“Il Giorno della Memoria rappresenta un’occasione irrinunciabile per tenere, appunto, giusta memoria di avvenimenti che videro protagonisti uomini di una civiltà tra le più evolute dell’epoca a danno di una razza, di militari di altri paesi, di oppositori politici e di minoranze di persone ritenute diverse e quindi inferiori Eventi che avvennero nella prima metà degli anni ’40 del ‘900 nel cuore di quell’Europa evoluta, culla di principi, di valori, di ideologie, di cultura, di arte, di musica, di filosofia e di quant’altro di grande l’uomo e la sua mente sia riuscito a creare e promuovere nella sua multimilionaria storia. La memoria di quegli accadimenti così tragici ci consente di fissare in una storia auspicabilmente CONDIVISA coloro i quali furono coinvolti direttamente, ponendo in essere con inedita efferatezza determinate azioni persecutorie e tese alla totale eliminazione sociale e fisica della razza ebraica, di oppositori militari e politici, ma anche di zingari, malati di mente, omosessuali e quant’altro, in una visione distorta e patologica di una civiltà moderna e progredita, si possa ritenere diverso. Ma ricordando quegli anni e la loro turbolenza, teniamo memoria anche di coloro i quali, mentre si verificavano quelle deportazioni, quelle vere e proprie elisioni dalla vita civile, culturale ed economica della società di migliaia di professionisti, operai, imprenditori, artisti, madri e padri di famiglie, alunni delle scuole e delle università, si ritirarono in un tanto mesto, quanto assordante e distratto silenzio. Le stesse persone che poi, in alcuni casi, nel dopoguerra, si mostrarono così attive nel condannare con veemente eloquenza il passato e ciò che in esso era avvenuto. Soprattutto però questo Giorno ci consente di avere consapevolezza certo di come alcuni uomini possano essere così feroci e privi di ogni scrupolo morale, ma ci permette però anche di avere ricordo e consapevolezza di come, proprio in quei tristi anni di persecuzioni e violenze, un numero infinito di persone semplici, appartenenti ad ogni classe sociale, religione, ideologia, cultura e genere, rischiarono la propria vita, e quella delle loro famiglie, per nascondere e sottrarli ai rastrellamenti, e salvarne di fatto la vita, a donne, uomini, bambini e anziani di religione ebraica e ad altri perseguitati, alcune volte totalmente sconosciuti. Molti dei nomi di quei piccoli grandi eroi che seppero essere “giusti tra i giusti”, così come li ha definiti proprio il popolo ebraico iscrivendoli ad eterna memoria nel Giardino dei giusti di Yad Vashem a Gerusalemme, sono conosciuti e citati in diversi racconti, ricostruzioni storiche e rievocazioni cinematografiche. Invero la stragrande maggioranza di quegli eroi giusti, non sono ricordati in musei, in libri o in corpose ricerche; le loro “piccole” e segrete storie quotidiane non sono state oggetto di fortunati film; essi, però, sono scritti in maniera indelebile nei cuori e nelle menti di coloro che salvarono e restituirono alla possibilità di costruirsi un futuro con le proprie famiglie e i propri affetti.
Di questa memoria l’uomo di ogni epoca ha estremo bisogno. Ne ha bisogno l’uomo di oggi, chiamato a vivere tempi particolarmente caratterizzati da cruenti conflitti e contrapposizioni sia in Medioriente che nell’Europa dell’Est. Quei ricordi, dunque, debbono dare alla odierna società gli anticorpi per spegnere i molti focolai del sempre attivo virus dell’antisemitismo e dell’odio raziale o religioso, se non politico o ideologico. Focolai che si sono accesi e che divampano non solo nelle zone direttamente coinvolte nei conflitti ma anche in diversi strati e ambienti culturali e politici delle società occidentali. L’uomo, nel suo peregrinare nella storia, è perennemente in balia di sé stesso e dei suoi fantasmi, ha bisogno di ricordare i buoni esempi di cui è stato artefice per combattere i propri demoni. Allora questo Giorno sia per tutti un’occasione di riflessione e di meditazione, per condannare il male del passato ma anche per fare di quel bene che nonostante tutto sovrabbondò in quei tristi anni, per sviluppare una civiltà progredita e capace di creare una società libera, giusta, solidale e improntata, pur nel rispetto delle singole diversità, alla concordia e alla collaborazione tra i popoli, tra le religioni, tra le ideologie e tra le fazioni politiche”.
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