‘Ndrangheta, a Vibo elevatissima densità criminale in un territorio «oppresso dai clan»

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CATANZARO In tutte le relazioni si riferisce, in primis, di una diffusa «presenza di criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista», particolarmente insidiosa e pervasiva, mai del tutto debellata malgrado il susseguirsi di indagini e processi. È quanto scrive nella sua relazione la presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto.
Come scrive il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, «la ‘ndrangheta è ormai riconosciuta come l’organizzazione criminale più pericolosa e più potente tra le “mafie”: ciò in relazione sia ai volumi di affari raggiunti, ed in particolare in relazione ai traffici internazionali di droga, alle attività estorsive -aventi ad oggetto sia le attività commerciali private sia lo svolgimento degli appalti pubblici-, sia alla capacità di condizionamento delle attività economiche – appunto in ragione degli imponenti investimenti di denaro sporco in attività commerciali ed imprenditoriali lecite -, sia alla capacità di infiltrazione e condizionamento della società civile e delle pubbliche amministrazioni».  

I numeri

Quindi – si legge – la presenza pervasiva del fenomeno mafioso genera una serie impressionante di indagini, procedimenti e processi, come testimoniato dai dati già riferiti in altre parti della presente relazione, cui vanno aggiunti qui alcuni dati segnalati dal Procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro. In particolare, i procedimenti pendenti alla data del 30 giugno del 2024 nei confronti di soggetti noti erano pari a 615, con un incremento di 23 procedimenti rispetto al dato dell’anno precedente (quando erano stati in tutto 592). Quelli pendenti nei confronti di soggetti ignoti si attestavano sui 264 procedimenti, anche in questo caso con una maggiore sopravvenienza di 8 nuove iscrizioni rispetto alla stessa data dell’anno precedente. L’intensa attività svolta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro nel periodo di riferimento è comprovata da diversi aspetti, tra cui: il numero di misure cautelari richieste nei confronti di 1.086 indagati, con accoglimento di 714 per custodie in carcere, 123 arresti domiciliari, e 6 per misure non cautelari e interdittive. E poi dal numero impressionante di udienze (2.071) davanti al GUP distrettuale, nei dibattimenti celebrati davanti ai 7 Tribunali e alle 2 Corti di Assise (Catanzaro e Cosenza) del distretto, senza contare le udienze innanzi al Tribunale del riesame e innanzi al gip per la convalida degli arresti in flagranza e dei fermi ex art. 384 c.p.p.

Decine e decine i procedimenti di cui la Procura Distrettuale Antimafia si è occupata nell’anno in considerazione. Nella sua relazione, infatti, il procuratore Capomolla elenca e illustra analiticamente l’intensa attività svolta dal suo ufficio, circondario per circondario. A cominciare da Vibo Valentia.
Qui, infatti, permane una «elevatissima densità criminale, probabilmente la più alta in assoluto su tutto il territorio, soprattutto se valutata rispetto al numero degli abitanti e alla esiguità dell’estensione territoriale», si legge nella relazione. Numerosissime sono le cosche di ‘ndrangheta che opprimono il circondario, «estendendo le loro diramazioni su tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Egemone è la storica cosca Mancuso composta dagli 11 figli dell’originario capostipite e dai loro discendenti, giunti ormai alla quarta generazione, con numerosissimi affiliati e una congerie di cosche consorziate», si legge.

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E tra i tantissimi procedimenti che hanno riguardato il circondario vibonese, spicca per eccezionale imponenza il processo “Rinascita- Scott”, venuto alla ribalta della cronaca per l’esecuzione di una misura cautelare che ha riguardato 334 persone e un numero complessivo di circa 450 soggetti. Il “troncone ordinario” del processo, che ha avuto ad oggetto il reato associativo e numerosissimi reati frutto dell’attività criminosa della cosca Mancuso e delle ‘ndrine satelliti operanti su tutto il territorio vibonese e in varie zone del territorio nazionale, con investimenti oltre frontiera, si è concluso nel novembre 2023 e la motivazione è stata depositata il 16 maggio 2024. E poi gli altri procedimenti importanti: “Dedalo-Rinascita 2” avente ad oggetto tre differenti associazioni, con la prima sentenza emessa per i 58 imputati, lo scorso 1 dicembre 2023, che avevano scelto di essere giudicati con il rito ordinario. C’è “Assocompari”, prosecuzione dell’indagine “Rinascita-Scott” e frutto di un’attività di cooperazione internazionale di polizia con autorità ungheresi, cipriote, francesi, danesi e britanniche e giudiziaria con il coordinamento di Eurojust, che si è avvalsa inoltre della collaborazione dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia e del supporto finanziario dal progetto @ON. Il procedimento ha riguardato una serie di imputati, 5 dei quali hanno optato per il rito abbreviato e la sentenza è stata emessa il 14 maggio 2024, con appello in corso mentre il troncone ordinario è tutt’ora pendente davanti al Tribunale di Vibo Valentia.

Ancora in corso il processo “Maestrale-Carthago” riguardante i sodalizi di ‘ndrangheta di Mileto e Zungri e le ‘ndrine di Briatico e Cessaniti, particolarmente attivi nelle estorsioni ai danni di imprese edili e di esercizi commerciali operanti nel settore turistico-alberghiero e che ha riunito le altre inchieste “Olimpo” e “Imperium”, riguardando ben 285 imputati, 91 dei quali hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato e i restanti con il rito ordinario. Ci sono infine le inchieste “Porto Salvo” che ha permesso di ricostruire quattro gravissimi fatti di sangue verificatisi tra il 2008 e il 2012, strettamente collegati tra loro e che ha visto coinvolti una serie di soggetti collocati ai vertici di almeno quattro articolazioni ‘ndranghetistiche e “Habanero”, nell’ambito del quale il 14 giugno 2024 è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 indagati per i delitti di associazione armata di tipo mafioso, omicidio plurimo, concorso esterno in associazione mafiosa e per altri gravi reati, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. (g.curcio@corrierecal.it)

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