L’inaugurazione dell’anno giudiziario: Musti: «La ‘ndrangheta “adottata” dal Piemonte grazie alla presenza di immigrati dal Sud Italia e di una possibile condivisione della mentalità mafiosa seppur da una minima parte di chi non si è pienamente integrato»
Parla di «eversione», di diffusione di «odio e violenza» e di ragazzini «reclutati e istruiti» dalle frange violente dei movimenti anarco-antagonisti. Nel suo intervento in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore generale Lucia Musti tratteggia con severità i contorni dentro ai quali si muove la criminalità tra Piemonte e Valle d’Aosta e identifica in Torino la culla dell’eversione, alimentata dalla «galassia dei centri sociali e degli anarco-insurrezionalisti». Allarma, secondo il magistrato, «la pericolosa forza di attrarre nell’ideologia soggetti minorenni, reclutati ed istruiti» e «la capacità di entrare in condivisione con movimenti sani di cittadini che intendono manifestare pacificamente il proprio dissenso, per esempio contro il Tav».
L’attacco frontale è al centro sociale Askatasuna: «Assistiamo ormai da trent’anni al monopolio da parte del movimento antagonista torinese», con i militanti che «hanno conquistato l’egemonia a livello nazionale del circuito autonomia e contropotere» e innalzato «il livello di conflittualità contro le istituzioni, intercettando le tensioni sociali e permeandole di solidarietà apparente». Inevitabile un passaggio sui recenti disordini avvenuti durante i cortei Pro Pal: «Si travalicano pesantemente i confini del lecito agire e manifestare, si assaltano edifici, penso alle caserme, agli uffici di polizia, alla Rai e all’Università».
E ancora: «Assistiamo a manifestazioni in cui si bruciano bandiere e si tende a demonizzare lo Stato di Israele. Ma mi chiedo quanti di questi ragazzi sanno che ogni 27 gennaio si commemora il Giorno della Memoria e cosa significa». E aggiunge: «Ma penso al minore che, in una manifestazione, ha fatto il segno delle 3 dita a simboleggiare la P38: sono gli anni di Piombo, anni che non sa essere stati “la notte della Repubblica”». E insiste sul «rischio» di un ritorno «anni di Piombo» anche il consigliere laico del Csm Enrico Aimi, che ha ricordato i 40 agenti feriti nelle manifestazioni. Parole che rimbalzano subito in ambienti politici.
«Il Comune di Torino, se non vuole ascoltare noi, ascolti la procura generale — commenta il vicecapogruppo alla Camera di FdI Augusta Montaruli — e impedisca di dare una legittimità a un’organizzazione pericolosa che ha e avrà le sue radici nello stabile di corso Regina se vi sarà la possibilità per loro di continuare a viverlo beneficiando della sanatoria di Lo Russo».
E se Torino è la patria dell’antagonismo, il Piemonte e la Valle d’Aosta sono crocevia e luoghi di radicamento delle mafie. «Pericolose, menzognere e fuorvianti sono le affermazioni “qui da noi le mafie non esistono; le mafie non sono affar nostro, noi abbiamo gli anticorpi”», insiste il procuratore.
Che ricorda come la ‘ndrangheta sia stata «adottata» dal Piemonte grazie a due fattori: «La circostanza di essere inserita in un contesto in cui è forte la presenza di immigrati dal Sud Italia e pertanto di possibile condivisione della mentalità mafiosa seppur da una minima, minima parte di coloro che non si sono pienamente integrati in un contesto culturale e socioeconomico completamente differente da quello di provenienza». E poi: «La capacità di coinvolgimento e di complicità nei confronti di quei cittadini autoctoni che, per fare affari con le mafie, in relazione alla connotazione altamente imprenditoriale delle stesse, hanno aderito a una mentalità assolutamente diversa dalla propria ricavando indubbi vantaggi». Infine, sempre facendo riferimento alla criminalità che coinvolge i minori, il procuratore generale ha osservato: «Non mi si dica che la situazione della criminalità minorile in Piemonte e Valle d’Aosta sia meno grave di quella del Meridione: ben nove sono stati i tentati omicidi nell’anno passato, tutti con arma bianca, oltre a un omicidio consumato, sempre con uso di coltello, nel settembre 2024. Dunque, non solo a Caivano ma anche a Torino i nostri minorenni girano con arma bianca».
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