare al rispetto. Tutti abbiamo il dovere di tramandare alle nuove generazioni il dramma delle leggi razziali e delle atrocità subite dagli ebrei, affinché il passato ci indichi la strada da percorrere per un futuro migliore fondato sulla pace».

Si allineano sulla necessità di ricordare anche le opposizioni, con la segretaria del Pd Elly Schlein che ha posto l’accento su come «onorare la memoria significa anche proteggere la verità e metterla al riparo dal negazionismo, dai rigurgiti di antisemitismo, da ogni forma di razzismo e di odio, dalla disinformazione e da chi tenta di riscrivere la storia a proprio vantaggio». Dal M5s invece arriva una nota congiunta dei capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Ricciardi e Stefano Patuanelli: «La giornata della memoria serve a non dimenticare l’abominio dell’Olocausto, ma anche a rinnovare l’impegno quotidiano contro l’antisemitismo e contro ogni violenza basata sulla discriminazione. Ci stringiamo nel ricordo di coloro che hanno sofferto e nell’impegno a fare in modo che non accada mai più».

Al di là delle dichiarazioni istituzionali, questa Giornata della Memoria mette in scena tutte le spaccature che si sono create nelle varie comunità, a partire dal 7 ottobre 2023. «Se Israele avesse bombardato i treni per Auschwitz, vi sareste schierati con Hitler. Ipocrisia e antisemitismo le vostre bandiere. Buon Giorno della Memoria», è il testo proiettato nella notte a Roma su una parete della Piramide Cestia e sul Palazzo della Fao, accanto ai loghi di Amnesty, storpiata in “Amnesy”, ed Emergency diventata “Hypocrisy”. Come è noto, tra i motivi del dissenso c’è la diversa interpretazione delle azioni belliche di Israele a Gaza e la nuova ondata di manifestazioni pro-Palestina che ha caratterizzato l’ultimo anno. Alle scritte anti Ong ha replicato Amnesty. «Tra i tanti usi indebiti del logo di Amnesty International questo è il più ignobile di tutti», ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «L’antisemitismo è una violazione dei diritti umani grave e diffusa e accusare un’organizzazione per i diritti umani di violarli è ridicolo oltre che grave – ha continuato Noury –. In una giornata come questa dedicata alla memoria e al rispetto delle vittime e dei sopravvissuti alla Shoah, questa azione è veramente spregevole».

Nel mirino sono finiti anche l’Anpi, Medici senza Frontiere e Croce Rossa. L’Anpi è protagonista anche di una divisione inedita con la comunità ebraica. Quella di Milano ha deciso di disertare l’incontro con gli studenti che si tiene nel Giorno della Memoria nella sede del Comune della città, un atto proprio in polemica con l’Anpi che utilizza il termine genocidio per descrivere il conflitto a Gaza. Una polemica alla quale l’associazione dei partigiani ha risposto, cercando in qualche modo di abbassare i toni. «Molti ebrei sono qui oggi. Quelle sull’uso del termine genocidio sono polemiche che non hanno senso perché l’accusa che viene fatta all’Anpi è un’accusa che non esiste. Continuare con questa cosa vuol dire essere strumentali», ha spiegato il presidente dell’Anpi di Milano Primo Minelli, a margine della cerimonia di deposizione delle corone davanti all’ex albergo Regina, che fu sede delle Ss dal 1943. «Non è possibile che ogni volta che c’è un intervento istituzionale ci sia questo attacco ingeneroso nei confronti dell’Anpi», ha concluso.

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Di altro tenore è stato invece l’intervento della presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, durante un’anteprima di uno speciale Rai proiettato alla Camera. «La sfida di memoria riguarda i contenuti e la coerenza – ha puntualizzato –. Coerenza che si appella alla dignità e al rispetto dei sopravvissuti verso i quali da un lato si esprime grande affetto e vicinanza, con pianto e commozione, e poi ci si gira e li si accusa loro, Israele e gli ebrei del genocidio parallelo». E ha concluso spiegando che «genocidio, lager, affamare, nazista sono parole che hanno dei significati ben precisi incisi sulle nostre ferite e non possono essere lanciate per esprimere dissenso politico e denunciare fenomeni mai esistiti».

Le manifestazioni di antisemitismo ci sono sempre state secondo la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz. Quello che è è cambiato oggi è che se ne parla in modo più esplicito. «Quando ho compiuto 50 anni, a decenni dalla mia esperienza tragica, mi sono decisa a parlare perché mi rendevo conto che il mondo stava cambiando, ma quello che rimaneva sempre uguale era l’antisemitismo, che oggi è manifesto ma c’è sempre stato», ha detto Segre in un’intervista con Marco Vigevani, presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah. Secondo la senatrice, in sostanza è cambiato il clima perché prima dell’antisemitismo non era possibile parlarne «nei termini sfacciati, vergognosi e disgustosi dell’antisemitismo di oggi».





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