Urso: “Serve una politica industriale fondata su autonomia energetica”. Italia maglia nera in Ue per auto elettriche. Riyad punta sulle rinnovabili per competere con Cina e Usa. La rassegna Energia
L’Unione Europea deve difendere l’industria comunitaria con una “politica industriale assertiva, fondata anche sull’autonomia energetica, che tuteli mercato e produzione dalla concorrenza sleale. Come fanno gli Stati Uniti”, secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il quale ha chiesto una revisione generale del Green Deal. La transizione elettrica arranca e il nostro Paese conquista la maglia nera di vendite elettriche tra i cinque maggiori player europei, raggiungendo appena il 4,2% di quota, che sale fino all’8,6% se sommiamo i modelli ibridi plug-in (con batterie ricaricabili) raggiunge a fatica l’8,6%. Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman ha avviato Vision 2030, strategia che prevede investimenti da oltre 1.000 miliardi di dollari per ridurre la dipendenza dal petrolio e volta a competere su scala globale con Usa e Cina. I progetti si concentreranno su AI e energia rinnovabile. La rassegna Energia.
ENERGIA, URSO (MIMIT): “UE DIFENDA INDUSTRIA, MODIFICHE A GREEN DEAL”
“Come ci si difende dagli Usa? «Con una politica industriale assertiva», è il suggerimento di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, alla vigilia di una serie di incontri con i commissari europei che si occupano di industria e transizione, in vista del Competitive Compass, il piano con cui la Ue risponderà a Trump, del via al dialogo competitivo sull’auto e del Clean Industrial Deal a fine febbraio. (…) «Con una politica industriale assertiva, fondata anche sull’autonomia energetica, che tuteli mercato e produzione dalla concorrenza sleale. Come fanno gli Stati Uniti. E l’Italia avrà un ruolo decisivo, con la leadership di Giorgia Meloni, centrale nei nuovi assetti globali».(…) «Apprezzo già le prime aperture di Ribera sul piano incentivi della Ue, che è uno dei punti qualificanti del nostro “non paper”, e sono convinto che prevarrà il buon senso. Quando ero al Commercio estero ho collaborato al meglio con commissari di diversa visione politica, da Pascal Lamy a Peter Mandelson. In questi due anni ho fatto altrettanto con Thierry Breton e Margrethe Vestager. Sono certo che accadrà anche stavolta».(…) «Noi chiediamo una revisione complessiva del green deal per rendere competitiva l’industria europea e tutelare l’occupazione, tanto più a fronte della sfida lanciata dall’amministrazione Trump in risposta all’egemonia cinese sulle tecnologie green. (…) se non si affronta il problema nella sua complessità con una revisione generale del percorso e delle sue modalità, subito, insieme con il nuovo “Clean Industrial Deal”, avremo presto il collasso dell’industria dell’auto europea. Il nostro “non paper” sollecita la rimozione delle multe, nel quadro però di una revisione complessiva che preveda anche l’adozione di un piano automotive della Ue»”, si legge su La Repubblica.
«Incentivi sia sul fronte delle imprese sia su quello degli acquisti, una visione di piena neutralità tecnologica con l’utilizzo dei carburanti alternativi, come il biocombustibile, la rimozione del sistema multe con la revisione della modalità di calcolo delle emissioni dei veicoli. Ildocumento italiano è sostenuto da 15 Paesi e i contenuti sono condivisi dalle associazioni industriali di Italia, Francia e Germania e da numerosi gruppi parlamentari europei, in testa popolari e conservatori».(…) È cambiato il clima nel Parlamento europeo dove emergono sempre più convergenze tra centro e destra. Ed è cambiato nei consigli Ue, dove l’Italia è spesso in prima linea. Cruciali saranno le prossime elezioni tedesche, per accelerare la spinta al cambiamento». (…) «Il “non paper” con la Polonia per la revisione del Cbam per rendere sostenibile la siderurgia green e le industrie energivore, quello sulla chimica che stiamo definendo con la Francia, sulla politica spaziale con la Germania, sulla revisione del Chips act e sulla semplificazione per le Pmi con l’Olanda. Molti Paesi hanno aderito ai nostri documenti. Si allarga ogni giorno il “fronte delle riforme”. E l’Italia è sempre protagonista». Il caro-energia impatta sui costi delle imprese. Come si contrasta? «Nel breve, realizzando il mercato unico dell’energia. In prospettiva, con un mix energetico che comprenda anche il nucleare di nuova generazione”, continua il giornale.
AUTO, MULTE UE PER 15 MILIARDI, AUMENTANO ALLEANZE
“Se l’Italia dell’auto piange, quella europea di certo non ride. Il bilancio del nostro mercato nazionale 2024 si è chiuso con vendite in calo dello 0,8%, mentre quello continentale ha registrato uno striminzito 0,9% di aumento (dati Unrae, relativi a EU 27+Efta+Uk). Ma ciò che preoccupa di più è il netto rallentamento delle auto elettriche, ancora ben lontane in termini di penetrazione dagli obiettivi fissati per il 2035 (azzeramento delle emissioni). L’Italia, fanalino di coda tra i cinque maggiori player europei, è ferma al 4,2% di quota e sommando i modelli ibridi plug-in (con batterie ricaricabili) raggiunge a fatica l’8,6%. (…) Emblematico il caso Germania, patria dell’industria dell’auto, che ha ceduto nel cumulato quasi cinque punti percentuali: le elettriche sono scese a quota 13,5%, parzialmente compensate dalla crescita delle ibride plug in, ma nel complesso il comparto elettrico ha perso il 4,3% d’incidenza. (…) È tutto il settore a soffrire e quest’anno porta con sé nuovi elementi di preoccupazione. La normativa europea ha infatti abbassato il tetto della CO2 emessa dai costruttori. È un passaggio fissato da un calendario di progressive riduzioni, elaborato sull’onda di un forte impulso verso l’auto «alla spina». Fino al 2023 le case hanno più o meno tutte rispettato i limiti, chi non c’è riuscito ha pagato multe relativamente leggere, in altri casi ha aggirato il problema acquistando crediti verdi da chi vendeva solo auto elettriche”, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.
“L’istituto di ricerca Icct ha calcolato il percorso che i dieci maggiori costruttori dovranno fare per centrare l’obiettivo (che in realtà va calcolato per ciascuno di essi considerando variabili come la massa dell’auto e altri fattori di correzione: 93,6 gr/km è un valore medio). Prendendo i dati diffusi a fine 2023, il cammino è tutto in salita. (…) «In un sistema che funziona bene, le sanzioni dovrebbero essere l’eccezione», ha detto Luca De Meo, presidente di Acea che raggruppa i costruttori europei. Se nulla dovesse cambiare (alcuni Paesi, tra cui Italia, Francia e Germania, stanno premendo sulle istituzioni europee per chiedere una revisione delle multe), l’unica strada restano le alleanze per abbassare le medie complessive. Un primo pool guidato da Tesla si sta formando con, tra le altre, Stellantis, Toyota, Ford, Mazda, Subaru, Alfa Romeo Peugeot. Un secondo si sta costruendo attorno alla Mercedes tedesca con Polestar, Volvo Cars e Smart Automobile“, continua il giornale.
ENERGIA, MBS PUNTA SULLE RINNOVABILI PER COMPETERE CON CINA E USA
“C’è un nome che bisogna tenere a mente quando si parla dei risultati economici dell’Arabia Saudita negli ultimi anni. È quello del Public investiment fund (Pif), il fondo sovrano domestico, che ha una potenza di fuoco da oltre 900 miliardi di dollari. Dal 2017, anno della sua nomina a principe ereditario, Mohammed bin Salman ha avviato un’agenda di trasformazione che sta ridisegnando il Paese. Con la Vision 2030 come quadro strategico e investimenti da oltre 1.000 miliardi di dollari, Riyadh si sta muovendo verso una diversificazione economica mirata a ridurre la dipendenza dal petrolio e volta a competere su scala globale con Usa e Cina. Al centro di questa strategia si trova il Pif. (…) Nel 2021, il fondo ha lanciato una strategia quinquennale per raddoppiare i suoi asset a 1.070 miliardi di dollari entro il 2025, investendo almeno 40 miliardi di dollari all’anno nell’economia locale e creando 1,8 milioni di posti di lavoro”, si legge su La Stampa.
“I progetti sostenuti dal Pif sono il simbolo delle ambizioni saudite. La città futuristica di Neom, un progetto da 500 miliardi di dollari, è forse il più iconico, con l’obiettivo di creare una metropoli high-tech basata su AI e rinnovabili. (…) A supporto ci sono anche le riforme. L’introduzione di un’imposta sul valore aggiunto al 15% e incentivi fiscali per le imprese hanno rafforzato la stabilità fiscale, attirando al contempo investimenti diretti esteri (Fdi). Riyadh punta ad attrarre 103,4 miliardi di dollari di Fdi all’anno entro il 2030”, continua il giornale.
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