Pecunia non olet a Roccaraso – Amolivenews

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È giunta l’ora di smetterla, lo dico a me stesso che ho scritto sull’argomento più volte, e questa è l’ultima volta, ma lo dico ai miei concittadini, perché, e uso una frase in dialetto: “chiagnene e fregan” (piangono e fregano). Perché l’industria dell’ospitalità turistica è una cosa seria e come tutte le attività industriali necessità di inventiva, coraggio, programmazione e investimenti, ma anche nello specifico, accoglienza e ospitalità, appunto.

Solo crescendo e mantenendo alto lo stile di ospitalità si riuscirebbe a fare molto per ridurre un problema che, da avventori della neve con padelle di plastica si tornerebbe ad avventori della neve con gli sci. Una foto del 1934 è eloquente: praticamente tutti hanno gli sci ai piedi.

Ho pranzato presto oggi, se vi può interessare: lasagne bianca, una mela e un caffè. Così ho deciso di andare a ficcare il dito nella piaga, quella che rimane aperta non solo nelle domeniche di gennaio e febbraio, ma ormai da tempi immemori.

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È necessario fare una premessa di tipo mattutino, quando le varie forze dell’ordine, con molto ordine e semplicità, hanno accolto e indirizzato quel centinaio di autocorriere che giungono per scaricare gli avventori della neve, quelli che ci scivolano sopra, non quelli che ci sciano, che è tutt’altra cosa. A causa di una sonora protesta e mi dicono di una raccomandazione ad altissimo livello, la sosta dei pullman è stata nuovamente dirottata sulla variante, che lambisce il centro abitato.

Uno dei miei figli lo sapeva, e preoccupato per via che adesso ai suoi margini ci abito anche io, mi ha sollecitato a stare molto attento, per via dei cosiddetti Fedayn, i roccolani così li definiscono. Ebbene, vi devo dire che, invece, per la bravura delle forze dell’ordine, fino ad adesso che sto scrivendo, e sono le 15,30, qui non ci sono disordini. Spero che nelle prossime due ore circa non ce ne siano. Qualcosa è sempre accaduta, soprattutto al centro del paese, per via di quelle poche frange diciamo violente, che anche nelle domeniche precedenti qualcosa hanno combinato.

A dire il vero, e adesso scrivo con molto rispetto e umanità, ciò che preoccupa seriamente o con la neve o con i rimasugli della coltre bianca, è il pericolo costante cui queste persone si espongono scendendo da incoscienti e spericolati tra le piante dei boschi limitrofi all’area bianca occupata o addirittura lungo la pista di atterraggio dell’antico trampolino di salto. Guardando le foto vi renderete conto che di neve ne è rimasta ben poca.

E chissà che non ci si debba rivolgere al buon Dio per chiedergli che non ne mandi più per risolvere definitivamente il problema. La faccia cadere solo oltre i 1.400 metri. Qualche anno fa, a tal proposito, una ragazza è finita contro una pianta riportando gravi lesioni e trauma cranico. L’eliambulanza è dovuta atterrare ma con molta fatica su un fazzoletto di terra, perché i “colleghi” sciatori neppure si scostavano davanti a un fatto così grave. Quindi potete immaginare quanto sia problematica la situazione domenicale a Roccaraso.

Ho scattato delle fotografie e tornando a casa ho rimuginato su ciò che ho visto infilando il dito nella piaga. Ebbene, vi devo ribadire che è ora di smetterla di discutere su questo argomento. Per una semplice ragione. Innanzi ad una problematica di questo tipo, se partendo dalla base si arriva al vertice, viene spontaneo dire che bisogna vietare l’ingresso in paese, ma al vertice, come in tutte le cose di questo Stato democratico, c’è la Costituzione, che vieta, anche soltanto, si può dire, una espressione così violenta.

Ma tutto questo ormai è un semplice ed inutile disquisire. E vi dico perché.

Girando per il centro di Roccaraso ho visto i locali pubblici aperti (evito di pubblicare immagini, altrimenti il problema che è della comunità scivolerebbe sul personale), con file interminabili di queste persone, pronte per guadagnare un bagno, ma si sa il bagno te lo do se acquisti o consumi qualcosa. E così mentre gli avventori della neve si guadagnano il bagno il proprietario del locale incassa bei soldi, poi finito di incassare, si toglie la gualdrappa, conta il vile denaro e si lava le mani, pronto per uscire fuori dall’uscio e lamentarsi dell’accaduto domenicale.

Ecco perché è giunta l’ora di smetterla di lamentarsi. Se veramente si volesse mettere in essere una protesta vera e pacifica, per costringere le autorità, comunali e superiori, le forze dell’ordine, a ricercare nelle pieghe della legge, ma soprattutto del bilancio comunale che finanzi elementi dissuasivi su quella che in effetti è una vera violenza all’immagine turistica di Roccaraso, allora la domenica mattina tutti gli esercizi pubblici e commerciali, instaurando una vera forma di protesta, non dovrebbero aprire i battenti e far trovare il paese deserto, tipo periodo Covid.

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Ma questo non accadrà mai, perché far fronte ad un’attività di ospitalità turistica che se n’è andata a farsi benedire, racimolare un po’ di vile denaro è doveroso, altrimenti è veramente finita.

Ugo Del Castello





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