Pavia, 26 gennaio 2025 – Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo: Pier Paolo Pasolini è tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento, ma la sua attività pubblicistica non è molto nota e forse un po’ sottovalutata. Se n’è accorto il giornalista ed editore pavese Giovanni Giovannetti, autore di un volume di oltre 500 pagine, che sarà presentato alla fiera dell’editoria di aprile. “Pasolini giornalista: vita e morte di un cottimista della pagina” si intitola il volume la cui idea è nata in Sardegna, durante una conversazione tra Giovannetti e il saggista Walter Siti.
“Si è soliti ritenere che Pier Paolo Pasolini fosse un abile opinionista, ma un pigro giornalista d’inchiesta – sostiene Giovannetti – non è vero. Era in grado di parlare con la gente delle borgate come con gli interlocutori più elevati usando bene le sue fonti. Certo le sue domande scomode e il suo modo di fare inchiesta possono aver allarmato qualcuno, provocandone la morte violenta”. Nella sua vita lo scrittore nato a Bologna il 5 marzo 1922 e morto a Ostia il 2 novembre 1975 ha scritto oltre mille articoli per giornali e riviste. Dopo le collaborazioni con le riviste dei giovani fascisti che Pasolini ha avuto durante gli anni degli studi, dal 1945 al 1949, quando viveva in Friuli, ha scritto per il Mattino del popolo, aggiungendo il Messaggero Veneto e la Libertà”.
Il tesserino di giornalista preso a Roma di Pasolini. Quest’anno a novembre saranno trascorsi 50 anni dalla sua morte
Dal Friuli natio a Roma
“Nel momento in cui si è trasferito a Roma – aggiunge Giovanni Giovannetti – aveva bisogno di guadagnare. La madre andava a servizio da persone facoltose e Pasolini scriveva per diverse testate, di destra come di sinistra. Nel 1960 ha collaborato con una rivista di critica cinematografica Reporter che era finanziata dal Movimento Sociale Italiano”. Il 4 ottobre 1960, Il Giorno ha pubblicato il primo articolo di Pasolini. Sotto la direzione di Italo Pietra, partigiano. ha scritto i “Racconti della domenica”, rubrica iniziata nel ricordo del fratello Guido, tragicamente ucciso durante la Resistenza da altri partigiani: “Oggi sarebbe la festa di Guido… Avrebbe trentacinque anni, pensa…”. Inizialmente sul Giorno l’intellettuale ha pubblicato racconti, diari di viaggio, commenti, articoli sulla lingua “nazionale”, sulla poesia e su sé stesso, ma nel febbraio-marzo 1961 ha realizzato a puntate sei reportage su un viaggio in India compiuto in compagnia di Elsa Morante e Alberto Moravia, poi raccolti l’anno dopo da Longanesi ne “L’odore dell’India”.
Pasolini assieme ad Alberto Moravia
“Una figura michelangiolesca”
A Calcutta i tre incontrano Madre Teresa, “una donna anziana, bruna di pelle, perché è albanese, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili”. Suor Teresa ha “l’occhio dolce che guarda, “vede“”, ha scritto Pasolini ne Il santone sembrava un capoufficio (Il Giorno, 9 marzo 1961), aggiungendo che la futura santa “assomiglia in modo impressionante a una famosa Sant’Anna di Michelangelo” (confondendo però Michelangelo con Leonardo) “e ha nei tratti impressa la bontà vera, quella descritta da Proust nella vecchia serva Francesca: la bontà senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica”.
Madre Teresa di Calcutta, figura significativa del XX secolo, è venuta a mancare il 5 settembre 1997 a pochi giorni di distanza dalla morte della principessa del Galles Diana con cui aveva stretto una singolare amicizia
La cultura nomade
Continuando a raccontare altre civiltà e il Terzo mondo, il 20 marzo 1970 Il Giorno ha pubblicato “Nell’Africa nera resta un vuoto tra i millenni, un affondo pasoliniano nella cultura nomade dei pastori Peul e Tuareg (che l’autore paragona a quello degli zingari europei), in quel sistema di vita minato dai ritrovamenti di uranio e di petrolio. Intere pagine in formato lenzuolo: “Presto i Tuareg – ha scritto – si ritroveranno al fianco dei Sangai e degli Haussa, nelle stesse miniere, nelle stesse fabbriche ecc.: col miraggio di un improvviso benessere” foriero di neocapitalismo, che in Africa “coincide con l’assimilazione di un mondo non africano, con l’industrializzazione”. La collaborazione con Il Giorno è proseguita fino all’inizio del 1971. Nei 10 anni il noto intellettuale ha scritto di sport, ma ha pure effettuato un’autorecensione. “I giornalisti – sosteneva Pasolini – altro non sono che scrittori che, per volgarizzare e semplificare concetti e rappresentazioni, si valgono di un codice letterario, diciamo, di serie B”.
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